1. Introduzione
Cosa sta succedendo oggi in America? Perché siamo
sommersi dai debiti? Perché i politici non riescono a riportare il debito sotto
controllo? Perchè così tante persone, spesso ora entrambi i coniugi, svolgono
lavori con salari così bassi, senza prospettive e si arrangiano con il poco che
hanno? Qual è il futuro dell’economia e dello stile di vita americani?
Perché il governo ci dice che l’inflazione è bassa
quando il potere d’acquisto delle nostre buste paga sta diminuendo ad un ritmo
allarmante? Soltanto una generazione fa, il pane costava venticinque centesimi
e si poteva acquistare un’auto nuova per 1995 dollari.
Siamo forse diretti verso un collasso economico
senza precedenti, tale da far sembrare il crollo del 1929 e la Grande
Depressione che ne seguì una scampagnata domenicale con l’oratorio? Se è così,
come possiamo impedirlo? E cosa possiamo fare per proteggere le nostre
famiglie?
Alcuni esperti attendibili sostengono che un
collasso è imminente. Essi dicono anche che esistono dei semplici accorgimenti
poco costosi che chiunque può mettere in pratica per proteggere la propria
famiglia, per continuare ad avere il cibo in tavola e un tetto sulla testa,
persino nei momenti peggiori. Ma per farlo, dobbiamo capire il perché una
depressione stia per arrivare, chi c’è dietro, che cosa vogliono questi
individui e come pensano di proteggere le proprie famiglie. Armati di questa
conoscenza, ognuno di noi può sfuggire alla tempesta incombente.
Larry Bates è stato presidente di banca per undici
anni. Come membro della Camera dei Rappresentanti del Tennessee, ha presieduto
la Commissione sul Sistema Bancario e il Commercio. E’ stato inoltre professore
di economia ed autore del bestseller “The new economic disorder”.
“Posso dirvi proprio ora che ci sarà un disastro senza
precedenti. Un crollo come non si era mai visto prima in questo paese. Lo shock
più grande di questo decennio è che è sempre più persone perderanno sempre più
denaro rispetto a qualunque altra epoca della nostra storia. Ma il secondo
shock più grande sarà l’incredibile quantità di denaro che un gruppo
relativamente piccolo di persone guadagnerà, esattamente nello stesso periodo.
Vedete, nei periodi di sconvolgimento economico, in una crisi economica, la
ricchezza non viene distrutta, viene semplicemente trasferita.” - Larry Bates (scrittore economico)
Il candidato alla presidenza Charles Collins è un
avvocato, ha posseduto banche ed è stato anche direttore di banca. Egli crede
che non usciremo mai dal debito perché la Federal Reserve controlla il nostro denaro.
“Attualmente, esso è perpetuato dalla Federal
Reserve, che fa sì che le chiediamo in prestito il denaro, più gli interessi,
allo scopo di pagare l’interesse che è
già stato accumulato. Quindi non possiamo uscire dal debito per come stiamo
andando ora.” – Charles Collins (candidato alla presidenza)
L’economista Henry Pasquet è docente di ruolo di
economia. Egli concorda nel dire che la fine è vicina per l’economia degli
Stati Uniti.
“Sai, non quando aggiungi all’incirca un miliardo di
dollari ogni giorno. Non possiamo più andare avanti. Avevamo meno di 1000
miliardi di dollari di debito nel 1980, adesso è di circa 5000 miliardi – 5
volte più grande in 15 anni. Non ci vuole un genio per capire che tutto questo
non può andare avanti per sempre.” – Henry Pasquet (economista)
Il problema è che fin dal 1864 abbiamo avuto un
sistema bancario basato sul debito. Tutto il nostro denaro è basato sul debito
del governo. Non possiamo estinguere il debito governativo senza estinguere la
nostra offerta monetaria. Ecco perché non hanno alcun senso le proposte di
estinguere il debito senza prima riformare il sistema bancario. Ecco perché la
soluzione non sta nel discutere l’ammontare del debito nazionale ma piuttosto
sta nel riformare il nostro sistema bancario.
Questa è la sede della Federal Reserve a Washington.
Essa sorge in questa posizione imponente sulla Constitution Avenue, giusto di
fronte al Lincoln Memorial. Ma è forse “federale”? Fa davvero parte del governo
degli Stati Uniti?
Ebbene, quello che stiamo per mostrarvi è che non
c’è nulla di “federale” in merito alla “Federal Reserve”, e che non vi sono
riserve. Il nome è un inganno concepito prima che il Federal Reserve Act fosse
approvato nel 1913 per indurre gli americani a credere che la banca centrale
americana operi nell’interesse pubblico.
La verità è che la Federal Reserve è una banca
privata, posseduta da azionisti privati, e operante solo per i loro profitti
privati.
“E’ esattamente così, la Fed è una società per
azioni a scopo di lucro detenuta da privati che inoltre non ha riserve, o per
lo meno non ha riserve disponibili per garantire le banconote della Federal
Reserve che sono la nostra valuta corrente.” – Henry Pasquet (economista)
“Ah, certamente... la Federal Reserve non è federale
e inoltre ha dubbie riserve. E’ una banca privata posseduta da banche membre. E
fu creata per statuto, con l’inganno, da una legge del Congresso nel 1913. Il
23 dicembre 1913 quando la maggior parte dei membri del Congresso se n’era già
tornata a casa per le vacanze, la Camera dei Rappresentanti aveva approvato il
Federal Reserve Act del 1913, ma questo stava avendo delle difficoltà
nell’approvazione al Senato. Ma, una delle cose che avevo l’abitudine di
controllare e verificare è che quando avevamo una sospensione dell’attività
legislativa occorreva assicurarsi di aggiornarla in quello che definiamo “sine die”, senza un giorno. Il Senato non si
era ancora aggiornato “sine die” – senza un giorno – e quindi la seduta era
ancora tecnicamente in corso. Quindi quel giorno, il 23 dicembre 1913, secondo
quanto riportato dagli atti del Senato, erano presenti tre senatori, i quali
approvarono il Federal Reserve Act al Senato con un consenso unanime in una
votazione a chiamata. Non ci fu alcuna obiezione. Fosse stata presente una singola
persona che avesse contestato l’assenza di un quorum, in quel caso non sarebbe
passato.” – Larry Bates (scrittore economico)
Se vi sono ancora dei dubbi sul fatto che la Federal
Reserve possa far parte del governo degli Stati Uniti, date un’occhiata al
vostro elenco telefonico. Nella maggior parte delle città la Fed non è elencata
nelle “pagine blu” governative ma si trova nelle “pagine bianche” delle aziende
d’affari, appena dopo la Federal Express, un’altra società privata. Più
esplicitamente, i tribunali degli Stati Uniti hanno più volte decretato che la
Fed è una società per azioni privata.
Perché il Congresso non può fare qualcosa riguardo
alla Fed? La maggioranza dei membri Congresso non comprende proprio il sistema,
e quei pochi che lo capiscono hanno il timore di parlare. Ad esempio,
inizialmente un membro del Congresso di lunga data di Chicago ci chiese se
fosse stato possibile intervistarlo per questo video. Tuttavia, entrambe le
volte in cui i nostri operatori sono arrivati nel suo ufficio per l’intervista,
questo è stato tutto quello che siamo stati in grado di filmare. Il deputato
non si è mai presentato e, alla fine, ha deciso che non voleva più partecipare.
Ma alcuni altri membri del Congresso si sono
mostrati più audaci in passato. Eccone tre rapidi esempi.
Nel 1923, il deputato Charles A. Lindbergh un
repubblicano del Minnesota nonché padre del famoso aviatore “Lucky” Lindy,
spiegò:
“Il sistema finanziario... è stato rovesciato in
favore del Consiglio della Federal Reserve. Quel Consiglio amministra il
sistema di finanziamento per conto di... un gruppo di meri speculatori. Il
sistema è privato, condotto con il solo scopo di ottenere i più alti profitti
possibili utilizzando il denaro di altre persone.” – Deputato Charles A.
Lindbergh
Uno dei critici più schietti della Fed all’interno
del Congresso è stato il presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la
Valuta durante gli anni della Grande Depressione, Louis T. McFadden,
repubblicano della Pennsylvania. Egli disse nel 1932:
“Abbiamo in questo paese una delle istituzioni più
corrotte che il mondo abbia mai conosciuto. Mi riferisco al di Consiglio della
Federal Reserve... Questa malvagia istituzione ha impoverito... il popolo degli
Stati Uniti... e ha praticamente mandato in bancarotta il nostro governo. Ha
fatto questo grazie... ai metodi disonesti dei ricchi avvoltoi che la
controllano.” – Deputato Louis T. McFadden
Il senatore Barry Goldwater fu spesso critico nei
confronti della Fed:
“La gran parte degli americani non è al corrente
dell’operazione dei prestavalute internazionali... I conti della Federal
Reserve non sono mai stati esaminati a fondo. Essa opera fuori dal controllo
del Congresso e... manipola il credito degli Stati Uniti.” – senatore Barry
Goldwater
“La Federal Reserve, sebbene non faccia parte del
governo federale, in realtà è più potente del governo federale. E’ più potente
del Presidente, del Congresso e delle Corti di giustizia. In molti mettono in
dubbio quello che dico, ma permettetemi di esporre la mia tesi. La Federal
Reserve determina a quanto ammonterà la rata dell’auto del cittadino medio, a
quanto ammonterà il mutuo della sua casa e se questi avrà o meno un lavoro. E
vi dico - questo è controllo totale. La Federal Reserve è il più grande
creditore unico del governo degli Stati Uniti. Che cosa è scritto nel libro dei
Proverbi? Chi prende in prestito è schiavo di chi presta.” – Larry Bates
(scrittore economico)
Quello che si deve capire è che dal giorno in cui la
Costituzione fu adottata fino ad oggi, gli individui che traggono profitto
dalle banche centrali private, i “cambiavalute”, come Madison li chiamava,
hanno combattuto una battaglia incessante per ottenere il controllo su chi deve
stampare il denaro americano.
Perché chi stampa il denaro è così importante?
Pensate al denaro come ad una qualunque altra merce. Se si ha il monopolio su
una merce di cui tutti hanno bisogno, che tutti vogliono e di cui nessuno ne ha
a sufficienza, esistono molti modi per trarne un profitto e, inoltre,
esercitare una fortissima influenza politica.
Ecco il vero significato di questa battaglia. Nel
corso della storia degli Stati Uniti, il potere della moneta è andato avanti e
indietro tra il Congresso e una banca centrale in qualche modo di proprietà
privata.
I padri fondatori conoscevano i mali derivanti da
una banca centrale di proprietà privata. Innanzitutto, avevano visto come la
banca centrale privata inglese, la Banca d’Inghilterra, aveva fatto aumentare
il debito nazionale ad un tale livello che il Parlamento era stato costretto ad
applicare tasse inique alle colonie americane.
Infatti, come vedremo poi, Ben Franklin sostenne che
questa fu la vera causa della Rivoluzione americana. La maggioranza dei padri
fondatori comprese i pericoli potenziali della sistema bancario ed ebbe paura
dell’accumulo di potere e ricchezza da parte dei banchieri. Jefferson disse:
“Credo sinceramente che le istituzioni bancarie
siano più pericolose per le nostre libertà degli eserciti nemici schierati. Il potere
di emissione dovrebbe essere sottratto alle banche e restituito al popolo, al
quale giustamente appartiene.” – Thomas Jefferson
Questa breve affermazione di Jefferson è
effettivamente la soluzione a tutti i nostri problemi economici di oggi. Vale
la pena ripeterla: “Il potere di emissione dovrebbe essere sottratto alle
banche e restituito al popolo, al quale giustamente appartiene”.James Madison,
il principale autore della Costituzione, era d’accordo. E’ interessante che
egli definisse coloro che stavano dietro le trame della banca centrale i
“cambiavalute”. Madison criticò duramente le loro azioni:
“La storia narra che i cambiavalute hanno usato ogni
forma di abuso, complotto, inganno e ogni metodo di violenza possibile per mantenere il proprio predominio sui
governi, controllando il denaro e la sua emissione.” – James Madison
La battaglia su chi debba emettere la nostra moneta
è stato il problema cruciale nel corso di tutta la storia degli Stati Uniti.
Sono state combattute guerre e sono state causate depressioni per acquisire
questo potere. Eppure, dopo la Prima Guerra Mondiale, questa battaglia è stata
raramente citata sui giornali e nei libri di storia. Perché?
All’epoca della Prima Guerra Mondiale, i
cambiavalute, grazie alla loro ricchezza dominante, si erano impadroniti della
maggior parte della stampa nazionale.
Nel corso della storia degli Stati Uniti ha
infuriato la battaglia su chi dovesse avere il potere di emettere la nostra
moneta. Questo potere è infatti passato di mano in mano per otto volte dal
1764. Tuttavia questo fatto è praticamente scomparso agli occhi dell’opinione
pubblica per più di tre generazioni dietro una cortina fumogena generata nei
mass media dalle ragazze pon-pon della Fed.
Finché non la smetteremo di parlare di “deficit” e
di “spese governative” e inizieremo a parlare di chi controlla la quantità del
denaro che possediamo, avremo sempre di fronte un grande gioco delle tre carte,
una truffa assoluta. Non avrà importanza se approveremo un rigido emendamento
alla Costituzione che ponga sotto mandato un budget in pareggio. La nostra
situazione potrà solamente peggiorare finché non sradicheremo la causa alla
radice.
Qual è la soluzione per il nostro problema
nazionale? Innanzitutto, l’informazione. Il video punta a questo. E, in secondo
luogo, dobbiamo agire, dobbiamo riprenderci il potere di emettere la nostra
moneta. L’emissione della nostra moneta non è una soluzione radicale, lo voglio
sottolineare. E’ la stessa soluzione alla quale, nel corso di diversi periodi
della storia americana, sono giunti uomini come Benjamin Franklin, Thomas
Jefferson, Andrew Jackson, Martin Van Buren e Abraham Lincoln.
Quindi, riassumendo: nel 1913 il Congresso ha dato
ad una banca centrale indipendente, denominata ingannevolmente Federal Reserve,
un monopolio sull’emissione della moneta degli Stati Uniti e il debito generato
da questa società quasi interamente di proprietà privata è ciò che sta
uccidendo l’economia americana.
Anche se la Federal Reserve è oggi la più potente
banca centrale del mondo, non è stata la prima. Da dove è venuta quest’idea?
Per comprendere veramente la vastità del problema, dobbiamo ritornare in
Europa.
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2. I cambiavalute
Chi sono questi cambiavalute di cui parlava James
Madison? Nella Bibbia, duemila anni fa, Gesù cacciò i cambiavalute dal Tempio e
fu l’unica volta in cui egli si servì della forza durante il proprio ministero.
Che cosa stavano facendo i cambiavalute nel Tempio?
Quando gli ebrei venivano a Gerusalemme per pagare
la tassa sul Tempio, essi potevano pagare solamente con una moneta speciale, il
mezzo siclo del santuario. Si trattava di una mezza oncia di argento puro,
all’incirca di queste dimensioni.
A quel tempo, era l’unica moneta in circolazione
fatta di argento puro e dal peso garantito e che non aveva raffigurata
l’immagine di un imperatore pagano. Quindi, per gli ebrei, il mezzo siclo era
la sola moneta gradita a Dio. Ma non vi era abbondanza di queste monete perché
i cambiavalute se ne erano accaparrati il mercato e ne alzavano il prezzo al
valore che poteva sostenere il mercato, proprio come ogni qualsiasi altra
merce.
In altre parole, i cambiavalute stavano realizzando
enormi profitti perché detenevano, di fatto, un monopolio sulla moneta. Gli
ebrei dovevano pagare qualunque cosa essi esigessero. Per Gesù, tutto questo
violava completamente la santità della casa del Signore.
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3. L’Impero Romano
Ma la truffa del cambio della valuta non ebbe
origine al tempo di Gesù. Già due secoli prima di Cristo, Roma stava avendo dei
problemi con i cambiavalute. Due antichi imperatori Romani avevano provato a
diminuire il loro potere riformando le leggi sull’usura e limitando la
proprietà terriera a 500 acri. Essi furono entrambi assassinati. Nel 48 a.C.
Giulio Cesare riprese il potere di coniazione della moneta dai cambiavalute e
coniò monete per il bene di tutti.
Con questa nuova e abbondante offerta di denaro,
Cesare costruì grandi opere pubbliche e riuscì a conquistare il cuore della
popolazione. Ma i cambiavalute lo detestavano e alcuni ritengono che questo sia
stato un elemento importante del suo assassinio. Una cosa è certa: la morte di
Cesare segnò la fine dell’abbondanza di denaro a Roma. Aumentarono le tasse e
la corruzione, come sta avvenendo oggi negli Stati Uniti, e l’usura e la
svalutazione delle monete diventarono una prassi.
Il risultato fu che l’offerta monetaria dell’Impero
Romano si ridusse del 90% e la gente comune perse i propri terreni e le proprie
abitazioni, come accadrà presto in America. Con la fine dell’abbondanza di
denaro, le masse persero fiducia nel governo e si rifiutarono di appoggiarlo.
Roma precipitò quindi nel buio delle invasioni barbariche.
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4. Gli orafi
Un migliaio di anni dopo la morte di Cristo, i
cambiavalute, coloro che prestano e manipolano la quantità di denaro, erano attivi
nell’Inghilterra medievale. In effetti erano così attivi che, operando insieme,
poterono manipolare l’intera economia inglese. Non si trattava di banchieri in
senso stretto perché, in genere, i cambiavalute erano gli orafi. Gli orafi
diventarono i primi banchieri perché iniziarono a custodire l’oro della
popolazione nelle proprie casseforti. La prima forma di cartamoneta era una
semplice ricevuta per l’oro depositato presso la bottega dell’orafo. La
cartamoneta prese piede perché era più comoda da trasportare rispetto alle
pesanti quantità di monete d’oro e d’argento. Alla fine gli orafi si accorsero
che solo una piccola parte dei depositanti ritornava nello stesso momento per
riscattare il proprio oro ed iniziarono ad imbrogliare. Infatti gli orafi scoprirono
che potevano stampare più cartamoneta di quanto oro custodissero e, di solito,
nessuno se ne accorgeva. Quindi poterono prestare questo denaro aggiuntivo e
raccoglierne gli interessi. Fu la nascita del sistema a riserva frazionaria,
ovvero il prestito di denaro in quantità molte volte superiori al valore dei
depositi.
Così, se presso un orafo erano depositati mille
dollari in oro, egli poteva prestare, con gli interessi, circa diecimila
dollari in cartamoneta e nessuno avrebbe mai scoperto il raggiro.
In questo modo, gli orafi accumulavano gradualmente
sempre maggiore ricchezza per poi utilizzarla per accumulare sempre più oro.
Oggi questa procedura di prestare più denaro di quello custodito nelle proprie
riserve è conosciuto come attività bancaria a riserva frazionaria. Ad ogni
banca americana è consentito prestare fino a dieci volte la quantità di denaro
detenuta. Ecco perché le banche diventano ricche addebitando, diciamo, un’8% di
interesse. Il loro profitto annuo non è quell’8% ma è dell’80% ed ecco perché i
palazzi delle banche sono sempre i più grandi della città.
Ma questo significa che tutto l’interesse o tutto il
sistema bancario dovrebbero essere ritenuti illegali? Niente affatto. Nel
Medioevo, il diritto canonico, la legge della Chiesa cattolica, proibiva
l’addebito degli interessi sui prestiti. Questo principio seguiva gli
insegnamenti di Aristotele e di San Tommaso d’Aquino. Essi insegnarono che lo
scopo del denaro era quello di essere al servizio dei membri della società per
facilitare lo scambio di merci necessarie a condurre una vita virtuosa.
L’interesse, nella loro convinzione, ostacola questo scopo ponendo un onere
superfluo sull’utilizzo del denaro. In altre parole, l’interesse era contrario
alla ragione e alla giustizia. Rispecchiando la legge della Chiesa del
Medioevo, l’Europa proibì l’addebito di interessi sui prestiti e lo rese un
reato chiamato “usura”. Mentre il commercio cresceva e quindi aumentavano anche
le opportunità di investimento, nel tardo Medioevo si giunse alla conclusione
che il prestito di denaro aveva un costo per il prestatore sia in termini di
rischio che di opportunità perse, e quindi furono apportate alcune modifiche,
ma non strettamente legate all’interesse. Ma tutti i moralisti,
indipendentemente dalla religione professata, condannano come palesemente
immorali la frode, l’oppressione dei poveri e l’ingiustizia. Come vedremo, il
prestito a riserva frazionaria è radicato nella frode, causa una povertà
diffusa e riduce il valore del denaro di ognuno.
Gli antichi orafi scoprirono che potevano esser
realizzati degli ulteriori guadagni facendo oscillare l’economia tra il “denaro
facile” e il “denaro limitato”.
Quando rendevano il denaro più vantaggioso da
prendere a prestito la quantità di denaro in circolazione si espandeva, il
denaro scorreva in abbondanza e la popolazione richiedeva altri prestiti per
ingrandire le proprie attività. Ma quando i cambiavalute riducevano l’offerta
monetaria era più difficile ottenere un prestito. E che cosa accadeva? Quello
che accade anche oggi. Una certa percentuale della popolazione non riusciva a
restituire un prestito e non riusciva ad avere altri prestiti per ripagare
quelli scaduti, e quindi andava in bancarotta ed era costretta a vendere tutti
i propri beni agli orafi per pochi spiccioli. La stessa cosa avviene ancora
oggi, ma ora chiamiamo quest’oscillazione di alti e bassi il “ciclo economico”.
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5. I tally sticks
Come Giulio Cesare, anche Re Enrico I d’Inghilterra
riuscì alla fine a strappare agli orafi il potere del denaro intorno al 1100
d.C. Enrico avrebbe potuto utilizzare qualsiasi cosa come moneta: conchiglie,
piume o addirittura lingue di yak, come viene fatto nelle lontane province del
Tibet. Invece egli inventò uno dei sistemi monetari più insoliti della storia,
chiamato “tally stick”.
Ho qui in mano uno dei pochi esemplari rimasti di
tally stick, questa forma di denaro inglese che rimase in vigore per 726 anni,
fino al 1826. Questo sistema fu adottato per impedire la manipolazione delle
monete da parte degli orafi. I tally stick erano un sistema monetario basato su
dei bastoni di legno levigato sui quali, ad un’estremità, venivano incise delle
tacche per indicarne il valore nominale. Quindi il bastone veniva spezzato
longitudinalmente in due parti in modo che entrambe avessero un segno delle
tacche. Il Re ne teneva una metà per proteggersi dalla contraffazione e avrebbe
speso l’altra metà nel mercato, che sarebbe circolata come moneta. Questo
particolare tally stick è enorme, rappresentava 25.000 sterline. Uno dei primi
azionisti della Banca d’Inghilterra comprò la sua quota di azioni con questo
bastone, vale a dire che egli acquistò le azioni della società più ricca e più
potente del mondo con un bastone di legno. E’ buffo che dopo la sua creazione
avvenuta nel 1694 la Banca d’Inghilterra abbia attaccato il sistema dei tally
stick perché si trattava di una forma denaro al di fuori del controllo dei
cambiavalute, proprio quello che Re Enrico aveva voluto che fosse.
Perché la gente accettava un bastone di legno come
moneta? E’ una bella domanda. Nel corso della storia, la gente ha commerciato
qualunque cosa che pensava avesse un valore e veniva utilizzata come denaro.
Vedete, il segreto è che il denaro è solamente ciò per cui la gente si accorda
di utilizzare. Che cos’è oggi la nostra cartamoneta? E’ solamente carta. Ma
ecco lo stratagemma: Re Enrico ordinò che i tally stick dovessero essere
utilizzati per pagare le tasse del regno. Queste esigenze interne li fecero
circolare immediatamente, vennero accettati come forma di denaro e funzionarono
in modo egregio. In effetti, nessun’altra forma di denaro ha funzionato così
bene e così a lungo come i tally stick. Tenete ben presente che l’Impero
Britannico fu costruito sotto il sistema dei tally stick.
Il sistema dei tally stick ebbe successo malgrado i
cambiavalute lo attaccassero costantemente, proponendo in alternativa il
sistema a monete metalliche. In altre parole, le monete metalliche non uscirono
mai dalla circolazione ma i tally stick resistevano perché erano validi per il
pagamento delle imposte.
Alla fine, nel corso del ‘500, Re Enrico VIII
allentò le leggi riguardanti l’usura e i cambiavalute non persero tempo a
riaffermarsi rendendo disponibili grandi quantità di oro e argento per diversi
decenni. Ma quando la Regina Maria salì al trono e inasprì di nuovo le leggi
sull’usura, i cambiavalute rinnovarono l’accumulo di monete d’oro e d’argento
causando un crollo dell’economia. Quando fu incoronata Elisabetta I, sorella
della Regina Maria, ella fu determinata a riconquistare il controllo del denaro
inglese. La sua soluzione fu quella di far coniare le monete d’oro e d’argento
dalla Tesoreria pubblica e strappare ai cambiavalute il controllo dell’offerta
monetaria. Anche se il controllo della moneta non fu l’unica causa della Rivoluzione
inglese del 1642 perché le differenze religiose stavano alimentando il
conflitto, la politica monetaria giocò un ruolo primario. Finanziato dai
cambiavalute, Oliver Cromwell alla fine detronizzò Re Carlo, sciolse il
Parlamento e mise il sovrano a morte. Ai cambiavalute fu immediatamente
consentito di consolidare il loro potere finanziario e il risultato fu che per
i 50 anni seguenti i cambiavalute fecero precipitare la Gran Bretagna in una
serie di guerre dispendiose. Poi presero il controllo di 2 chilometri quadrati
di beni immobiliari nel centro di Londra, la City. Questa zona oggi è
conosciuta come uno dei tre centri finanziari predominanti del mondo. I
conflitti con i Re Stuart portarono i cambiavalute in Inghilterra ad unirsi a
quelli nei Paesi Bassi per finanziare l’invasione di Guglielmo d’Orange, il
quale spodestò gli Stuart nel 1688 e conquistò il trono inglese.
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6. La Banca d’Inghilterra
Alla fine del ‘600 l’Inghilterra si trovava in un
disastro finanziario. Cinquant’anni di guerre quasi ininterrotte con Francia e
Olanda l’avevano sfinita. Funzionari governativi sconvolti si incontrarono con
i cambiavalute ad implorare i prestiti necessari per portare avanti i propri
disegni politici. Il prezzo fu elevato: una banca di proprietà privata
ratificata dal governo, che poteva emettere moneta dal nulla. Si trattava della
prima banca centrale di proprietà privata del mondo moderno, la Banca
d’Inghilterra. Anche se fu chiamata formalmente “Banca d’Inghilterra” per far
credere alla popolazione che era parte del governo, essa non lo era affatto.
Come una qualsiasi altra società privata, la Banca d’Inghilterra vendeva delle
azioni per avviare le proprie attività. Si pensava che gli investitori, i cui
nomi non vennero mai rivelati, fornissero un capitale iniziale di 1.250.000
sterline in monete d’oro per acquistare le azioni della banca ma furono
incassate solamente 750.000 sterline. Ciononostante, nel 1694 la banca fu
puntualmente creata per statuto e iniziò le proprie attività prestando somme di
denaro di parecchie volte superiori alla quantità che apparentemente aveva
nelle proprie riserve. Il tutto con gli interessi.
In cambio, la nuova banca avrebbe prestato ai
politici britannici tutto il denaro che volevano, fintanto che essi potevano
garantire il debito con la tassazione diretta sulla popolazione. Dunque, la
legalizzazione della Banca d’Inghilterra non è stata altro che una
falsificazione legittima di una valuta nazionale per un profitto privato.
Purtroppo, oggi quasi ogni nazione ha una banca centrale di proprietà privata
che utilizza, come modello, la Banca d’Inghilterra. Il potere di queste banche
centrali è tale che presto avranno il controllo totale dell’economia di una
nazione. Tra breve non ci sarà nient’altro che una plutocrazia, il dominio dei
ricchi. Sarebbe come mettere il controllo dell’esercito nelle mani della mafia,
il pericolo di una tirannia sarebbe estremo.
Sì, abbiamo bisogno delle banche centrali. No, non
devono essere in mani private.
La truffa della banca centrale è davvero una tassa
occulta: la nazione vende obbligazioni alla banca centrale per pagare cose per
le quali non ha la volontà politica di riscuotere una tassa. Ma le obbligazioni
sono acquistate con il denaro che la banca centrale crea dal nulla! Più denaro
è in circolazione e meno valore ha il vostro denaro. Il governo ottiene tutti i
soldi di cui ha bisogno e le persone lo pagano nell’inflazione. La cosa bella
di questo piano è che quasi nessuno riesce ad immaginarselo perché è di solito
nascosto dietro ad un gergo economico incomprensibile, complesso e altisonante.
Con la nascita della Banca d’Inghilterra, la nazione
fu rapidamente inondata di denaro. I prezzi raddoppiarono in tutto il paese e
vennero erogati prestiti enormi anche per i progetti più azzardati. Un’iniziativa
imprenditoriale proponeva il prosciugamento del Mar Rosso per recuperare l’oro
che si pensava fosse andato perduto quando l’esercito egizio affogò nel dare la
caccia a Mosè e agli israeliti. Nel 1698 il debito governativo aumentò da
1.250.000 sterline a 16 milioni di sterline e, naturalmente, furono aumentate
più volte le tasse per ripagare il tutto. Con l’offerta monetaria saldamente
nelle mani dei cambiavalute, l’economia britannica iniziò un’altalena
vertiginosa fatta di boom e depressioni, esattamente il genere di eventi che
una banca centrale sostiene di essere decisa a scongiurare.
“Ci sono due cose che, credo, siano intrinseche non
solo della Banca d’Inghilterra ma delle banche centrali in generale. La prima è
un coinvolgimento nella formulazione della politica monetaria con l’obiettivo
specifico di raggiungere la stabilità monetaria” – Eddie George (governatore
della Banca d’Inghilterra)
In ogni caso, da quando la Banca d’Inghilterra ha
preso il controllo, la sterlina inglese è stata raramente stabile. Diamo ora
uno sguardo al ruolo della famiglia Rothschild, la famiglia che si dice sia la
più ricca del mondo.
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7. L’ascesa dei Rothschild
Questa è Francoforte, in Germania. Nel 1743,
cinquant’anni dopo che la Banca d’Inghilterra aveva aperto i battenti, un orafo
di nome Amschel Moses Bauer apriva un negozio di monete - un ufficio di
contabilità - e sulla porta d’entrata collocò un’insegna raffigurante un’aquila
romana su uno scudo rosso. Il negozio divenne noto come “la ditta dello Scudo Rosso”
o, in tedesco, Rothschild. Quando il figlio, Amschel Mayer Bauer, ereditò
l’attività decise di cambiarsi il cognome in Rothschild. Amschel imparò ben
presto che prestare denaro ai governi e ai monarchi era assai più redditizio
che farlo nei confronti dei comuni cittadini. Non solo i prestiti erano di
maggiore entità ma erano garantiti dalla tasse delle varie nazioni. Mayer
Rothschild aveva cinque figli maschi e li istruì tutti nelle tecniche di
creazione del denaro e quindi li mandò nelle principali capitali europee per
aprire filiali dell’attività bancaria di famiglia. Il primogenito, Amschel
Mayer, rimase a Francoforte ad occuparsi della banca della città natale. Il
secondo, Salomon, fu inviato a Vienna. Il terzo figlio, Nathan, era chiaramente
il più in gamba e, nel 1798, all’età di 21 anni, fu inviato a Londra, un secolo
dopo la fondazione della Banca d’Inghilterra. Il quarto figlio, Carl, si recò a
Napoli mentre il quinto, Jakob, andò a Parigi.
Nel 1785, Mayer Amschel si trasferì con la famiglia
in questa casa più grande, un edificio di cinque piani condiviso con la
famiglia Schiff. Questo edificio era conosciuto con il nome di casa dello
“Scudo Verde”. I Rothschild e gli Schiff avrebbero giocato un ruolo
fondamentale nel corso della storia finanziaria dell’Europa e di quella degli
Stati Uniti.
I Rothschild si misero in affari con le famiglie
reali europee qui a Wilhelmshöhe, il palazzo dell’uomo più ricco di Germania e,
di fatto, anche il monarca più ricco d’Europa, il principe Guglielmo
d’Assia-Kassel. All’inizio i Rothschild aiutavano solamente Guglielmo nelle
speculazioni relative alle monete preziose, ma quando Napoleone costrinse
all’esilio il principe Guglielmo, questi inviò a Londra a Nathan Rothschild
550.000 sterline, una somma enorme a quei tempi, con le istruzioni per comprare
dei titoli consolidati, obbligazioni del governo britannico chiamate anche
azioni governative. Ma Rothschild utilizzò il denaro per i propri scopi. Con
Napoleone in giro, le possibilità di investimenti durante il periodo bellico
erano pressoché illimitate.
Guglielmo ritornò qui a Wilhelmshöhe per qualche
tempo prima della battaglia di Waterloo del 1815. Egli convocò i Rothschild e
pretese la restituzione del proprio denaro. I Rothschild glielo restituirono
con l’interesse che i titoli consolidati britannici gli avrebbero fruttato se
l’investimento fosse stato veramente fatto. Ma i Rothschield tennero per sé
tutti i profitti precedenti conseguiti con il denaro di Guglielmo.
In seguito, Nathan Rothschild riuscì a vantarsi di
aver aumentato, durante i diciassette anni trascorsi in Inghilterra, di 2500
volte la somma iniziale di 20.000 sterline che gli aveva affidato il padre.
Grazie alla collaborazione all’interno della famiglia, i Rothschild ben presto
divennero incredibilmente ricchi e, alla metà dell’800, dominavano tutto il
sistema bancario europeo ed erano indubbiamente la famiglia più facoltosa del
mondo. I Rothschild finanziarono Cecil Rhodes consentendogli di instaurare un
monopolio sulle miniere d’oro e di diamanti del Sudafrica. In America
finanziarono, tra gli altri, gli Harriman nelle ferrovie, Vanderbilt nelle
ferrovie e nella stampa e Carnegie nell’industria dell’acciaio. Effettivamente
durante la Prima Guerra Mondiale si pensava che J.P. Morgan fosse l’uomo più ricco
d’America ma dopo la sua morte si scoprì che egli, in realtà, era solo un
luogotenente dei Rothschild. Quando fu reso pubblico il testamento di Morgan,
si scoprì che egli possedeva solamente il 19% delle proprie aziende. Nel 1850
si stimò che il capitale di James Rothschild, l’erede del ramo francese della
famiglia, ammontasse a 600 milioni di franchi, 150 milioni in più di tutti gli
altri banchieri francesi messi assieme. Egli fece costruire questa splendida
villa chiamata Ferrières, ad est di Parigi. Guglielmo I, nel vederla, esclamò
“un re non potrebbe permetterselo, potrebbe solo appartenere ad un Rothschild”.
Un altro commentatore francese del XIX secolo si espresse così: “C’è un solo
unico potere in Europa ed è quello dei Rothschild”. Non vi è alcun indizio che
il ruolo predominante sulla finanza europea o mondiale dei Rothschild sia
mutato.
Ora vediamo gli esiti prodotti dalla Banca
d’Inghilterra sull’economia britannica e come questi, in seguito, abbiano
rappresentato la causa scatenante della Rivoluzione americana.
~•~
8. La Rivoluzione americana
Verso la metà del ‘700, l’Impero Britannico si stava
avvicinando all’apice del suo potere nel mondo. A partire dalla creazione della
propria banca centrale di proprietà privata, la Gran Bretagna aveva combattuto
quattro guerre, il cui costo era stato elevato. Per finanziare tali guerre, il
parlamento inglese aveva contratto pesanti debiti con la Banca. E nella metà
del ‘700 il debito del governo britannico ammontava a 140 milioni di sterline,
una cifra astronomica per quell’epoca. Di conseguenza, il governo, allo scopo
di ripagare gli interessi verso la Banca, intraprese un programma di aumento
del prelievo fiscale proveniente dalle colonie americane. Ma in America le cose
stavano andando in maniera completamente diversa perché il flagello di una
banca centrale di proprietà privata non era ancora arrivato.
Questa è l’Independence Hall a Filadelfia, la sala
dove furono ratificate la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione. Alla
metà del ‘700 l’America pre-rivoluzionaria era ancora relativamente povera. Vi
era una grave penuria di monete metalliche preziose da utilizzare per
l’acquisto di beni, così i primi coloni venivano costretti in misura sempre
maggiore a sperimentare la stampa della propria valuta cartacea locale. Alcuni
di questi esperimenti ebbero successo e Franklin ne fu un grande sostenitore.
Nel 1757, Franklin fu inviato a Londra e finì con il
rimanervi per i successivi 18 anni, fin quasi all’inizio della Rivoluzione
americana. Nell’arco di questo periodo, le colonie iniziarono a stampare la propria
valuta, chiamato “certificato provvisorio coloniale”. Il tentativo ebbe
successo perché rappresentava un mezzo di scambio affidabile e, allo stesso
tempo aiutava a suscitare un sentimento di unità tra le colonie. Ricordate che
il certificato provvisorio coloniale era cartamoneta, denaro esente da debito,
stampato nell’interesse pubblico e non sostenuto da riserve d’oro o d’argento.
In altri termini, si trattava di una moneta a costo forzoso. Un giorno, alcuni
funzionari della Banca d’Inghilterra chiesero a Franklin come potesse spiegare
la ritrovata prosperità della colonie, ed egli rispose senza indugi:
“E’ semplice. Nelle colonie stampiamo la nostra
moneta, chiamata certificato provvisorio coloniale. La emettiamo in quantità
appropriate rispetto alla domanda del commercio e dell’industria per far sì che
i prodotti passino facilmente dal produttore al consumatore. In questo modo,
creando noi stessi la nostra cartamoneta, ne controlliamo il potere d’acquisto
e non dobbiamo pagare interessi a nessuno.” – Benjamin Franklin
Questo, per Franklin, era semplicemente buonsenso,
ma potete immaginare l’effetto che ebbe sulla Banca d’Inghilterra. L’America
aveva appreso il segreto del denaro e il genio doveva tornarsene nella
bottiglia il più presto possibile.
Il risultato fu che, nel 1764, il parlamento approvò
in fretta e furia il Currency Act, con il quale veniva proibito ai funzionari
delle colonie di emettere la propria moneta e veniva loro imposto il pagamento
di tutte le tasse a venire in monete d’oro e d’argento. In altre parole, si
obbligavano le colonie ad adeguarsi ad un sistema in oro o in argento. Per
coloro che ancora credono che il gold standard, detto anche sistema aureo, sia
la soluzione agli attuali problemi monetari degli Stati Uniti, consideriamo che
cosa è accaduto in America dopo questi eventi. Franklin scrisse nella sua
autobiografia:
“Nel giro di un anno, la situazione si era
rovesciata al punto che l’epoca della prosperità era terminata lasciando il
posto alla depressione, in misura tale che le strade delle colonie traboccavano
di disoccupati.” – Benjamin Franklin
Franklin sostiene che ciò costituì anche la causa
principale della Rivoluzione Americana. Sempre dalla sua autobiografia:
“Le Colonie avrebbero sopportato di buon grado la
ridotta tassa sul tè ed altre materie prime, se l’Inghilterra non avesse tolto
alle Colonie stesse la loro moneta, creando così disoccupazione e malcontento.
L’impossibilità per i coloni di poter stampare la propria moneta affrancandosi
in modo permanente da Giorgio III e dai banchieri internazionali fu il motivo
della Guerra di Rivoluzione.” – Benjamin Franklin
Quando, il 19 aprile 1775, furono sparati i primi
colpi a Lexington, Massachusetts, le colonie erano state prosciugate dell’oro e
dell’argento dalla tassazione britannica. Come risultato, per finanziare la
guerra il governo continentale non ebbe altra scelta se non quella di stampare
la propria moneta. All’inizio della Rivoluzione l’offerta monetaria degli Stati
Uniti si attestava intorno ai 12 milioni di dollari; alla fine della guerra
raggiunse quasi i 500 milioni e la valuta non aveva più praticamente alcun
valore. Un paio di scarpe costava 5.000 dollari. Il certificato provvisorio
coloniale aveva funzionato in quanto veniva emessa una quantità di valuta appena
sufficiente a facilitare il commercio. Come lamentava George Washington: “un
vagone carico di denaro riuscirà a fatica ad acquistare un vagone carico di
approvvigionamenti.”
Oggi coloro che sostengono una valuta basata sulle
riserve d’oro, indicano questo periodo della Rivoluzione per dimostrare gli
svantaggi di una moneta a corso forzoso. Ricordate, comunque, che quella stessa
valuta aveva funzionato così bene vent’anni prima in tempo di pace che la Banca
d’Inghilterra l’aveva fatta rendere illegale dal Parlamento.
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9. La Banca del Nord America
Verso la fine della Rivoluzione, il Congresso
continentale, riunitosi qui presso l’Independence Hall di Filadelfia, si trovò
ad avere un bisogno disperato di fondi. Nel 1781 essi permisero a Robert
Morris, loro sovrintendente finanziario, di aprire una banca centrale di
proprietà privata. Tra parentesi, Morris era un uomo benestante che si era
ulteriormente arricchito durante la Rivoluzione commerciando in materiale
bellico.
Denominata “Banca del Nord America”, la nuova banca
ricalcava da vicino il modello della Banca d’Inghilterra. Ad essa fu consentita
la pratica della riserva frazionaria, cioè poteva prestare denaro che non
possedeva e applicare su di esso degli interessi. Se io e voi facessimo una
cosa del genere saremmo accusati di frode - un reato. Lo statuto della banca
richiedeva la costituzione di un capitale iniziale di 400.000 dollari versati
da investitori privati. Quando però Morris non fu in grado di trovare il
denaro, egli utilizzò spudoratamente la propria influenza politica per ottenere
che venisse depositato dell’oro nella sua banca, oro che era stato prestato
all’America dalla Francia. Quindi, egli prestò questo denaro a sé stesso e ai
suoi amici per reinvestirlo nelle azioni della banca e, come per la Banca
d’Inghilterra, alla Banca del Nord America fu dato il monopolio sulla valuta
nazionale. Presto i pericoli divennero evidenti: il valore della valuta
americana continuò precipitare e quattro anni più tardi, nel 1785, il documento
di concessione della banca non fu rinnovato.
Il leader dell’operazione per affossare la Banca,
William Findley, della Pennsylvania, spiegò così il problema:
“Questa istituzione, non avendo altro principio che
la cupidigia, non muterà mai i propri obiettivi... assorbire tutta la
ricchezza, il potere e l’influenza dello stato.” – William Findley
Gli uomini dietro alla Banca del Nord America –
Alexander Hamilton, Robert Morris e il Presidente della Banca, Thomas Willing
– non si diedero per vinti. Solamente
sei anni dopo, Hamilton, all’epoca Segretario al Tesoro, e il suo mentore,
Morris, tramite il nuovo Congresso fondarono una nuova banca centrale di
proprietà privata, la Prima Banca degli Stati Uniti. Thomas Willing, ancora una
volta, ne rivestì il ruolo di Presidente. I giocatori erano gli stessi, solo il
nome della banca era cambiato.
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10. L’Assemblea Costituente
Nel 1787 i leader coloniali si riunirono a
Filadelfia per cambiare gli inadeguati articoli della Confederazione. Come
abbiamo visto in precedenza, sia Thomas Jefferson che James Madison erano
fermamente contrari ad una banca centrale di proprietà privata. Avevano visto i
problemi causati dalla Banca d’Inghilterra e non volevano niente del genere.
Come Jefferson sostenne in seguito:
“Se il popolo americano permetterà mai che banche
private controllino l’emissione della sua valuta, le banche e le società che
prolificano intorno ad esse, prima tramite l’inflazione e poi tramite la
deflazione, priveranno il popolo di tutte le sue proprietà fino al momento in cui
i figli si ritroveranno senza tetto nel continente conquistato dai padri.” –
Thomas Jefferson
Nel corso del dibattito sul futuro sistema
monetario, un altro dei padri fondatori, Gouverneur Morris, criticò aspramente
le motivazioni dei proprietari della Banca del Nord America.
Gouverneur Morris, presiedeva la commissione che
stese la bozza finale della Costituzione. Morris conosceva bene le ragioni dei
banchieri. Insieme al suo vecchio capo, Robert Morris, Gouverneur Morris e
Alexander Hamilton erano coloro che avevano presentato il progetto originale
della Banca del Nord America al Congresso continentale tenutosi durante
l’ultimo anno della Rivoluzione.
Gouverneur Morris, in una lettera scritta a James
Madison in data 2 luglio 1787, rivelava ciò che stava accadendo in realtà:
“I ricchi lotteranno per affermare il proprio
dominio e ridurre il resto in schiavitù. Lo hanno sempre fatto e sempre lo
faranno... Essi avranno qui gli stessi effetti che altrove se noi, tramite il
potere del governo, non li circoscriveremo ai loro ambiti specifici.” -
Gouverneur Morris
Nonostante la defezione di Gouverneur Morris dai
ranghi della banca, Hamilton, Robert Morris, Thomas Willing e i loro
sostenitori europei non avrebbero abbandonato i loro propositi. Essi convinsero
il grosso dei delegati dell’Assemblea Costituente di non accordare al Congresso
il potere di emettere cartamoneta. La maggior parte dei delegati era ancora
scossa dalla selvaggia inflazione della cartamoneta verificatasi nel corso
della Rivoluzione ed essi avevano dimenticato come aveva egregiamente
funzionato il certificato provvisorio coloniale prima della guerra. La Banca
d’Inghilterra invece non aveva dimenticato, i cambiavalute non potevano
permettere che l’America stampasse di nuovo la propria moneta.
La Costituzione a questo proposito non si pronuncia.
La grave defezione lasciò la porta spalancata ai cambiavalute, proprio come
essi avevano progettato.
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11. La Prima Banca degli Stati Uniti
Nel 1790, meno di tre anni dopo che la Costituzione
era stata ratificata, i cambiavalute colpirono ancora. Il Segretario al Tesoro
appena nominato, Alexander Hamilton, propose al Congresso un disegno di legge
che prevedeva la fondazione di una nuova banca centrale di proprietà privata.
Stranamente, era lo stesso anno in cui Amschel Rothschild, dalla sua banca più
importante di Francoforte, dichiarava:
“Lasciate che io emetta e controlli il denaro di una
nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi.”
“Alexander
Hamilton era uno strumento dei banchieri internazionali. Egli voleva creare la
Banca degli Stati Uniti, e così fece.” – Charles Collins (candidato alla
presidenza)
E’ interessante notare come uno dei primi impieghi
di Hamilton dopo aver conseguito la laurea in Legge nel 1782 fu quello di
consigliere di Robert Morris, direttore della Banca del Nord America. In
effetti, l’anno prima, Hamilton aveva scritto una lettera a Morris, nella quale
diceva: “Un debito nazionale, se non è eccessivo, sarà una benedizione
nazionale.”
Una benedizione per chi?
Nel 1791, dopo un anno di intenso dibattito, il
Congresso approvò il disegno di legge e le conferì uno statuto ventennale. La
nuova banca si sarebbe chiamata Prima Banca degli Stati Uniti. Qui siamo di
fronte alla sede della Prima Banca degli Stati Uniti a Filadelfia. Alla banca
fu dato il monopolio dell’emissione della moneta americana anche se l’80% delle
sue azioni sarebbe stato di proprietà di azionisti privati. Il rimanente 20%
sarebbe stato acquistato dal governo degli Stati Uniti ma la ragione non era
quella di dare al governo una fetta della torta: si trattava di fornire il
capitale iniziale dell’ 80% agli altri proprietari. Così come per la vecchia
Banca del Nord America e la Banca d’Inghilterra prima di allora, gli azionisti
non pagarono mai l’ammontare complessivo delle loro azioni. Il governo
americano corrispose i suoi 2 milioni di dollari iniziali in contanti e quindi
la banca, grazie al vecchio trucco della riserva frazionaria, iniziò a
concedere prestiti ai propri investitori statutari in modo da che essi
potessero disporre dei rimanenti 8 milioni di dollari di capitale necessari per
questo investimento senza rischi.
Come per la Banca d’Inghilterra, il nome della banca
– la “Banca degli Stati Uniti” - fu scelto deliberatamente per nascondere il
fatto che fosse una banca controllata da privati e, sempre come nel caso della
Banca d’Inghilterra, i nomi degli investitori non furono mai rivelati. Molti
anni più tardi corse voce che vi fossero i Rothschild a celarsi dietro la
vecchia Banca degli Stati Uniti.
La Banca fu presentata al Congresso come un mezzo
per dare stabilità al sistema bancario ed eliminare l’inflazione. Dunque, che
cosa accadde? Nei primi cinque anni di attività, il governo americano prese a
prestito 8,2 milioni di dollari dalla Banca degli Stati Uniti. In quello stesso
periodo di cinque anni, i prezzi lievitarono del 72%. Jefferson, nuovo
Segretario di Stato, assisteva a tale evento con tristezza e frustrazione,
incapace di fermarlo:
“Vorrei fosse possibile ottenere un singolo
emendamento alla nostra Costituzione che
impedisse al Governo Federale di prendere denaro in prestito.” – Thomas
Jefferson
Oggi milioni di americani provano la stessa
sensazione, mentre osservano frustrati il governo federale che trascina
l’economia americana nell’oblio. Sebbene si chiamasse la Prima Banca degli
Stati Uniti, non si trattava del primo tentativo di fondare una banca centrale
di proprietà privata in questo paese. Come per la Banca del Nord America, il
governo fornì il capitale per avviare questa banca privata e quindi i banchieri
si prestarono l’un l’altro il denaro per acquistare le azioni rimanenti della
banca stessa.
Era una truffa – pura e semplice – e non l’avrebbero
fatta franca per molto. Ma prima dobbiamo ritornare in Europa per vedere come
un’unica persona fu in grado di manipolare l’intera economia britannica
ricevendo le prime notizie della sconfitta finale di Napoleone.
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12. L’ascesa al potere di Napoleone
Nel 1800, qui a Parigi, la Banca di Francia era
organizzata secondo schemi simili a quelli della Banca d’Inghilterra.
Napoleone, però, decise che il paese doveva liberarsi dei propri debiti e non
si fidò mai della Banca di Francia. Egli dichiarò che quando un governo dipende
dai banchieri per ottenere del denaro, sono i banchieri – e non i rappresentanti
del governo – a detenere il controllo:
“La mano che dà sta sopra quella che prende. Il
denaro non ha patria; i finanzieri non hanno né decenza né amor di patria, il
loro unico scopo è il guadagno.” – Napoleone Bonaparte
Di ritorno in America, un aiuto inatteso stava per
giungere. Nel 1800, Thomas Jefferson sconfisse di stretta misura John Adams
nella corsa alla terza presidenza degli Stati Uniti. Nel 1803, Jefferson e
Napoleone siglarono un accordo secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero pagato
3 milioni di dollari in oro a Napoleone in cambio di un vasto territorio ad
ovest del fiume Mississippi: l’acquisto della Louisiana. Con quei tre milioni
di dollari, Napoleone mise rapidamente in piedi un esercito e iniziò a
scorrazzare in Europa, conquistando tutto ciò che trovava sul suo cammino. La
Banca d’Inghilterra reagì prontamente per ostacolarlo e fu finanziata ogni
nazione sul suo tragitto, raccogliendo gli enormi profitti di guerra. La
Prussia, l’Austria ed infine la Russia si indebitarono pesantemente nel vano
tentativo di fermare Napoleone.
Quattro anni più tardi, mentre il grosso delle
truppe francesi si trovava in Russia, il trentenne Nathan Rothschild, direttore
della sede londinese della famiglia, si incaricò personalmente di un ardito
piano per contrabbandare una spedizione di oro proprio attraverso la Francia
allo scopo di finanziare un attacco dalla Spagna del britannico Duca di
Wellington.
In seguito, nel corso di una cena con invitati a
Londra, Nathan si vantò del fatto che quello era il migliore affare che avesse
mai concluso. Non sapeva ancora che nel prossimo futuro avrebbe fatto di
meglio. Gli attacchi di Wellington da sud, insieme ad altre sconfitte,
costrinsero alla fine Napoleone ad abdicare e Luigi XVIII fu incoronato Re di
Francia. Napoleone fu quindi esiliato all’isola d’Elba, presumibilmente per
sempre.
Mentre Napoleone si trovava in esilio,
temporaneamente sconfitto dagli inglesi con l’aiuto finanziario dei Rothschild,
anche l’America stava cercando di liberarsi della propria banca centrale.
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13. La morte della Prima Banca
Nel 1811 fu presentato al Congresso un disegno di
legge per rinnovare lo statuto della Banca degli Stati Uniti. Il dibattito
divenne incandescente ed entrambi i corpi legislativi della Pennsylvania e
della Virginia approvarono delle mozioni nelle quali si chiedeva al Congresso
di porre fine alla vita della banca. Gli organi di stampa dell’epoca
attaccarono apertamente la banca, definendola “una grande truffa”, un
“avvoltoio”, una “vipera” e un “cobra”. Ah, se avessimo di nuovo una stampa
indipendente in America!
Un membro del Congresso di nome P.B. Porter attaccò
la banca dalle sale del Congresso dicendo che, se lo statuto della banca fosse
stato rinnovato, il Congresso “avrebbe allevato nel seno di questa Costituzione
una serpe che un giorno o l’altro colpirà al cuore le libertà di questo paese!”
Le prospettive per la banca non erano delle più
rosee. Alcuni scrittori hanno affermato che Nathan Rothschild aveva minacciato
che, se lo statuto della banca non fosse stato rinnovato, gli Stati Uniti si
sarebbero trovati coinvolti in una delle guerre più disastrose mai combattute.
Ma tutto questo non fu sufficiente. Una volta che il
fumo si era disperso, il disegno di legge fu battuto per un solo voto alla
Camera e si arrestò al Senato.
Ormai il quarto presidente americano, James Madison,
si trovava alla Casa Bianca il quale, se ricordate, era un fervido oppositore
della banca. Il suo vice presidente, George Clinton, sbloccò le cose al Senato
e gettò la Prima Banca nel dimenticatoio.
Nel giro di cinque mesi, l’Inghilterra attaccò gli
Stati Uniti ed iniziò la Guerra del 1812 la quale, essendo gli inglesi ancora
impegnati nel fronteggiare Napoleone, si concluse nel 1814 senza vincitori né
vinti. Sebbene i cambiavalute fossero temporaneamente fuori dai giochi, non
stavano comunque con le mani in mano. Sarebbe bastati loro soltanto altri due
anni per ripresentare la loro banca, più grande e più forte che mai.
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14. Waterloo
Ma ora ritorniamo a Napoleone. Perché nessun altro
avvenimento nella storia dimostra in modo appropriato la furbizia della
famiglia Rothschild nell’acquisizione del controllo del mercato azionario
inglese dopo Waterloo.
Nel 1815, un anno dopo la fine della Guerra del
1812, Napoleone fuggì dal proprio esilio e ritornò a Parigi. Furono inviate
delle truppe francesi per catturarlo, ma il suo carisma era tale che i soldati
si strinsero intorno al loro vecchio condottiero e lo acclamarono di nuovo loro
Imperatore.
Nel marzo 1815, Napoleone mise in piedi un esercito
che il Duca di Wellington sconfisse meno di 90 giorni più tardi a Waterloo.
Alcuni cronisti sostengono che Napoleone prese a prestito 5 milioni di sterline
dalla Banca d’Inghilterra per riarmare le truppe, ma sembra che questi fondi
provenissero dall’istituto di credito Ouvard di Parigi. Ciononostante, da
allora in avanti, non era più inusuale che le banche centrali in mani private
finanziassero in guerra entrambi gli schieramenti. Perché mai una banca
centrale dovrebbe finanziare i due schieramenti opposti? Perché la guerra è il
più grande generatore di debiti in assoluto. Una nazione prenderà a prestito
qualsiasi somma pur di vincere. Al perdente finale verrà concesso solo quel
tanto necessario per mantenere una vaga speranza di vittoria, mentre al
vincitore finale viene dato quanto basta per vincere. Inoltre, i prestiti di
questo tipo vengono concessi con la garanzia che il vincitore onorerà i debiti
dello sconfitto.
Questo è il luogo della battaglia di Waterloo, a
circa 300 chilometri a nord-est di Parigi, nell’attuale Belgio. Qui Napoleone
subì la sua ultima sconfitta, non prima che migliaia di francesi e inglesi
perdessero le proprie vite in un’umida mattina estiva del giugno 1815.
Proprio laggiù, il 18 giugno 1815, 74.000 soldati
francesi si scontrarono con 67.000 soldati provenienti dall’Inghilterra e da
altre nazioni europee. L’esito era sicuramente incerto e, in effetti, se
Napoleone avesse attaccato qualche ora prima, avrebbe probabilmente vinto. Ma,
indipendentemente da chi fossero i vincitori e i vinti, Nathan Rothschild di
ritorno a Londra utilizzò l’opportunità di acquisire il controllo del mercato
azionario e obbligazionario inglese e, possibilmente, anche della Banca
d’Inghilterra.
Rothschild aveva posizionato un agente di fiducia,
tale Rothworth, sul lato nord del campo di battaglia, vicino al Canale della
Manica. Una volta che l’esito della battaglia fu deciso, Rothworth si diresse
verso la Manica e diede la notizia a Nathan Rothschild ventiquattr’ore prima
del corriere personale di Wellington. Rothschild si precipitò alla Borsa e si
occupò il suo solito posto di fronte ad un’antica colonna. Tutti gli occhi
erano su di lui. I Rothschild disponevano di una leggendaria rete di
comunicazione.
Se Wellington fosse stato sconfitto e Napoleone
fosse stato ancora in giro per il Continente, la situazione finanziaria
britannica avrebbe preso una pessima piega.
Rothschild aveva l’aria affranta, se ne stava là
immobile, gli occhi rivolti a terra. Poi, improvvisamente, iniziò a vendere.
Gli altri nervosi investitori videro che Rothschild stava vendendo, il che
poteva significare solo una cosa: Napoleone doveva aver vinto e Wellington
doveva essere stato sconfitto. La Borsa crollò. Ben presto, tutti si trovavano
a vendere i propri titoli consolidati – le obbligazioni governative – e i
prezzi calarono bruscamente. Poi Rothschild, tramite i propri agenti, iniziò
segretamente a comprare i titoli consolidati per una frazione del loro valore.
Pensate che si tratti di un mito, di una leggenda?
Un centinaio di anni dopo, il New York Times riportò la notizia secondo cui il
nipote di Nathan Rothschild aveva tentato di procurarsi la sentenza di un
tribunale per eliminare un libro che conteneva questa vicenda della Borsa. La
famiglia Rothschild dichiarò che questa storia era falsa e diffamatoria ma il
tribunale respinse la richiesta dei Rothschild e ingiunse alla famiglia di
accollarsi tutte le spese processuali.
Quello che risulta ancora più interessante di tutta
questa vicenda, è che alcuni autori sostengono che il giorno dopo la battaglia
di Waterloo, nel giro di poche ore, Nathan Rothschild acquisì il dominio non
solo del mercato obbligazionario ma anche della Banca d’Inghilterra. Che la
famiglia Rothschild abbia acquisito o meno il completo controllo della Banca
d’Inghilterra (la prima, e più ricca, banca centrale di proprietà privata in
una grande nazione europea) in questo modo, una cosa è certa: alla metà
dell’800 i Rothschild erano la famiglia più ricca del mondo, nessuno escluso.
Essi dominavano i nuovi mercati delle obbligazioni governative ed avevano
esteso i propri interessi in altri gruppi bancari e industriali.
Infatti, la seconda metà del XIX secolo fu nota con
il nome di “Era dei Rothschild”. Nonostante le enormi ricchezze, la famiglia in
genere ha coltivato un alone di invisibilità e sebbene essa abbia il controllo
di decine di società industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una
manciata di esse porta il nome Rothschild. Alla fine del XIX secolo, un esperto
stimò che la famiglia Rothschild controllasse metà della ricchezza mondiale.
Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è
ragionevole presumere che, da allora, la loro percentuale di ricchezza mondiale
sia aumentata. Ma dall’inizio del secolo scorso, i Rothschild hanno alimentato
l’idea che il loro potere sia in un qualche modo diminuito, anche se le loro
ricchezze sono aumentate.
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15. La Seconda Banca degli Stati Uniti
Nel frattempo, nel 1816 a Washington, soltanto un
anno dopo Waterloo e la presunta acquisizione della Banca d'Inghilterra da parte
di Rothschild, il Congresso americano approvò un disegno di legge che
permetteva ancora una volta la creazione di una banca centrale di proprietà
privata.
Questa banca fu chiamata Seconda Banca degli Stati
Uniti. Lo statuto della nuova banca era una copia di quello delle banche
precedenti. Il governo degli Stati Uniti avrebbe detenuto il 20% delle quote
della banca e, ovviamente, la quota federale fu versata in anticipo nelle casse
della banca stessa. Quindi, grazie alla magia del prestito basato sulla riserva
frazionaria, la quota già versata fu utilizzata per erogare prestiti a favore
di investitori privati, i quali poterono acquisire il rimanente 80%.
Proprio come era avvenuto in precedenza, i
principali azionisti rimasero segreti, ma è noto che il blocco maggiore di
quote, circa un terzo del totale, finì in mani straniere. Come disse un
osservatore: "Non è certamente esagerato dire che la Seconda Banca degli
Stati Uniti aveva radici ben profonde sia negli Stati Uniti che in
Inghilterra." Nel 1816 alcuni autori affermarono che i Rothschild avessero
preso il controllo della Banca d'Inghilterra e che questi sostenessero anche la
nuova banca centrale privata in America.
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16. Andrew Jackson
Dopo dodici anni di manipolazioni dell'economia
statunitense da parte della Seconda Banca degli Stati Uniti, il popolo
americano ne aveva avuto abbastanza. Gli oppositori della banca nominarono un
distinto senatore del Tennessee, Andrew Jackson, l'eroe della battaglia di New
Orleans, per concorrere alla presidenza. Questa è la sua dimora, l'Hermitage.
All'inizio nessuno dava a Jackson alcuna possibilità. Da tempo la banca aveva
imparato a controllare il processo politico con il denaro. Ma con grande
sorpresa e sgomento dei cambiavalute, Jackson riuscì a vincere nel 1828 e non
perse tempo, determinato com'era, ad affossare la banca alla prima occasione.
Ma la concessione statutaria ventennale della banca
non sarebbe scaduta prima del 1836, l'ultimo anno del suo eventuale secondo
mandato, ammesso che fosse riuscito a sopravvivere fino ad allora. Nel corso
del suo primo mandato, Jackson si accontentò di cacciare dagli uffici del
governo i numerosi tirapiedi della banca, licenziando 2.000 degli 11.000
dipendenti del governo federale. Nel 1832, con l'avvicinarsi della sua rielezione,
la banca sferrò un colpo sperando che Jackson non volesse agitare la polemica.
Essa chiese infatti al Congresso di approvare il rinnovo dello statuto con
quattro anni di anticipo. Ovviamente il Congresso fu d'accordo e inviò l'atto
al presidente per firmarlo. Ma Jackson si espresse senza mezzi termini e mise
il veto, il Vecchio Soldato non fu mai un codardo. Il messaggio con il quale
egli si opponeva alla legge è uno dei più grandi documenti degli Stati Uniti e
sottolinea chiaramente la responsabilità del governo americano verso i suoi
cittadini, ricchi e poveri.
"I nostri cittadini non sono i soli che
godranno della generosità del nostro governo. Più di otto milioni di azioni di
questa banca sono possedute da stranieri. Non vi è forse una minaccia per la
nostra libertà e la nostra indipendenza in una banca che, per sua natura, ha
così poco da spartire con il nostro paese?"
"Controllare la nostra valuta, ricevere il
nostro denaro pubblico, e tenere migliaia di nostri cittadini sotto la loro
dipendenza, sarebbe più temibile e pericoloso di una potenza militare
nemica."
"Se il governo si limitasse ad un'equa
protezione, così come il cielo dispensa la pioggia, e riversasse i suoi favori
in egual misura all'umile e all'aristocratico, al povero e al ricco, sarebbe
una vera e propria benedizione. Nella legge che mi sta davanti sembra esserci
un'ampia e ingiustificata deviazione da questi semplici princìpi." -
Andrew Jackson
Nel corso di quello stesso anno, nel luglio 1832 il
Congresso non fu in grado di superare il veto posto da Jackson ed era anche
giunto il momento per il presidente di prepararsi per la rielezione. Jackson
portò la sua causa direttamente al popolo e, per la prima volta nella storia
degli Stati Uniti, egli condusse la campagna presidenziale per le strade. Prima
di allora, i candidati se ne stavano a casa e "posavano da
presidenti". Lo slogan della sua campagna fu “Jackson e Nessuna Banca”. Il
partito Repubblicano nazionale gli contrappose il senatore Henry Clay.
Nonostante i banchieri profusero oltre 3 milioni di dollari nella campagna di
Clay, Jackson fu rieletto a furor di popolo nel novembre del 1832. A dispetto
della vittoria, Jackson sapeva che la battaglia era appena all'inizio.
"L'Idra della corruzione è solamente stordita, non morta", disse il
neoeletto presidente. Jackson ordinò al suo nuovo Segretario al Tesoro, Louis
McLane, di cominciare a ritirare i depositi governativi dalla Seconda Banca e
disporli in altre banche sicure. Ma McLane si rifiutò. Jackson lo licenziò e
nominò William J.Duane come nuovo Segretario al Tesoro. Ma anche Duane rifiutò
di eseguire la richiesta del Presidente, Jackson licenziò anche lui e incaricò
Roger B. Taney. Taney ritirò finalmente i fondi dalla banca a partire dal 1°
ottobre 1833. Jackson era entusiasta: "Ho una catena e sono pronto a
strappar via ogni dente, fino alle radici".
Ma la banca non aveva ancora rinunciato a
combattere. Il suo presidente, Nicholas Biddle, utilizzò la propria influenza
per ottenere che il Senato rigettasse la nomina di Taney poi, in una rara
esternazione di arroganza, Biddle minacciò di provocare una depressione nel
caso in cui alla banca non fosse stato rinnovato lo statuto.
"Questo rispettabile presidente pensa che
siccome ha scotennato indiani e imprigionato giudici, possa avere la meglio
sulla Banca. Si sbaglia." - Nicholas Biddle
Quindi, in un incredibile momento di onestà per un
banchiere centrale, Biddle ammise che la Banca avrebbe provocato una carenza
del denaro in circolazione per costringere il Congresso a reintrodurre la
banca.
"Nulla, eccetto una sofferenza diffusa,
potrebbe produrre un qualunque effetto sul Congresso... La nostra sola salvezza
è quella di perseguire un corso prolungato di decisa contrazione - e non ho
alcun dubbio che tale corso porterà alla fine alla reintroduzione della valuta
e al rinnovo dello statuto della banca." - Nicholas Biddle
Una rivelazione straordinaria, la pura verità
rivelata con una chiarezza sconcertante. Biddle intendeva usare il potere della
banca di contrarre il denaro per causare una pesante depressione, finché
l'America non si fosse arresa. Purtroppo ciò è avvenuto ripetutamente nel corso
della storia degli Stati Uniti e sta per accadere di nuovo oggi. Nicholas
Biddle tenne fede alle sue minacce: la banca contrasse bruscamente la fornitura
di denaro, richiedendo il pagamento di tutti i prestiti e rifiutando di
erogarne di nuovi. Ne scaturì il panico finanziario, seguito da una profonda
depressione. Ovviamente, Biddle diede la colpa del crollo a Jackson affermando
che questo era stato causato dal ritiro dei fondi federali dalla banca.
Purtroppo il suo piano funzionò: i salari e i prezzi diminuirono, la
disoccupazione dilagò insieme alla bancarotta delle imprese e la nazione andò
rapidamente nel caos. I direttori dei giornali si scagliarono contro Jackson.
La banca minacciò di trattenere i pagamenti che quindi avrebbero potuto essere
fatti direttamente ai politici per mantenerli al loro soldo. Nel giro di
qualche mese il Congresso si riunì in quella che fu chiamata la “Sessione del
Panico”.
Sei mesi dopo avere ritirato i fondi dalla Banca,
Jackson venne ufficialmente censurato da una risoluzione passata al Senato per
26 voti contro 20. Era la prima volta in assoluto che un presidente veniva
censurato dal Congresso. Jackson inveì contro la banca: "Siete un covo di
vipere. Intendo stanarvi e, lo voglia il Cielo, vi stanerò!". Il destino
dell'America era in bilico. Se il Congresso avesse messo assieme abbastanza
voti da superare il veto di Jackson, la banca avrebbe potuto avere garantiti
altri 20 e più anni di monopolio sul denaro americano. Un periodo sufficiente per consolidare il suo
già grande potere. Ma avvenne un miracolo. Il governatore della Pennsylvania si
fece avanti a sostegno del presidente Jackson e criticò duramente la banca.
Inoltre, Biddle era stato sorpreso a vantarsi in pubblico del piano della banca
per far crollare l'economia. Improvvisamente la sorte cambiò e, nell'aprile del
1834 la Camera dei Rappresentanti votò 134 contro 82 a sfavore del rinnovo alla
banca. Questo risultato fu seguito da una votazione ancor più schiacciante per
creare una commissione speciale che indagasse sulle responsabilità della banca
nel tracollo.
Quando la commissione si presentò alla sede della
Banca a Filadelfia, armata di mandato per esaminare i libri contabili, Biddle
si rifiutò di consegnarli e non consentì nemmeno l'ispezione della
corrispondenza con i membri del Congresso, riguardante i loro debiti personali
e le richieste che aveva avanzato loro. Inoltre Biddle si rifiutò di
testimoniare davanti alla commissione a Washington.
L'8 gennaio 1835, Jackson pagò l'ultima rata del
debito nazionale, che si era reso necessario dall'aver permesso alle banche di
emettere valuta in forma di prestito per il governo, invece di emettere tale
valuta direttamente in forma di banconote del Tesoro, che non generano debito.
Egli fu l'unico presidente che riuscì ad estinguere il debito. Alcune settimane
dopo, il 30 gennaio 1835, un assassino di nome di Richard Lawrence tentò di
sparare al presidente Jackson ma, grazie al Cielo, entrambe le pistole
mancarono il bersaglio. Lawrence fu giudicato non colpevole per infermità
mentale e, dopo il suo rilascio, egli si vantò con alcuni amici che dei potenti
individui in Europa gli avevano assegnato quel compito e gli avevano promesso
di proteggerlo nel caso fosse stato catturato. L'anno dopo, quando la
concessione statutaria fu scaduta, la Seconda Banca degli Stati Uniti cessò di
essere la banca centrale della nazione. Biddle fu quindi arrestato e accusato
di frode. Alla fine del processo fu assolto ma morì subito dopo, ancora alle
prese con cause civili.
Dopo il suo secondo mandato presidenziale, Jackson
si ritirò qui all'Hermitage alla periferia di Nashville per trascorrere il
resto della sua vita. Egli è ancora ricordato per la sua determinazione
nell'affossare la banca e, in effetti, l'affossò così bene che occorsero 77
anni ai cambiavalute per rimediare al danno. Quando gli fu chiesto quale fosse
stata l'impresa più importante che avesse mai realizzato, Jackson rispose:
"Ho ucciso la Banca!"
~•~
17. Abe Lincoln
Purtroppo anche Jackson non riuscì a cogliere
l'intero quadro e le sue profonde radici. Sebbene egli avesse affossato la
banca centrale, l'arma più insidiosa dei cambiavalute, il sistema bancario a
riserva frazionaria rimaneva in vigore nelle numerose banche statali. Ciò
alimentava l'instabilità economica negli anni antecedenti la Guerra Civile.
Tuttavia i banchieri centrali erano tagliati fuori e il risultato fu che
l'America prosperava mentre si espandeva verso ovest. In questo periodo, i
principali cambiavalute lottarono per riconquistare il loro potere
centralizzato, ma senza successo. Quindi, alla fine, essi rispolverarono la
vecchia formula dei banchieri centrali: una guerra per creare debito e
dipendenza. Se non potevano ottenere la loro banca centrale, l'America doveva
essere messa in ginocchio gettandola in una Guerra Civile proprio come essi
avevano già fatto nel 1812 dopo che lo statuto della Prima Banca degli Stati
Uniti non era stato rinnovato. Un mese dopo l'insediamento di Abraham Lincoln,
i primi colpi della Guerra Civile americana risuonarono a Fort Sumter, Carolina
del Sud, il 12 aprile del 1861. Sicuramente la schiavitù fu una delle cause
della Guerra Civile, ma non la causa principale. Lincoln sapeva che l'economia
del Sud dipendeva dalla schiavitù e quindi già prima della Guerra non aveva
alcuna intenzione di abolirla. Lincoln così aveva detto nel suo discorso
inaugurale soltanto un mese prima:
"Non ho alcuna intenzione di interferire,
direttamente o indirettamente, con l'istituzione della schiavitù negli stati in
cui essa vige. Credo che non abbia alcun diritto di legge per farlo e nemmeno
vi sono incline." - Abraham Lincoln
Persino dopo i primi colpi sparati a Fort Sumter,
Lincoln continuò a ribadire che la Guerra Civile non riguardava la questione
della schiavitù.
"Il mio supremo obiettivo è quello di salvare
l'Unione, non quello di salvare o abolire la schiavitù. Se potessi salvare
l'Unione senza dover liberare neppure uno schiavo, lo farei." - Abraham
Lincoln
Quindi, per quali ragioni fu combattuta la Guerra
Civile? C'erano molti fattori in gioco. Gli industriali del Nord avevano
applicato dei dazi protezionistici per impedire agli stati del Sud di
acquistare merci europee più a buon mercato. L'Europa aveva reagito
interrompendo le importazioni di cotone dagli stati del Sud. Questi si
trovavano in una doppia tenaglia finanziaria: erano obbligati a spendere di più
per gran parte delle loro necessità di vita mentre i ricavi provenienti dalle
loro esportazioni di cotone crollavano. Fu questo a rendere il Sud furibondo.
Tuttavia c'erano altri elementi in gioco. I
cambiavalute erano ancora tormentati dal fatto che l’America si era sottratta
al loro controllo 25 anni prima. Da allora la solida economia americana aveva
reso la nazione ricca, davvero un cattivo esempio per il resto del mondo. I
banchieri centrali ora vedevano un'opportunità per spaccare in due la nuova
nazione benestante: dividere e conquistare con la guerra. Si trattava forse di
una sorta di teoria complottista di quell’epoca? Bene, ascoltiamo quello che
disse un privilegiato osservatore di quel tempo. Il suo nome è Otto Von Bismark,
Cancelliere di Germania, l'uomo che avrebbe unito gli stati tedeschi di lì a
qualche anno.
“La separazione degli Stati Uniti in confederazioni
di pari forza era stata decisa di gran lunga prima della Guerra Civile da parte
di alti poteri della finanza europea. Questi banchieri temevano che,
qualora gli Stati Uniti fossero rimasti
insieme come un'unica nazione, avrebbero ottenuto una tale indipendenza
economica e finanziaria da pregiudicare il loro dominio finanziario del mondo.”
- Otto Von Bismark
Qualche mese dopo i primi spari di Fort Sumter, i
banchieri centrali prestarono a Napoleone III di Francia, il nipote del
Napoleone di Waterloo, 210 milioni di franchi per impadronirsi del Messico e
per posizionare delle truppe lungo il confine meridionale degli Stati Uniti,
approfittando della loro guerra per violare la dottrina di Monroe e far
ritornare il Messico sotto la dominazione coloniale. Non importa quale fosse
stato l'esito della Guerra Civile, un'America indebolita e pesantemente
indebitata nei confronti dei cambiavalute avrebbe aperto ancora una volta
l'America centrale e meridionale alla colonizzazione europea. Proprio quello
che la dottrina di Monroe aveva proibito nel 1823.
Allo stesso tempo, la Gran Bretagna spostò 11.000
soldati in Canada e li posizionò minacciosamente lungo il confine
settentrionale americano. Anche la flotta britannica si dispose in stato di
pre-allerta, per essere pronta ad intervenire eventualmente in un conflitto.
Lincoln sapeva di trovarsi in un grosso dilemma ed era tormentato dal destino
dell'Unione. Tutto ciò andava ben oltre la differenza tra Nord e Sud. Ecco
perchè la sua enfasi fu sempre sull'Unione e non banalmente sullo sconfiggere
gli stati del Sud. Ma Lincoln aveva bisogno di denaro per vincere e, nel 1861,
si recò a New York insieme al suo Segretario al Tesoro, Salmon P.Chase, per
richiedere i prestiti necessari. I cambiavalute, ansiosi di vedere il
fallimento dell'Unione, offrirono prestiti ad un interesse compreso tra il 24 e
il 36%. Lincoln rispose ‘no, grazie’ e ritornò a Washington. Quindi mandò a
chiamare un vecchio amico, il colonnello Dick Taylor di Chicago, e gli
sottopose il problema di come finanziare la guerra. Durante una riunione
Lincoln chiese a Taylor che cosa aveva escogitato. Taylor rispose:
"Ebbene, Lincoln, è semplice: chiedi al
Congresso di approvare un disegno di legge che autorizzi la stampa di banconote
del Tesoro a corso legale... e paga i tuoi soldati con quelle, procedi e vinci
la tua guerra." - Colonnello Dick Taylor
Quando Lincoln chiese se il popolo degli Stati Uniti
avrebbe accettato le banconote, Taylor rispose:
"Il popolo o chiunque altro non avrà alcuna
scelta al riguardo se le si emetteranno come denaro a pieno corso legale. Esse
avranno la piena approvazione del governo e saranno valide quanto qualunque
altra moneta poiché la Costituzione attribuisce espressamente al Congresso
questo diritto." - Colonnello Dick Taylor
Ciò fu esattamente quello che fece Lincoln. Nel
1862-63 egli fece stampare nuove banconote per un valore di 450 milioni di
dollari. Per distinguerle dalle altre banconote in circolazione, le fece
stampare con inchiostro verde sul retro, ecco perché furono chiamate
“greenbacks”. Con questo nuovo denaro, Lincoln pagò le truppe e acquistò i loro
viveri. Nel corso della guerra, quasi 450 milioni di dollari
"greenbacks" vennero stampati senza interessi per il governo
federale. Lincoln sapeva chi manovrava davvero dietro le quinte e cosa ci fosse
in serbo per il popolo americano. Ecco come spiegò il suo pensiero:
"Il governo dovrebbe creare, emettere e far
circolare tutta la valuta e il credito necessario per soddisfare il potere di
vendita del governo e il potere d'acquisto dei consumatori."
"Il privilegio di creare ed emettere moneta non
è solo la suprema prerogativa del governo, ma è anche la sua più grande
opportunità creativa."
“Con l’adozione di questi princìpi, ai contribuenti
verranno risparmiate enormi quantità di interessi. Il denaro cesserà di essere
il padrone e diventerà il servitore dell’umanità.” – Abraham Lincoln
Un editoriale davvero incredibile sul Times di
Londra spiegava la posizione dei banchieri centrali nei confronti dei
greenbacks di Lincoln:
"Se questa malefica politica finanziaria, che
ha le sue origini in Nord America, dovesse perdurare fino a consolidarsi, il
governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Ripagherà i debiti e rimarrà senza debito. Avrà tutto il denaro
necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come mai
nella storia del mondo. Le menti e la ricchezza di ogni nazione andranno verso
il Nord America. Quel paese deve essere distrutto o distruggerà ogni monarchia
sul pianeta." – Times di Londra
Il piano funzionò, e funzionò così bene che l'anno
dopo, il 1863, con le truppe federali e confederate che si concentravano sul
campo per la battaglia decisiva nella Guerra Civile, e con il Tesoro bisognoso
di un’ulteriore autorizzazione del Congresso ad emettere altri greenbacks,
Lincoln permise ai banchieri di far approvare il National Bank Act. Queste
nuove banche nazionali avrebbero operato in regime di immunità fiscale e
detenuto il monopolio sulla creazione del nuovo tipo di denaro, le banconote.
Sebbene i greenbacks continuassero a circolare, il loro numero non fu
incrementato. Ma, ancor più importante, da questo momento in poi l’intera
offerta monetaria degli Stati Uniti sarebbe stata creata dai banchieri con
l’acquisto delle obbligazioni governative e la loro emissione come riserva per
le banconote. Come spiegò lo storico John Kenneth Galbraith:
"Per molti anni dopo la guerra, il governo
federale ebbe un notevole saldo attivo, tuttavia non poté ripagare il suo
debito e ritirare i suoi titoli perché se l’avesse fatto non ci sarebbe stata
alcuna obbligazione a sostegno delle banconote nazionali. Ripagare il debito
equivaleva a distruggere l’offerta monetaria." - John Kenneth Galbraith
Nel corso del 1863, Lincoln ebbe un aiuto
inaspettato da parte dello Zar Alessandro II di Russia. Lo Zar, così come
Bismark in Germania, sapeva quello a cui miravano i cambiavalute e aveva
tenacemente negato loro la creazione di una banca centrale in Russia. Se
l'America fosse sopravvissuta e fosse rimasta fuori dalle loro grinfie, la
posizione dello Zar sarebbe rimasta al sicuro. Se invece i banchieri avessero
avuto la meglio separando l'America e restituendo le sue parti a Gran Bretagna
e Francia, entrambe sotto il controllo delle rispettive banche centrali, essi
avrebbero potuto minacciare nuovamente la Russia. Quindi lo Zar diede
disposizioni che nel caso in cui l'Inghilterra o la Francia fossero intervenute
attivamente in aiuto del Sud, la Russia avrebbe considerato tale atto come una
dichiarazione di guerra. Quindi fece altrettanto inviando parte della flotta
presente nel Pacifico verso il porto di San Francisco.
Lincoln fu rieletto l'anno dopo, il 1864, e se fosse
vissuto avrebbe sicuramente affossato il monopolio sul denaro della banca
nazionale, strappatogli durante la guerra. Il 21 novembre 1864, egli scrisse ad
un amico:
"Il potere del denaro vive alle spalle della
nazione in tempo di pace e cospira contro di essa in tempo di avversità. E' più
dispotico della monarchia, più insolente dell'autocrazia, più egoista della
burocrazia.” – Abraham Lincoln
Poco prima che Lincoln fosse assassinato, il suo ex
Segretario al Tesoro, Salmon P. Chase, si pentì del ruolo svolto nel garantire
l’approvazione del National Banking Act avvenuta soltanto un anno prima.
"L'aver incoraggiato l’approvazione del
National Banking Act è stato il più grande errore finanziario della mia vita. Esso
ha creato un monopolio che incide su ogni interesse nel paese." - Salmon
P. Chase
Il 14 aprile 1865, 41 giorni dopo l’inizio del suo
secondo mandato e solamente 5 giorni dopo la resa di Lee contro Grant ad
Appomattox, Lincoln cadde sotto i colpi d'arma da fuoco di John Wilkes Booth al
Teatro Ford. Il Cancelliere tedesco Bismark compianse la scomparsa di Abraham
Lincoln:
"La morte di Lincoln fu un disastro per la
Cristianità, non c'era uomo negli Stati Uniti che si potesse avvicinare a
lui... temo che i banchieri stranieri con la loro astuzia e i loro subdoli
trucchetti corrompano del tutto gli esuberanti ricchi d'America, e usino ciò
per corrompere sistematicamente la civiltà moderna. Essi non esiteranno a far
piombare l'intera Cristianità in guerre e caos affinché il mondo diventi loro
schiavo." – Otto von Bismark
Bismark aveva ben compreso il piano dei
cambiavalute. Le prove che i banchieri internazionali erano stati i
responsabili dell'assassinio di Lincoln emersero in Canada settant’anni più
tardi, nel 1934. Gerald G. McGeer, un avvocato canadese famoso e molto stimato,
rivelò la sconvolgente verità nel corso di un'audizione di cinque ore davanti
alla Camera dei Comuni canadese, nella quale egli screditò il sistema monetario
nazionale basato sul debito. Ricordate, era il 1934, l'apice della Grande
Depressione che stava devastando anche il Canada. McGeer aveva ottenuto la
prova, cancellata dagli atti ufficiali del processo contro John Wilkes Booth e
fornitagli da agenti dei servizi segreti, dopo la morte di quest'ultimo. McGeer
disse che questa dimostrava come Booth fosse un mercenario, al soldo dei
banchieri internazionali. Secondo un articolo pubblicato il 2 maggio 1934 sul
Vancouver Sun:
"Abraham Lincoln, il liberatore degli schiavi
immolatosi, fu assassinato a causa delle macchinazioni di un gruppo di
banchieri internazionali che temevano le ambizioni di credito nazionale del
presidente degli Stati Uniti. Un solo gruppo al mondo, a quel tempo, aveva
motivo di desiderare la morte di Lincoln. Essi erano gli uomini che si
opponevano al suo programma per una valuta nazionale e che lo combatterono per
tutta la durata della Guerra Civile, a causa della sua politica dei
greenbacks."
E’ interessante notare come McGeer affermò che
Lincoln venne assassinato non solo perché i banchieri internazionali volevano
ripristinare una banca centrale, ma anche perché essi volevano svalutare la
moneta americana sull'oro. Oro che essi controllavano. In altre parole,
volevano collocare l'America in un sistema aureo, il gold standard.
Lincoln aveva fatto esattamente il contrario perché
aveva emesso banconote degli Stati Uniti, i greenbacks, basate unicamente sulla
buonafede del credito degli Stati Uniti.
L'articolo riportava le testuali parole di McGeer:
"Essi erano gli uomini interessati
all’instaurazione del gold standard e del diritto da parte dei banchieri di
gestire la valuta e il credito di ogni nazione del mondo. Senza l'intralcio di
Lincoln essi poterono procedere con quel piano e lo fecero negli Stati Uniti.
Entro otto anni dalla morte di Lincoln, l'argento venne messo fuori corso e fu
costituito il sistema monetario del gold standard.”
Dall'epoca di Lincoln gli Stati Uniti non hanno
emesso altre banconote nazionali. Queste banconote con il sigillo rosso, emesse
nel 1963, non erano una nuova emissione da parte del presidente Kennedy ma
semplicemente i vecchi greenbacks, riemessi anno dopo anno.
In un altro atto di follia e di ignoranza, il Reigle
Act del 1994 autorizzò la sostituzione dei greenbacks di Lincoln con banconote
basate sul debito. Vale a dire che i greenbacks rimasero in circolazione negli
Stati Uniti fino al 1994.
Perché l'argento era così dannoso per i banchieri
mentre l'oro era perfetto? Semplice: perché l'argento era abbondante negli
Stati Uniti ed era molto difficile da controllare a differenza dell'oro che era
ed è sempre stato scarso. La storia insegna che è sempre stato relativamente
facile monopolizzare l'oro, mentre l'argento è sempre stato 15 volte più
abbondante.
~•~
18. Il ritorno del gold standard
Con Lincoln fuori gioco, l'obiettivo seguente dei
cambiavalute era quello di acquisire il controllo completo della moneta
americana. Questo non era un compito facile. Con l'apertura delle nuove
frontiere ad ovest, era stato scoperto argento in grosse quantità e i
greenbacks di Lincoln erano piuttosto diffusi. Nonostante i decisi attacchi ai
greenbacks da parte dei banchieri centrali europei, questi continuarono a
circolare in tutto il paese, di fatto fino a pochi anni fa. Secondo lo storico
W. Cleon Skousen:
"Proprio dopo la Guerra Civile, ci fu un
un'importante discussione sul riprendere il breve esperimento di Lincoln con il
sistema monetario costituzionale. Se non fosse intervenuto il cartello
monetario europeo, esso sarebbe divenuto senza dubbio un'istituzione
consolidata.” - W. Cleon Skousen
E' chiaro che l’idea che l'America stampasse il
proprio denaro esente da debito provocasse ondate di agitazione su tutta
l'élite bancaria europea. Essa osservava con terrore mentre gli Americani
invocavano una maggior quantità di greenbacks. Avevano ucciso Lincoln, forse,
ma cresceva il sostegno per le sue idee monetarie. Il 12 aprile 1866, a circa
un anno dall'assassinio di Lincoln, il Congresso si mise al lavoro agli ordini
dei banchieri centrali europei. Fu approvato il Contraction Act, che
autorizzava il Segretario al Tesoro ad iniziare a ritirare dalla circolazione
un certo numero di greenbacks e quindi a contrarre l’offerta di moneta.
Gli autori Theodore R. Thoren e Richard F. Warner
spiegarono i risultati della contrazione di denaro nel loro libro intitolato
"The Truth in Money book".
"I tempi duri che seguirono la Guerra Civile si
sarebbero potuti evitare se la politica legislativa sui greenbacks fosse
proseguita come Lincoln aveva inteso. Invece, ci fu una serie di ondate di
panico monetario, quelle che chiamiamo recessioni, che misero pressione al
Congresso per emanare dei provvedimenti in favore di un sistema bancario sotto
un controllo centralizzato. Il Federal Reserve Act sarebbe stato approvato il
23 dicembre 1913."
In altre parole, i cambiavalute volevano due cose:
la reintroduzione di una banca centrale sotto il loro esclusivo controllo e una
valuta americana garantita dall'oro. E anche la loro strategia si apriva su due
fronti, prima di tutto causare una serie di ondate di panico per tentare di
convincere gli americani che solo il controllo centralizzato dell’offerta
monetaria poteva garantire una stabilità economica, e quindi ritirare dal
sistema così tanto denaro che la maggioranza degli americani si sarebbe trovata
in una condizione di tale povertà che non si sarebbe curata affatto dei
banchieri oppure sarebbe stata troppo debole per opporvisi. Nel 1866 vi erano
1,8 miliardi di dollari in circolazione negli Stati Uniti, circa 50 dollari e
46 centesimi pro capite. Solamente nel 1867 fu tolto dalla circolazione mezzo
miliardo di dollari; dieci anni dopo, nel 1876, l’offerta monetaria era stata
ridotta a soli seicento milioni di dollari, vale a dire che i due terzi del
denaro degli Stati Uniti erano stati ritirati dai banchieri. Rimanevano in
circolazione solamente 14 dollari e 60 centesimi pro capite. Dieci anni più
tardi, l'offerta monetaria era stata ridotta a 400 milioni di dollari anche se
c'era stata una forte crescita della popolazione. Questo significava che solo 6
dollari e 67 centesimi pro capite rimanevano in circolazione, una perdita del
potere d'acquisto del 760% in 20 anni.
Oggi gli economisti cercano di spacciare il concetto
che le recessioni e le depressioni siano una parte naturale di un qualcosa che
essi chiamano il “ciclo economico”. La verità è che oggi la nostra offerta
monetaria è manipolata com'è avvenuto prima e dopo la Guerra Civile. Com'è
potuto accadere tutto questo? Come ha fatto il denaro a diventare così scarso?
Semplice: i prestiti delle banche furono ritirati e non ne furono concessi di
nuovi. Inoltre le monete d'argento vennero tutte fuse. Nel 1872, un uomo di
nome Ernest Seyd ricevette 100.000 sterline (equivalenti a circa 500.000
dollari) dalla Banca d'Inghilterra e fu mandato in America per corrompere il
numero di membri del Congresso necessari per ottenere la messa al bando
dell'argento. A Seyd venne anche detto che avrebbe potuto usufruire di
ulteriori 100.000 sterline o di qualunque altra somma, qualora le mazzette non
fossero state sufficienti.
L'anno dopo il Congresso approvò il Coinage Act del
1873 e la coniazione dei dollari d'argento fu improvvisamente bloccata. Il
deputato Samuel Hooper, che presentava il progetto di legge alla Camera,
riconobbe che in realtà questa legge era stata ideata dal signor Seyd. Ma il
peggio non fu questo. Nel 1874 lo stesso Seyd ammise chi c'era dietro le
quinte.
"Mi recai in America nell'inverno del
1872-1873, autorizzato ad assicurare, se possibile, l'approvazione di una legge
che mettesse al bando l'argento. Era nell'interesse di coloro che io
rappresentavo - i governatori della Banca d'Inghilterra - fare in modo che
venisse approvata. Nel 1873, le monete d'oro furono l'unica forma di moneta
metallica." – Ernest Seyd
Ma le vicende riguardanti il controllo del denaro
degli Stati Uniti non si erano ancora concluse. Solo tre anni più tardi, nel
1876, con un terzo della forza lavoro disoccupata, la popolazione stava
crescendo senza tregua. La gente invocava un ritorno al sistema monetario dei
greenbacks del presidente Lincoln oppure ad una moneta d'argento, qualunque
cosa avesse fatto tornare il denaro più abbondante. In quell'anno, il Congresso
creò la Commissione degli Stati Uniti sull'argento per studiare il problema e,
alla fine, il resoconto accusava i banchieri nazionali per la contrazione di
denaro. Il rapporto è interessante perchè paragona l’intenzionale contrazione
di denaro da parte dei banchieri nazionali dopo la Guerra Civile alla caduta
dell'Impero Romano.
"Il disastro dell'epoca delle invasioni
barbariche fu causato dalla diminuzione del denaro e dalla caduta dei prezzi...
Senza denaro, la civiltà non avrebbe potuto avere origine e, con un'offerta in
diminuzione, essa è destinata ad indebolirsi e se non assistita, infine a
perire."
"Nell'era Cristiana la quantità di monete
metalliche dell'Impero Romano ammontava ad un miliardo e 800 milioni di
dollari. Verso la fine del quindicesimo secolo essa si era ridotta a meno di
200 milioni di dollari... La storia non ricorda nessun’altra transizione così
disastrosa come quella dall'Impero romano all'era della barbarie..." -
Commissione degli Stati Uniti sull'argento
Nonostante questo rapporto da parte della
Commissione sull'argento, il Congresso non intraprese alcun provvedimento.
L'anno seguente, il 1877, le sommosse esplosero da Pittsburgh a Chicago. Le
torce di vandali affamati illuminarono il cielo. I banchieri si consultarono
per decidere il da farsi e scelsero di tenere duro. Adesso che erano tornati in
controllo in una certa misura non erano intenzionati ad arrendersi. Alla
riunione dell'Associazione dei Banchieri Americani di quell'anno, essi
sollecitarono i propri membri a fare qualunque cosa in loro potere per
reprimere l'idea di un ritorno ai greenbacks. Il segretario dell'ABA, James
Buel, scrisse di suo pugno una lettera ai membri nella quale, in modo
sfacciato, veniva chiesto alla banche di sovvertire non solo il Congresso ma
anche la stampa.
"E' opportuno che facciate tutto ciò è in
vostro potere per sostenere i giornali quotidiani e i settimanali più
importanti, specialmente la stampa religiosa e agricola, affinché si oppongano
all'emissione dei greenbacks e che ritiriate il sostegno finanziario a tutti
coloro che non hanno intenzione di opporsi all'emissione del denaro
governativo."
".... L'abrogazione della legge per la
creazione delle banconote, o il ripristino dell'emissione di denaro governativo
significherà fornire denaro alla popolazione e quindi penalizzerà seriamente i
nostri profitti individuali come banchieri e prestatori."
"Incontratevi con il vostro membro del
Congresso e spingetelo ad appoggiare i nostri interessi in modo da poter
controllare la legislatura." – James Buel, Associazione dei Banchieri
Americani
Mentre la pressione politica al Congresso saliva
chiedendo un cambiamento, la stampa tentò di tenere il popolo americano lontano
dalla verità. Il New York Tribune scrisse il 10 gennaio 1878:
"Il capitale del paese si è alla fine
organizzato, e vedremo se il Congresso oserà sfidare l'evidenza".
Ma non funzionò del tutto. Il 28 febbraio 1878, il
congresso approvò la legge Sherman, che permetteva la coniazione di un certo
numero di dollari d'argento interrompendo un vuoto di cinque anni. Tuttavia,
questo non metteva fine alla moneta in valuta d'oro e nemmeno liberalizzò
completamente l'argento. Prima del 1873, chiunque avesse portato dell’argento
alla zecca degli Stati Uniti poteva vederselo coniato in dollari d'argento
senza alcun costo. Ora non più. Ma almeno un po’ di denaro cominciò a rifluire
nell'economia. Senza più alcuna minaccia al loro controllo, i banchieri
ricominciarono ad erogare prestiti e la depressione che seguì la Guerra Civile
finalmente terminò.
Tre anni più tardi, il popolo americano elesse il
repubblicano James Garfield come presidente. Garfield sapeva in che modo
l'economia venisse manipolata. Come membro del Congresso, egli era stato
presidente della Commissione sulle Appropriazioni ed era un membro della
Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta. Dopo il suo insediamento, nel
1881 Garfield accusò pubblicamente i cambiavalute:
“Chiunque controlli la massa monetaria in qualsiasi
paese è il padrone assoluto dell’intera industria e del commercio... e quando
vi rendete conto che l'intero sistema è controllato molto semplicemente, in un
modo o nell'altro, da pochi uomini al vertice, non ho bisogno di spiegarvi come
nascono i periodi di inflazione e di depressione.” – James Garfield
Purtroppo, poche settimane dopo aver pronunciato
queste parole, il 2 luglio 1881 il presidente Garfield fu assassinato.
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19. Argento libero
I cambiavalute stavano rapidamente riguadagnando
forza e iniziarono un ciclo di periodiche “tosature delle pecore”, così le
chiamavano, in cui venivano creati boom economici seguiti da depressioni in
modo da poter acquisire abitazioni e fattorie per pochi spiccioli. Nel 1891, i
cambiavalute si preparavano ad abbattere ancora l’economia americana e i loro
metodi e le loro motivazioni furono spiegati con una chiarezza sconcertante in
una nota di servizio inviata dall’Associazione dei Banchieri Americani (ABA),
un’organizzazione in cui si ritrovano molti banchieri. Osservate come in questa
nota venga richiesto ai banchieri di creare una depressione in una data
prestabilita di lì a tre anni. Eccone una parte estrapolata dai verbali del
Congresso:
“Il primo settembre 1894 non rinnoveremo più i
nostri prestiti per alcun motivo. Il primo settembre esigeremo il denaro,
pignoreremo e diventeremo creditori ipotecari. Potremo acquisire i due terzi
delle fattorie ad ovest del Mississippi e anche di altre migliaia ad est del
Mississippi, al nostro prezzo... Quindi gli agricoltori diventeranno degli
affittuari come accade in Inghilterra...” – Associazione dei Banchieri
Americani nel 1891, tratto dai verbali del Congresso del 29 aprile 1913
Queste depressioni potevano essere controllate
perché gli Stati Uniti si trovavano nel gold standard. Data la sua scarsità,
l’oro è uno dei beni più facilmente manipolabili. La popolazione voleva che
l’argento fosse di nuovo legalizzato in modo da poter sfuggire alla morsa che
avevano i cambiavalute sull’oro. La popolazione voleva la reintroduzione delle
monete d’argento, ribaltando la legge di Ernest Seyd del 1873, allora definita
come il “Crimine del 1873”.
Nel 1896, l’emissione di una maggiore quantità di
monete d’argento era diventata il punto nodale della campagna presidenziale.
William Jennings Bryan, un senatore del Nebraska, scese in campo nelle file del
partito Democratico sulla questione dell’argento libero. Nel corso della
convention nazionale dei Democratici tenutasi a Chicago, Bryan fece un discorso
commovente che gli garantì l’appellativo di “Corona di spine e croce d’oro”.
Sebbene egli avesse solamente 36 anni a quel tempo, il suo fu considerato uno
dei discorsi più importanti mai fatti prima di una convention politica. Nella
sua drammatica conclusione, Bryan disse:
“Risponderemo alla loro richiesta di un gold
standard dicendo loro: ‘Non premerete questa corona di spine sulla fronte dei
lavoratori, non crocifiggerete il genere umano su una croce d’oro’.” - William
Jennings Bryan
I banchieri sostennero con grande generosità il
candidato Repubblicano William McKinley, che era a favore del gold standard. Il
duello fu una delle corse alla presidenza più contestate della storia
americana. Bryan tenne oltre 600 discorsi in 27 stati mentre la campagna di
McKinley si servì dei produttori e degli industriali per far sapere ai loro
dipendenti che se Bryan fosse stato eletto tutte le fabbriche e gli impianti
sarebbero stati chiusi e non ci sarebbe stato più lavoro. Il trucco funzionò e
McKinley batté Bryan per una manciata di voti. Bryan si candidò di nuovo alla
presidenza nel 1900 e nel 1908, ma ogni volta mancò il traguardo per un niente.
Durante la convention Democratica del 1912, Bryan era una figura di spicco che
aiutò Woodrow Wilson a guadagnare la candidatura. Quando Wilson divenne
presidente, egli nominò Bryan come Segretario di Stato ma Bryan fu ben presto
disilluso dalla nuova amministrazione.
Bryan rimase in carica solamente due anni prima di
dare le dimissioni nel 1915 in seguito al sospetto affondamento del battello
Lusitania, l’evento che fu utilizzato per trascinare l’America nella Prima
Guerra Mondiale. Anche se William Jennings Bryan non riuscì mai ad essere
eletto presidente, i suoi sforzi ritardarono di 17 anni il prossimo obiettivo
dei cambiavalute: una nuova banca centrale americana di proprietà privata.
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20. J.P. Morgan e il crollo del 1907
Per i cambiavalute era giunto il momento di tornare
ad occuparsi del problema di una nuova banca centrale privata per l’America.
Nel corso dei primi del ‘900 furono uomini come J.P. Morgan a guidare la
carica. Un’ultima ondata di panico sarebbe stata indispensabile per far
convergere l’attenzione del paese sul presunto bisogno di una banca centrale.
La spiegazione logica era che solo una banca centrale poteva impedire il
fallimento delle banche.
Morgan era senza dubbio il più potente banchiere
americano e si sospettava fosse anche un agente per conto dei Rothschild.
Morgan aveva aiutato a finanziare l’impero petrolifero di John D. Rockefeller.
Inoltre, aveva aiutato a finanziare i monopoli di Edward Harriman nella
costruzione di ferrovie, di Andrew Carnegie nell’acciaio e altre innumerevoli
industrie. Ma, soprattutto, il padre di J.P. Morgan, Junius Morgan, era stato
un agente finanziario per conto degli inglesi. Dopo la morte del padre, J.P.
Morgan poté contare sul socio inglese Edward Grenfell, che fu per lungo tempo
Direttore della Banca d’Inghilterra. Di fatto, dopo la morte di Morgan si scoprì
che il suo patrimonio ammontava a soli pochi milioni di dollari. Contrariamente
a quanto molti pensassero, la maggior parte dei titoli in suo possesso non era
in effetti di sua proprietà.
Nel 1902 il Presidente Theodore Roosevelt, secondo
quanto si dice, contrastò Morgan e i suoi amici utilizzando il Sherman
Antitrust Act per cercare di spezzare i loro monopoli industriali. In realtà
Roosevelt fece molto poco per interferire nella crescente monopolizzazione
dell’industria americana da parte dei banchieri e affini. Ad esempio, si
immaginava che Roosevelt avesse spezzato il cartello petrolifero. Ma questo non
fu affatto spezzato: venne semplicemente diviso in sette società per azioni,
tutte ancora controllate dai Rockefeller. L’opinione pubblica si rendeva conto
di tutto questo grazie ai vignettisti politici come Thomas Nast, che alludeva
ai banchieri come il “Cartello della Moneta”.
Nel 1907, l’anno dopo la rielezione di Teddy
Roosevelt, Morgan decise che era giunto di nuovo il momento di tentare la via
della banca centrale. Combinando la loro potenza finanziaria, Morgan e i suoi
amici furono in grado di far crollare segretamente il mercato azionario.
Migliaia di piccole banche erano largamente sovraesposte, alcune avevano
riserve pari a meno dell’1%, grazie al principio della riserva frazionaria.
Entro pochi giorni si poterono vedere corse agli
sportelli in tutta la nazione. A questo punto Morgan apparve all'opinione
pubblica e si offrì di sostenere la vacillante economia americana concedendo
credito alle banche in fallimento con denaro che avrebbe creato dal nulla. Era
una proposta scandalosa, di gran lunga peggiore del sistema a riserva
frazionaria, ma il Congresso consentì a Morgan di creare dal nulla 200 milioni
di dollari di questo denaro privato completamente senza riserva, con il quale
egli fece acquisti, pagò per servizi e che mandò in parte alle proprie banche
associate per prestarlo ad interesse. Il suo piano funzionò.
Presto la gente riacquistò fiducia nel denaro e
smise di accumularlo. Ma, di conseguenza, il potere bancario si consolidò
ulteriormente nelle mani di poche grandi banche. Nel 1908 il panico era solo un
ricordo e Morgan fu acclamato come un eroe dal rettore dell’università di
Princeton, un tale chiamato Woodrow Wilson.
“Sarebbe stato possibile evitare tutto questo
trambusto se avessimo istituito un comitato di sei o sette uomini dotati di
senso civico come J.P. Morgan a gestire gli affari del nostro Paese.” - Woodrow
Wilson.
In seguito, i libri di economia avrebbero spiegato
che la creazione della Federal Reserve fu la chiara conseguenza dell’ondata di
panico del 1907.
“Con la sua allarmante epidemia di fallimenti
bancari, il paese era si era alla fine stancato dell’anarchia dell’instabile
sistema bancario privato.”
Ma un membro del Congresso proveniente dal
Minnesota, Charles A. Lindbergh Senior, il padre del famoso aviatore “Lucky”
Lindy, spiegò più tardi che l’ondata di panico del 1907 fu davvero una
macchinazione.
"Coloro che non erano favorevoli al Cartello
Monetario potevano essere estromessi dal business, e la gente spaventata dai
difficili cambiamenti contenuti nelle leggi sul sistema bancario e valutario
formulate dal Cartello della Moneta.”- deputato Charles A. Lindbergh
Così, sin dall’approvazione del National Bank Act
del 1863, i cambiavalute furono in grado di creare una serie di boom e
fallimenti. Lo scopo fu non solo quello di spogliare il popolo americano delle
loro proprietà, ma di poter dichiarare in seguito che il sistema bancario era
sostanzialmente così instabile che aveva bisogno di venire consolidato ancora
una volta in una banca centrale.
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21. L'isola di Jekyll
Dopo il crollo, Teddy Roosevelt, in risposta
all'ondata di panico del 1907, ratificò un disegno di legge che creava un
qualcosa chiamato Commissione Monetaria Nazionale. Scopo della commissione era
quello di studiare il problema bancario e dare indicazioni al Congresso.
Naturalmente la commissione era costituita dagli amici e dai compagni di
Morgan.
Il presidente era un uomo chiamato Nelson Aldrich,
senatore del Rhode Island. Aldrich rappresentava il Rhode Island e Newport,
dimore delle più ricche famiglie americane di banchieri. Sua figlia sposò John
D. Rockefeller Junior con il quale ebbe cinque figli: John, Nelson (che sarebbe
diventato vice presidente nel 1974), Lawrence, Winthrop e David, capo del
Consiglio per le Relazioni Estere ed ex presidente della Chase-Manhattan Bank.
Non appena la Commissione Monetaria Nazionale fu
istituita, il senatore Aldrich partì immediatamente per un viaggio di due anni
attraverso l'Europa, dove si consultò lungamente con i banchieri centrali
privati di Inghilterra, Francia e Germania. Questo viaggio solitario costò ai
contribuenti 300.000 dollari, una cifra astronomica per quei tempi.
Poco tempo dopo il suo ritorno, la sera del 22
novembre 1910, alcuni dei più facoltosi e potenti uomini d'America salirono
sulla carrozza privata del senatore Aldrich e, in gran segreto, si diressero in
questo luogo: l'isola di Jekyll, al largo delle coste della Georgia.
Con il gruppo giunse anche Paul Warburg. Warburg
aveva ricevuto un compenso di 500.000 dollari all’anno dalla società di
investimenti Kuhn Loeb & Co. perché facesse pressioni per l'approvazione di
una banca centrale americana di proprietà privata. Il socio di Warburg in
questa società era un tale di nome Jacob Schiff, il nipote dell'uomo che aveva
condiviso assieme ai Rothschild la casa dello Scudo Verde a Francoforte.
Schiff, come scopriremo più tardi, era in procinto di spendere 20 milioni di
dollari per finanziare lo spodestamento dello Zar di Russia.
Queste tre famiglie di banchieri europei, i
Rothschild, i Warburg e gli Schiff, nel corso degli anni si erano imparentate
grazie a matrimoni, esattamente come le controparti bancarie americane: i
Morgan, i Rockefeller e gli Aldrich.
Il riserbo era così stretto che a tutti i sette
principali partecipanti fu raccomandato di utilizzare soltanto il nome proprio,
per evitare che il personale di servizio potesse risalire alla loro identità.
Anni dopo, un partecipante, Frank Vanderlip,
presidente della National City Bank di New York e rappresentante della famiglia
Rockefeller, confermò il suo viaggio all'isola di Jekyll nell'edizione del 9
febbraio 1935 del Saturday Evening Post:
“Fui davvero segreto e furtivo come un cospiratore...
sapevamo semplicemente che non dovevamo essere scoperti, altrimenti tutto il
nostro tempo e sforzo sarebbero stati sprecati. Se fosse stato reso noto che il
nostro insolito gruppo si era riunito e aveva tracciato un disegno di legge sul
sistema bancario, quella proposta non avrebbe avuto alcuna possibilità di
essere approvata dal Congresso.” - Frank Vanderlip
I
partecipanti vennero qui per cercare di capire come risolvere il loro problema
più grande, come ritornare a una banca centrale in mani private. Ma c’erano
altri problemi ai quali bisognava porre attenzione. Innanzitutto, stava
rapidamente diminuendo la quota di mercato delle grandi banche. Nei primi 10
anni del secolo, il numero delle banche negli Stati Uniti era più che
raddoppiato, fino a superare quota 20.000. Nel 1913 soltanto il 29% era
costituito da banche nazionali, le quali detenevano soltanto il 57% dei
depositi.
Come ammise in seguito il senatore Aldrich in un
articolo apparso su un periodico:
"Prima dell'approvazione di questa legge, i
banchieri di New York avrebbero potuto dominare soltanto le riserve di New
York. Ora siamo in grado di dominare le riserve dell'intero paese" -
senatore Nelson Aldrich
Dunque, andava fatto qualcosa per acquisire il
controllo di queste nuove banche. Come disse John D. Rockefeller “La
competizione è peccato”.
In secondo luogo, l'economia nazionale era così
forte che le società per azioni stavano iniziando a finanziare la propria
espansione attraverso i profitti piuttosto che prendere a prestito enormi
quantità di denaro dalle grandi banche. Nei primi 10 anni del nuovo secolo, il
70% dei finanziamenti aziendali proveniva dai profitti. In altre parole,
l'industria americana stava diventando indipendente dai cambiavalute e questa
tendenza andava fermata.
Tutti i partecipanti sapevano che questi problemi
potevano essere risolti con una soluzione praticabile, ma forse il loro
problema più grande era una questione di pubbliche relazioni: il nome della
nuova banca. Quella discussione ebbe luogo esattamente in questa stanza, una
delle tante sale conferenza di questo labirintico albergo, noto oggi come il
Jekyll Island Club Hotel. Aldrich credeva che la parola 'banca' non dovesse
neppure comparire nel nome.
Warburg voleva chiamare il decreto “disegno di legge
della National Reserve” oppure “disegno di legge della Federal Reserve”. L'idea
era quella di dare l'impressione che lo scopo della nuova banca centrale fosse
di fermare le corse agli sportelli, ma anche di celare il suo carattere di
monopolio.
Ad ogni modo, fu Aldrich, da politico egoista, che
insistette che fosse chiamato "disegno di legge Aldrich". Dopo 9
giorni all'isola di Jekyll, il gruppo si disperse. La nuova banca centrale
sarebbe stata molto simile alla vecchia Banca degli Stati Uniti. Avrebbe ricevuto
il monopolio sulla valuta degli Stati Uniti e avrebbe creato tale denaro dal
nulla.
Come crea la Fed questo denaro dal nulla? E' una
procedura suddivisa in quattro fasi. Ma prima un cenno sulle obbligazioni. Le
obbligazioni sono semplici promesse di pagamento, o pagherò del governo. La
gente compra obbligazioni per avere un tasso di interesse sicuro. Alla
scadenza, il governo ripaga l'obbligazione con l'interesse e questa
obbligazione viene distrutta. Al momento, il valore di questi prestiti e obbligazioni
assomma a circa 3600 miliardi di dollari.
Ecco ora il meccanismo di creazione del denaro da
parte della Fed.
Fase 1: il Comitato Federale del Mercato Aperto
approva l'acquisto di obbligazioni statunitensi sul mercato.
Fase 2: le obbligazioni sono acquistate dalla Fed da
chiunque le metta in vendita sul mercato.
Fase 3: la Fed paga le obbligazioni con accrediti
elettronici alla banca del venditore che, a sua volta, le accredita sul conto
bancario del venditore. Il trucco, in questa fase, è che questi crediti sono
basati sul nulla. La Fed semplicemente li crea.
Fase 4: le banche utilizzano questi depositi come
riserva. Esse possono prestare a nuovi mutuatari, con interesse, fino a 10
volte l'ammontare delle proprie riserve.
In questo modo, un acquisto di, ad esempio, un
milione di dollari di obbligazioni viene tramutato in oltre dieci milioni in
conti bancari. La Fed, di fatto, crea il 10% dell'ammontare totale di questo
nuovo denaro e le banche creano l'altro 90%. Per ridurre la quantità di denaro sul
mercato, il processo è semplicemente invertito. La Fed vende obbligazioni al
pubblico e il denaro defluisce dalla banca locale dell'acquirente. I prestiti
devono essere ridotti di 10 volte rispetto all'ammontare totale della vendita.
Così una vendita da parte della Fed di un milione di dollari in obbligazioni
comporta 10 milioni di dollari di denaro in meno nell'economia. Come riusciva
tutto questo ad agevolare i banchieri, i cui rappresentanti si accalcavano
sull'isola di Jekyll?
Primo: vanificava del tutto gli sforzi per
raggiungere un'equa soluzione per la riforma del sistema bancario.
Secondo: impediva il ritorno di un equo sistema di
finanza governativa esente da debito, come i greenbacks di Lincoln. Il sistema
di finanza governativo basato sulle obbligazioni imposto con la forza a
Lincoln, dopo che egli creò i greenbacks, era ora scolpito nel marmo.
Terzo: delegava ai banchieri il diritto di creare il
90% della nostra offerta monetaria basata sulle sole riserve frazionarie che
essi prestavano ad interesse.
Quarto: centralizzava il controllo assoluto della
nostra offerta monetaria nelle mani di poche persone.
Quinto: insediava una banca centrale con un alto
grado di indipendenza dall'effettivo controllo politico. Poco dopo la sua
istituzione, la grande contrazione della massa monetaria da parte della Fed
negli anni '30 avrebbe causato la Grande Depressione. Da allora questa
indipendenza è stata rafforzata grazie a leggi supplementari.
Per indurre l'opinione pubblica a pensare che il
governo avesse il controllo, il piano richiedeva che la Fed fosse guidata da un
Consiglio dei Governatori scelti dal Presidente e approvato dal Senato. Ma
tutto ciò che i banchieri dovevano fare era di assicurarsi che i loro uomini
venissero scelti per il suddetto Consiglio dei Governatori. Questo non era
difficile. I banchieri avevano il denaro e il denaro compra l'influenza
politica.
Una volta che i partecipanti lasciarono l'isola, si
avviò un'intensa attività di pubbliche relazioni. Le grandi banche di New York
istituirono un “fondo per l'istruzione” di 5 milioni di dollari per
sovvenzionare i professori di finanza che insegnavano presso le università più
rispettabili affinché appoggiassero la nuova banca. Woodrow Wilson a Princeton
fu uno dei primi a saltare sul carro. Ma il sotterfugio dei banchieri non
funzionò. Il disegno di legge Aldrich fu presto identificato come il disegno di
legge dei banchieri, una proposta che portava benefici solo al cosiddetto
“Cartello della Moneta”. Come affermò il membro del Congresso Lindbergh durante
il dibattito al Congresso:
"Il Piano di Aldrich è il Piano di Wall Street.
Comporterà un'altra ondata di panico, se necessaria, per intimidire le persone.
Aldrich, pagato dal governo per rappresentare la gente, propone un piano che in
realtà porta beneficio ad un cartello." -
deputato Charles A. Lindbergh
Dato che non avevano i voti per vincere al
Congresso, la direzione del partito Repubblicano non portò mai alla votazione
il disegno di legge Aldrich. I banchieri, silenziosamente, decisero di provare
con la seconda alternativa, i Democratici. Cominciarono a finanziare Woodrow
Wilson come candidato Democratico. Come spiegò il rispettabile storico James
Perloff:
“Il finanziere di Wall Street Bernard Baruch fu
incaricato dell'educazione di Wilson.”
“Baruch portò Wilson alla sede del partito
Democratico a New York nel 1912, 'guidandolo come un cagnolino al guinzaglio'.
Wilson ricevette un 'corso indottrinante' dai leader là convenuti." -
James Perloff
Così ora il
palcoscenico era predisposto. I cambiavalute erano pronti a costituire di nuovo
la loro banca centrale privata. Il danno che il Presidente Andrew Jackson aveva
inferto 76 anni prima era stato soltanto parzialmente riparato con
l'approvazione del National Bank Act nel corso della Guerra Civile. Da allora
la battaglia infuriò nel corso dei decenni: i Jacksoniani divennero i
Greenbackers che, a loro volta, divennero lo zoccolo duro dei sostenitori di
William Jennings Bryan. Con Bryan a guidare la carica, questi oppositori dei
cambiavalute, ignari della tutela di Baruch, ora si mettevano a sostegno del
Democratico Woodrow Wilson. Loro e Bryan sarebbero stati presto traditi.
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22. Il Fed Act del 1913
Nel corso della campagna presidenziale, i
Democratici furono ben attenti nel fingere di opporsi al disegno di legge
Aldrich. Vent’anni dopo, così spiegò il fatto il deputato Louis McFadden, egli
stesso un Democratico e presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la
Valuta:
“Il disegno di legge Aldrich fu condannato nei suoi
princìpi programmatici. Quando Woodrow Wilson fu nominato... gli uomini che
dominavano il partito Democratico promisero alla gente che se fossero tornati
al potere non ci sarebbe stata l’istituzione di una banca centrale finché
avrebbero tenuto le redini del governo.”
“Tredici mesi dopo la promessa fu infranta e
l’amministrazione Wilson, sotto la tutela di quelle losche figure di Wall
Street che stavano dietro al colonnello House, stabilirono qui, nel nostro
paese libero, la corrotta istituzione monarchica della ‘Banca del Re’, per
controllarci dall’alto in basso, e incatenarci dalla culla fino alla tomba.” -
deputato Louis McFadden
Una volta eletto Wilson, le figure di Morgan,
Warburg, Baruch e compagnia bella avanzarono un nuovo piano che Warburg definì
“Federal Reserve”. La direzione del partito Democratico acclamò il nuovo
disegno, chiamato “proposta Glass-Owen”, come qualcosa di radicalmente diverso
dal disegno di legge Aldrich. Ma, di fatto, il disegno di legge era
praticamente identico in ogni dettaglio importante. La somiglianza fu smentita
con tale energia dai Democratici che Paul Warburg, il padre di entrambi i
disegni di legge, dovette intervenire per tranquillizzare i suoi stipendiati
amici al Congresso che i due disegni di legge erano sostanzialmente identici.
“Lasciando da parte le differenze esterne dei
‘gusci’, riconosciamo che i ‘nuclei’ dei due sistemi si assomigliano tantissimo
e sono collegati uno all’altro.” – Paul Warburg
Ma l’ammissione era ad uso e consumo esclusivamente
privato. Il Cartello della Moneta tirò in ballo il senatore Aldrich e Frank
Vanderlip, presidente della National City Bank di New York di proprietà dei
Rockefeller e uno dei sette dell’isola di Jekyll, per opporsi pubblicamente al
nuovo sistema della Federal Reserve.
Tuttavia, anni dopo, Vanderlip ammise sul Saturday
Evening Post che i due provvedimenti erano di fatto identici:
“Benché il Piano di Aldrich sulla Federal Reserve fu
sconfitto quando portava il suo nome, nondimeno i suoi punti essenziali erano
tutti contenuti nel progetto che fu alla fine adottato.” – Frank Vanderlip
Quando il Congresso si stava avvicinando al voto, fu
chiamato a testimoniare l’avvocato dell’Ohio Alfred Crozier. Crozier notò le
somiglianze tra il disegno di legge Aldrich e il disegno di legge Glass-Owen.
“Il progetto... garantisce quello per cui Wall
Street e le grandi banche hanno lottato per 25 anni. Il controllo della moneta
in mani private anziché pubbliche.”
“Esso (il disegno di legge Glass-Owen) è efficace
quanto il disegno di legge Aldrich. Entrambi i provvedimenti sottraggono al
governo e alla popolazione il controllo effettivo del denaro pubblico, e
conferisce alle banche il potere esclusivo e pericoloso di rendere scarso o
abbondante il denaro tra la popolazione.” - Alfred Crozier, avvocato dell’Ohio
Nel corso del dibattito sul provvedimento, i
senatori lamentarono che le grandi banche stavano utilizzando la loro forza
finanziaria per influenzare il risultato.
“Ci sono banchieri in questo paese che sono nemici
del benessere pubblico!” tuonò un senatore. Che eufemismo!
Nonostante le accuse di inganno e corruzione, il
disegno di legge alla fine fu approvato dal Senato il 22 dicembre 1913, dopo
che la maggior parte dei senatori aveva lasciato la città per le vacanze ed
essere stati rassicurati che nulla sarebbe stato fatto sino a dopo la fine del
periodo natalizio. Il giorno in cui il disegno di legge fu approvato, il membro
del Congresso Lindbergh mise in guardia in modo profetico i propri connazionali
dicendo:
“Questa legge istituisce il più gigantesco Cartello
del mondo. Quando un Presidente firmerà questo disegno di legge, il governo
invisibile del Potere del Denaro sarà legittimato. La gente potrà non scoprirlo
subito, ma la resa dei conti è rimandata solo di qualche anno. Il peggior
crimine legislativo di quest’epoca è stato perpetrato grazie a questo disegno
di legge sul sistema bancario.” – deputato Charles Lindbergh
Oltre a ciò, solo poche settimane prima il Congresso
aveva definitivamente approvato un disegno di legge che legalizzava l’imposta
sul reddito. Perché era importante la legge l’imposta sul reddito? Perché i
banchieri avevano alla fine messo in piedi un sistema che avrebbe portato un
debito federale praticamente illimitato. Come sarebbe potuto essere ripagato
l'interesse su questo debito, prescindendo dal capitale? Ricordate, una banca
centrale in mani private crea il capitale dal nulla. Il governo federale,
all’epoca, era poca cosa. Fino ad allora aveva esercitato semplici tasse e
accise. Ora, proprio come con la Banca d'Inghilterra, il pagamento degli
interessi doveva essere garantito dalla tassazione diretta sulle persone. I
cambiavalute sapevano che se avessero dovuto contare sui contributi statali, i
legislatori dei singoli stati si sarebbero ribellati e si sarebbero inoltre
rifiutati di pagare l'interesse del proprio denaro o almeno avrebbero
esercitato una pressione politica per cercare di tenere contenuto il debito.
E' interessante sapere che nel 1895 la Corte Suprema
aveva ritenuto incostituzionale una simile imposta sul reddito. La stessa Corte
Suprema, nel 1909, aveva persino ritenuto incostituzionale una tassa sui
profitti societari. Come risultato il senatore Aldrich fece pressione affinché
questo disegno di legge, che permetteva l’imposta sul reddito, ricevesse dal
Congresso l'emendamento costituzionale. Il 16mo emendamento proposto alla
Costituzione fu poi inviato al legislatori dello Stato per l’approvazione, ma
alcuni critici sostengono che il 16mo emendamento non fu mai ratificato da un
sufficiente numero di Stati, pari ai tre quarti del totale. In altri termini,
il 16mo emendamento potrebbe non essere legale.
Ma i cambiavalute non erano in vena di discutere di
questi dettagli. Nell'ottobre del 1913, il senatore Aldrich si era dato da fare
nel far arrivare il disegno di legge sull’imposta sul reddito al Congresso.
Senza il potere di tassare direttamente le persone, scavalcando gli Stati, il
disegno di legge sulla Federal Reserve sarebbe stato molto meno utile a coloro
che volevano far sprofondare l'America nel debito.
Un anno dopo l'approvazione del disegno di legge
sulla Federal Reserve, il membro del Congresso Lindbergh spiegò come la Fed
avesse creato ciò che siamo arrivati a chiamare il “ciclo economico” e come lo
avesse utilizzato a proprio vantaggio:
"Per causare dei prezzi alti, tutto ciò che il
Consiglio della Federal Reserve farà sarà abbassare il tasso di risconto
producendo un’espansione del credito e la salita del mercato azionario; poi
quando i soggetti economici si saranno adattati a queste condizioni, potrà
frenare il benessere proveniente dalle loro carriere alzando arbitrariamente il
tasso di interesse.”
“Può far sì che il mercato oscilli in maniera
morbida tra una espansione e una contrazione attraverso lievi cambiamenti del
tasso di interesse, o causare violente fluttuazioni attraverso una variazione
più marcata. In entrambi i casi avrà informazioni interne sulle condizioni
finanziarie e saprà in anticipo del cambiamento imminente, sia in un verso che
nell'altro."
"Questo è il più strano e pericoloso vantaggio
mai posto nelle mani di una classe speciale di privilegiati da parte di un
qualunque governo che sia mai esistito."
“Il sistema è privato, condotto con il solo scopo di
ottenere i più grandi profitti possibili dall'utilizzo del denaro altrui."
"Essi sanno in anticipo quando creare ondate di
panico a proprio vantaggio. Essi sanno anche quando fermare questo panico.
Inflazione e deflazione funzionano entrambe bene per costoro quando vogliono
controllare la finanza" - deputato
Charles Lindbergh
Il membro del Congresso Lindbergh aveva ragione su
tutti i punti, ma ciò che non aveva compreso era che la maggior parte delle
nazioni europee erano già cadute preda dei banchieri centrali decenni o secoli
prima. Egli cita anche il fatto interessante per cui un anno più tardi la Fed
si era accaparrata il mercato dell’oro. Lindbergh disse:
“Già la Fed si è accaparrata il mercato dell'oro e
dei certificati auriferi.”
Ma Lindbergh non era l'unico a criticare la Fed. Il
membro del Congresso Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema
Bancario e la Valuta dal 1920 al 1931, sottolineò quello che provocava il
Federal Reserve Act:
"Un super-stato controllato dai banchieri e
dagli industriali internazionali, che agiscono di concerto per ridurre il mondo
in catene per il loro esclusivo compiacimento." – deputato Louis McFadden
Osservate come McFadden scorgeva la connotazione
internazionale degli azionisti della Federal Reserve. Un altro presidente della
Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta negli anni ‘60, il texano Wright
Patman, mise la questione nei seguenti termini:
"Oggi, negli Stati Uniti, abbiamo di fatto due
governi: abbiamo il governo puntualmente costituito, e poi abbiamo un governo
indipendente, non controllato né coordinato, che si trova nel sistema della
Federal Reserve, e che esercita il potere sul denaro che dalla Costituzione è
demandato al Congresso.” – deputato Wright Patman
Persino l'inventore della lampadina, Thomas Edison,
si gettò nella mischia criticando il sistema della Federal Reserve:
"Se la nostra Nazione può emettere
un'obbligazione da un dollaro, può emettere una banconota da un dollaro.
L'elemento che rende valida l'obbligazione rende valida anche la banconota. La
differenza tra l'obbligazione e la banconota è che l'obbligazione permette agli
agenti finanziari di ottenere due volte il valore dell'obbligazione più un 20%
mentre la banconota non ripaga nessuno se non coloro che riescono in qualche
modo a contribuire direttamente.”
“E' assurdo dire che il nostro paese può emettere 30
milioni di dollari in obbligazioni, e non 30 milioni di dollari in valuta.
Entrambe sono promesse di pagamento: una però ingrassa gli usurai mentre
l'altra aiuta la popolazione.” – Thomas Edison
Tre anni dopo l’approvazione del Federal Reserve
Act, persino il Presidente Wilson cominciò ad avere dei ripensamenti su ciò che
era stato ufficializzato nel corso del suo primo mandato.
“Siamo arrivati al punto di essere uno dei peggio
amministrati, uno dei governi maggiormente controllati e dominati del mondo
civilizzato. Non più un governo della libertà di pensiero, non più un governo
del... voto a maggioranza, ma un governo dell'opinione e della costrizione di
un gruppo ristretto di uomini dominanti.”
“Alcuni dei più grandi uomini degli Stati Uniti nel
campo del commercio e dell'industria manifatturiera hanno paura di qualcosa.
Sanno che da qualche parte c'è un potere così organizzato, così subdolo, così
sempre all'erta, così interconnesso, così completo, così penetrante, che
preferiscono non parlare ad alta voce quando lo biasimano." – Woodwrow
Wilson
Prima della sua morte, avvenuta nel 1924, il
Presidente Wilson comprese pienamente il danno che aveva causato all'America
quando confessò: “Senza volerlo ho rovinato il mio Paese”.
Così, alla fine, i cambiavalute, coloro che traevano
profitto dalla manipolazione della quantità del denaro in circolazione, avevano
la loro banca centrale privata di nuovo impiantata in America. I più grandi
giornali, che loro stessi possedevano, acclamarono l’approvazione del Federal
Reserve Act del 1913, dicendo all’opinione pubblica che “Orale depressioni
potevano essere impedite scientificamente”. La realtà dei fatti era che ora le
depressioni potevano essere create scientificamente.
~•~
23. Prima Guerra Mondiale
A questo punto il potere era centralizzato in
maniera spaventosa. Era quindi giunta l’ora di una guerra, una guerra davvero
di grandi proporzioni. Quella che, in effetti, fu la Prima Guerra Mondiale.
Naturalmente ai banchieri centrali le questioni
politiche legate alla guerra non interessano affatto quanto il potenziale
profitto. E nulla crea debito quanto una guerra. L'Inghilterra dell'epoca ne fu
l'esempio migliore. Nei 119 anni intercorsi tra la fondazione della Banca
d'Inghilterra e la sconfitta di Napoleone a Waterloo, l'Inghilterra era stata
in guerra per 56 anni, e gran parte del tempo restante lo aveva passato nei preparativi
bellici.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale i Rothschild
tedeschi prestarono denaro ai tedeschi, i Rothschild inglesi prestarono denaro
agli Inglesi e i Rothschild francesi prestarono denaro ai francesi. Negli Stati
Uniti J.P. Morgan vendette materiale bellico sia agli inglesi che ai francesi.
Infatti, sei mesi dopo l’inizio della guerra, Morgan era diventato il più
grande consumatore del pianeta, spendendo dieci milioni di dollari al giorno. I
suoi uffici, qui al 23 di Wall Street, erano pieni di intermediari e venditori
intenti a concludere accordi commerciali. In effetti le cose andavano così male
che la banca dovette mettere delle guardie a ogni porta e persino alle case dei
soci.
Molti altri banchieri di New York ebbero altrettanto
successo con la guerra. Il Presidente Wilson nominò Bernard Baruch a capo del
Consiglio dell’Industria Bellica e, secondo lo storico James Perloff, sia
Baruch che i Rockefeller guadagnarono qualcosa come 200 milioni di dollari nel
corso della guerra. Ma il guadagno non era il loro unico motivo. C'era anche la
vendetta. I cambiavalute non avevano mai dimenticato l’appoggio che gli Zar
diedero a Lincoln nel corso della Guerra Civile. Inoltre, la Russia era
l’ultima grande nazione europea che si rifiutava di cedere al progetto della
banca centrale in mani private. Tre anni dopo lo scoppio della Prima Guerra
Mondiale, la Rivoluzione Russa spodestò lo Zar e insediò il flagello del
Comunismo. Jacob Schiff della Kuhn-Loeb & Co. dal suo letto di morte si
vantò di avere speso 20 milioni di dollari per appoggiare la disfatta dello
Zar. Il denaro veniva incanalato anche dall’Inghilterra per appoggiare la
rivoluzione.
Perché mai alcuni degli uomini più facoltosi del
mondo avrebbero finanziato l'ascesa del comunismo, il sistema che aveva la
manifesta intenzione di distruggere il cosiddetto capitalismo che li aveva resi
ricchi? Il ricercatore Gary Allen lo spiega in questo modo:
“Se si comprende che il socialismo non è un
programma per la condivisione della ricchezza, ma in realtà un metodo per
consolidarla e controllarla, allora l'apparente paradosso degli uomini super
ricchi che promuovono il socialismo non appare affatto tale. Al contrario,
diventa logico, che esso è addirittura lo strumento ideale per i megalomani
assetati di potere.”
“Il comunismo, o più precisamente il socialismo, non
è il movimento delle masse oppresse, ma dell'élite economica". – Gary
Allen
Come scrisse W. Cleon Skousen nel sul libro del 1970
“Il capitalista nudo”:
"Il potere, da qualunque origine provenga,
tende a creare il desiderio per ulteriore potere. Era quasi inevitabile che i
super ricchi avrebbero un giorno aspirato a controllare non solo la propria
ricchezza, ma la ricchezza del mondo intero.
“Per raggiungere tale scopo erano assolutamente
intenzionati ad alimentare le ambizioni di cospiratori politici affamati di
potere, che furono incaricati di spodestare tutti i governi esistenti e di stabilire
di una dittatura mondiale centralizzata.”
- W. Cleon Skousen
Ma cosa accadrebbe se questi rivoluzionari
sfuggissero al controllo e provassero ad impadronirsi del poter dei super
ricchi? Dopotutto, fu Mao Tse Tung che nel 1938 espresse il proprio punto di
vista riguardo al potere: “il potere politico nasce dalla canna del fucile”.
L'asse Wall Street-Londra decise di correre il
rischio. I Grandi Burattinai cercarono di controllare i gruppi di rivoluzionari
comunisti sostenendoli con grandi quantità di denaro quando scelsero di
ubbidire, e interruppero il sostegno finanziario o addirittura finanziarono
l'opposizione quando sfuggirono al loro controllo. Lenin iniziò a comprendere
che, nonostante fosse il dittatore assoluto della nuova Unione Sovietica, non
era lui a muovere i fili della finanza. C'era qualcun altro che esercitava il
suo silenzioso controllo.
"Lo Stato non funziona come avremmo desiderato.
La macchina non ubbidisce. Un uomo è al volante e crede di guidarla, ma la
macchina non va nella direzione voluta. Si muove secondo il desiderio di
un'altra forza." – Vladimir Lenin
Chi c'era dietro? Il deputato Louis T. McFadden, che
ricoprì la carica di Presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la
Valuta nel corso degli anni ‘20 fino alla Grande Depressione degli anni ‘30, si
espresse in questi termini:
"Invero il corso della storia russa è stata
generalmente influenzato dalle operazioni dei banchieri internazionali. Il
governo sovietico ricevette fondi del Tesoro degli Stati Uniti per ordine della
Federal Reserve, agendo attraverso la Chase Bank.”
“L'Inghilterra ha ricevuto denaro da noi attraverso
le banche della Federal Reserve e li ha a sua volta prestati ad interessi più
alti al governo sovietico. La diga Dnieperstory è stata costruita con fondi
illegalmente sottratti al Tesoro degli Stati Uniti da parte del corrotto e
disonesto Consiglio della Federal Reserve e dalle banche della Federal
Reserve.” – deputato Louis McFadden
In altre parole, la Fed e la Banca d’Inghilterra,
per ordine dei banchieri internazionali che le controllavano, stavano
costruendo un mostro che, come non era mai accaduto prima, avrebbe alimentato
sette decenni di rivoluzione comunista, guerra e, soprattutto, morte.
Nel caso si pensasse alla possibilità che i
cambiavalute avessero agevolato la corsa del comunismo e che poi ne avessero
perso il controllo, nel 1992 il Washington Times riportò che il Presidente
russo Boris Eltsin fosse furioso del fatto che la maggior parte dei
finanziamenti esteri per lo sviluppo venisse dirottato "di nuovo nei
forzieri delle banche occidentali adibiti a quella mansione."
Nessuna persona di buon senso sosterrebbe che una
guerra delle proporzioni della Prima Guerra Mondiale abbia avuto una sola
causa. Le guerre sono questioni complesse con diversi fattori causali. Ma,
d'altro canto, sarebbe egualmente ridicolo ignorare come una causa primaria
coloro che hanno tratto i maggiori vantaggi dalla guerra. Considerare il ruolo
dei cambiavalute non è una folle teoria complottista: costoro avevano buoni
motivi, un motivo più immediato di mero tornaconto personale e uno di più ampio
respiro per instaurare governi totalitari, rimanendo nelle nubi della finanza
per controllare qualunque politico che potesse emergere come leader.
In seguito, vedremo qual è l’ultimo obiettivo
politico dei cambiavalute per il mondo.
~•~
24. La Grande Depressione
Poco dopo la Prima Guerra Mondiale, cominciò a
diventare evidente il completo disegno politico dei cambiavalute. Ora che
controllavano le singole economie nazionali, il passo successivo sarebbe stato
la forma ultima di consolidamento: il governo del mondo.
La nuova proposta per un governo mondiale ricevette
la massima priorità alla conferenza di pace di Parigi tenutasi dopo la Guerra.
Fu chiamata la “Lega delle Nazioni”, ma con grande sorpresa di Paul Warburg e
Bernard Baruch, che parteciparono alla conferenza assieme al Presidente Wilson,
il mondo non era ancora pronto a sciogliere i confini nazionali. Il
nazionalismo batteva ancora forte nel cuore degli uomini. Ad esempio Lord
Curzon, Ministro degli Esteri inglese, definì la Lega delle Nazioni un “bella
barzelletta”, nonostante fosse una politica dichiarata del governo inglese
quella di appoggiarla. Con grande umiliazione del Presidente Wilson, anche il
Congresso degli Stati Uniti non avrebbe ratificato la Lega. Nonostante fosse
stata riconosciuta da molte altre nazioni, senza il supporto del denaro del
Tesoro degli Stati Uniti, la Lega morì.
Dopo la Prima Guerra Mondiale l'opinione pubblica
americana ne aveva avuto abbastanza della politica internazionalista del
Democratico Woodrow Wilson. Nelle elezioni presidenziali del 1920 il
Repubblicano Warren Harding vinse in maniera schiacciante con oltre il 60% dei
voti. Harding era un acerrimo nemico sia del bolscevismo che della Lega delle
Nazioni. Il suo mandato, che aprì una fase di dodici anni di Presidenza
Repubblicana alla Casa Bianca, portò a un periodo di prosperità senza
precedenti conosciuto come “i ruggenti anni ‘20”.
Malgrado la guerra avesse portato l'America ad avere
un debito dieci volte superiore di quello causato dalla Guerra Civile,
l'economia americana riuscì comunque a decollare. L'oro era fluito copiosamente
nel paese nel corso del conflitto bellico e aveva continuato così anche in
seguito. All'inizio degli anni ‘20 il governatore di questa banca, la Federal
Reserve di New York, un uomo chiamato Benjamin Strong, ebbe numerosi incontri
con il riservato ed eccentrico governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu
Norman. Norman era determinato a riprendersi l'oro che l'Inghilterra aveva
perso dagli Stati Uniti nel corso della Prima Guerra Mondiale, e restituire
all'Inghilterra la posizione di potere nella finanza mondiale che aveva sempre
detenuto.
Oltre a questo, essendo così ricca d’oro, l'economia
americana avrebbe potuto svincolarsi dal controllo un'altra volta, proprio come
era accaduto dopo la Guerra Civile. Negli otto anni successivi, sotto la
presidenza di Harding e Coolidge, l'enorme debito federale venutosi a formare
nel corso della Prima Guerra Mondiale fu abbattuto del 38% raggiungendo la cifra di 16 miliardi di
dollari, la più consistente diminuzione percentuale nella storia degli Stati
Uniti. Nel corso dell'elezione del 1920 Warren Harding e Calvin Coolidge
scesero in campo contro James Cox, il governatore dell'Ohio, e il quasi
sconosciuto Franklin D. Roosevelt, che in precedenza aveva ricoperto la carica
di Assistente del Segretario alla Marina sotto la presidenza Wilson.
Dopo il suo insediamento, Harding si affrettò a
porre fine formalmente alla Lega delle Nazioni. Poi agì decisamente nell'ottica
di ridurre le tasse interne, nel contempo aumentando a livelli da record i dazi
sulle importazioni. Questa era una politica fiscale che molti dei padri
fondatori avrebbero sicuramente approvato. Nel corso del suo secondo anno di
mandato Harding si ammalò in un viaggio in treno verso l'ovest e morì
all'improvviso. Nonostante non venne eseguita alcuna autopsia, si dichiarò che
la causa della morte fu polmonite oppure un’intossicazione alimentare. Coolidge
prese il suo posto e continuò la politica economica interna di Harding
costituita da alti dazi sulle importazioni e tagli alle imposte sul reddito. Il
risultato fu che l'economia crebbe a una velocità tale che i guadagni netti
continuarono ad aumentare. Tutto questo andava fermato. Come avevano già fatto
spesso in passato, i cambiavalute decisero che era di nuovo giunto il momento
di far crollare l'economia americana. La Federal Reserve cominciò ad inondare
il paese di denaro, aumentando la quantità di massa monetaria del 62%. Il
denaro era abbondante ed è questo il motivo per il quale questo periodo fu noto
come “i ruggenti anni ‘20”.
Prima della sua morte avvenuta nel 1919, l'ex
Presidente Teddy Roosevelt avvertì l'opinione pubblica americana di quello che
stava accadendo. Come riporta l'edizione del 27 marzo 1922 del New York Times,
Roosevelt disse:
"Questi banchieri internazionali e il gruppo
Rockefeller-Standard Oil controllano la maggior parte dei giornali e degli
articoli che questi presentano, per sottomettere o allontanare quei funzionari
pubblici che si rifiutano di ubbidire agli ordini della potente e corrotta
cricca di persone di cui è composto questo governo invisibile" – Theodore
Roosevelt
Appena un giorno prima, sul New York Times, il
sindaco di New York, John Hylan, citava Roosevelt e sparava a zero contro
coloro che aveva visto prendere il controllo degli Stati Uniti, contro la loro
macchina politica e la loro stampa:
“L'avvertimento di Theodore Roosevelt oggi è quanto
meno opportuno, poiché per la nostra Repubblica costituisce una reale minaccia
questo governo invisibile che, come una piovra, si allunga su ogni città, stato
e nazione... con i suoi lunghi e forti tentacoli afferra i nostri funzionari, i
nostri corpi legislativi, le nostre scuole, le nostre corti di giustizia, i
nostri giornali, e ogni ente governativo istituito per la tutela pubblica.”
“Per non scendere in mere generalizzazioni,
lasciatemi dire che alla guida di questa piovra vi è il gruppo
Rockefeller-Standard Oil e un piccolo gruppo di potenti istituti bancari detti
"i banchieri internazionali". Questa piccola cricca di potenti
banchieri privati di fatto amministra il governo degli Stati Uniti perseguendo
i propri egoistici scopi.”
“In pratica essi controllano entrambi i partiti, ne
scrivono i princìpi programmatici, diventano i burattinai dei leader di
partito, utilizzano le persone più influenti delle organizzazioni private, e
ricorrono ad ogni mezzo per collocare nei posti pubblici più importanti solo i
candidati che saranno soggetti ai dettami dei loro trame vaste e corrotte.”
“Questi banchieri internazionali e il gruppo
Rockefeller-Standard Oil controllano la maggior parte dei giornali e dei
periodici di questo Paese." – John Hylan, sindaco di York, New York Times,
26 marzo 1922
Perché la popolazione non ascoltò un appello così
accorato e non chiese al Congresso di annullare l’approvazione del Federal Reserve
Act del 1913? Perché, se ricordate, erano gli anni ‘20 e un costante aumento
dei prestiti bancari stava contribuendo ad una crescita dei mercati. In altre
parole, proprio come avviene oggi, in periodi di prosperità nessuno si vuole
preoccupare di questioni economiche.
Ma c'era un lato oscuro in tutto questo benessere.
Le imprese si erano espanse e rafforzate grazie al credito. La speculazione,
nell'esplosivo boom del mercato azionario, dilagava. Nonostante tutto sembrasse
roseo, la situazione era in realtà come un castello di sabbia. Quando fu tutto
pronto, nell'aprile del 1929, Paul Warburg, il padre della Federal Reserve,
inviò una circolare segreta avvertendo i propri amici che era certo un collasso
che avrebbe interessato tutta la nazione. Nell'agosto del 1929 la Fed iniziò a
diminuire l'offerta monetaria.
Non è una coincidenza che le biografie di tutti i
giganti di Wall Street di quel periodo, come John D. Rockefeller, J.P. Morgan,
Joseph Kennedy, Bernard Baruch e così via, si stupissero del fatto che essi si
ritirarono dal mercato azionario appena prima del crollo e convertirono tutti i
loro beni in denaro contante o in oro.
“Nel 1970 fui assegnato all'aeroporto Hanscom Field
a Bedford, vicino a Boston, nel Massachusetts. Uno dei meccanici civili più
anziani che lavoravano per me si chiamava Ed Carrigan, era un ispettore
aeronautico. Ed era cresciuto in quella zona e lui e suo padre frequentavano la
stessa chiesa di Joe Kennedy. In seguito, una sera del 1971, Ed mi disse che un
giorno sentì bussare alla porta, aprì e vide Joe Kennedy. Lo fecero entrare e
iniziò a parlare con lui e suo padre. Kennedy disse ad entrambi che quello era
il 1929, l'estate del 1929, e disse a suo padre di vendere tutte le sue azioni
e di non fare domande. Ed me l’aveva riferita così, diceva che l’aveva ancora
ben chiara in testa e... beh, l’aveva colpito, perché mai Joe stava dicendo
questo? Poi Joe se ne andò, suo padre non fece domande e andò a vendere tutte
le sue azioni. E sappiamo tutti quello che accadde in ottobre." – Henry
Pasquet (economista)
Il 24 ottobre 1929, i grandi banchieri di New York
richiesero la restituzione dei loro prestiti a brevissima scadenza. Questo
voleva dire che sia gli agenti finanziari che i clienti dovevano svendere sul
mercato le azioni in loro possesso per ripagare i propri prestiti, a qualunque
prezzo. Il risultato fu che il mercato precipitò e quel giorno fu noto come
"il giovedì nero".
Secondo quanto scrisse John Kenneth Galbraith nel
libro "Il grande crollo": quando la fase di vendita frenetica
raggiunse il culmine, Bernard Baruch portò Winston Churchill nella galleria dei
visitatori della Borsa di New York, qui, per testimoniare il panico e
impressionarlo del potere che aveva sugli eventi sconvolgenti che accadevano
giù in sala.
Il membro del Congresso Louis McFadden, presidente
della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta dal 1920 al 1931, sapeva con
chi prendersela. Egli accusò la Fed e i banchieri internazionali di avere
orchestrato il crollo:
"Non fu casuale. Si trattò di un evento
attentamente pianificato. I banchieri internazionali cercarono di creare una
condizione di disperazione, così da potere emergere come vincitori
incontrastati di tutti noi." – deputato Louis McFadden
Ma McFadden andò addirittura oltre e li accusò
pubblicamente di avere causato il crollo per rubare l'oro americano. Nel
febbraio 1931, nel bel mezzo della Depressione, egli disse:
"Penso che sia inutile contestare che gli
statisti e finanzieri europei sono pronti a utilizzare qualunque mezzo per
ritornare rapidamente in possesso delle scorte d'oro che l'Europa ha perso nei
confronti dell'America a causa della Prima Guerra Mondiale." – deputato
Louis McFadden
Curtis Dall, un agente di cambio della Lehman
Brothers, era nella sala della Borsa di New York il giorno del crollo, e nel
suo libro del 1970 "FDR: My exploited father-in-law" spiega che il
crollo fu scatenato dalla pianificata e improvvisa scarsità di denaro a
brevissima scadenza nel mercato valutario di New York.
"Effettivamente, la rovina calcolata della gente
da parte dei poteri bancari mondiali fu scatenata dalla pianificata e
improvvisa scarsità di denaro a brevissima scadenza nel mercato valutario di
New York.” – Curtis Dall, genero di Franklin Delano Roosevelt
Entro poche settimane, una ricchezza del valore pari
a tre miliardi di dollari sembrò semplicemente svanire. Un anno dopo furono
persi 40 miliardi di dollari. Ma questo denaro era davvero scomparso oppure si
era consolidato nelle mani di pochi? Ad esempio, le ricchezze di Joseph P.
Kennedy crebbero da 4 milioni di dollari nel 1929 ad oltre 100 milioni di
dollari nel 1935. E cosa fece la Federal Reserve? Invece di muoversi in aiuto
dell'economia abbassando velocemente i tassi di interesse allo scopo di
rivitalizzarla, la Fed continuò con ferocia a contrarre ulteriormente l'offerta
monetaria, rendendo la Depressione ancora più profonda. Tra il 1929 e il 1933,
la Fed ridusse l'offerta monetaria di un ulteriore 33%. Nonostante la maggior
parte degli americani non abbia mai saputo che fu la Fed a causare della
Depressione, questo fatto è ben noto tra i più grandi economisti. Milton
Friedman, economista vincitore del premio Nobel, ora all'Università di
Stanford, disse la stessa cosa nel corso di un’intervista ad un’emittente
radiofonica nazionale nel gennaio del 1996:
"La Federal Reserve causò sicuramente la Grande
Depressione poiché tra il 1929 e il 1933 contrasse di un terzo la quantità di
moneta circolante." – Milton Friedman, economista e vincitore del Premio
Nobel
Il denaro che la maggior parte degli americani perse
nel corso della Depressione non era svanito nel nulla, ma si era concentrato
nelle mani di coloro che erano usciti dal mercato appena prima del crollo e
avevano acquistato oro, il che è sempre un ottimo modo di investire il proprio
denaro appena prima di una depressione. Ma il denaro Americano andò anche al di
là dell'oceano. Mentre il Presidente Hoover stava cercando in modo eroico di
salvare le banche e le imprese più rispettabili, con milioni di americani che
morivano di fame mentre la Depressione si faceva via via più profonda, milioni
di dollari venivano incredibilmente spesi per ricostruire la Germania dai danni
subìti nel corso della Prima Guerra Mondiale.
Otto anni prima che Hitler invadesse la Polonia, il
deputato Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la
Valuta, avvertì il Congresso che gli americani stavano finanziando la sua
ascesa al potere.
"Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania
cadde nelle mani dei banchieri internazionali tedeschi, che la comprarono e che
ora possiedono completamente. Hanno comprato le sue industrie, hanno ipoteche
sui terreni, controllano la sua produzione, controllano tutto il suo comparto
pubblico.”
“I banchieri internazionali tedeschi hanno
sovvenzionato l'attuale governo tedesco e hanno fornito anche ogni singolo
dollaro che Adolf Hitler ha utilizzato nella propria sontuosa campagna per
riuscire a trasformarsi in una minaccia per il governo di Brüning.”
“Quando Brüning si rifiutò di ubbidire agli ordini
dei banchieri internazionali tedeschi, venne sostenuto Hitler per spaventare la
popolazione tedesca fino alla sua sottomissione.”
“Attraverso il Consiglio della Federal Reserve...
oltre 30 miliardi di dollari di valuta americana furono fatti entrare in
Germania. Avete tutti sentito parlare delle grandi spese che ebbero luogo in
Germania... palazzi d’avanguardia, i suoi grandi planetari, le sue palestre, le
sue piscine, le sue ottime autostrade, le sue fabbriche perfette. Tutto ciò fu
realizzato grazie al nostro denaro, dato ai tedeschi dal Consiglio della
Federal Reserve.”
“Il Consiglio della Federal Reserve ha fatto entrare
in Germania così tanti dollari che non hanno nemmeno il coraggio di fornire la
somma totale" – deputato Louis McFadden
Nel suo ultimo anno di mandato, Hoover propose un
piano disperato per salvare le banche che stavano fallendo ma aveva bisogno
dell'appoggio della parte Democratica del Congresso e ciò non avvenne. Sempre
nel 1932, Franklin D. Roosevelt vinse le elezioni presidenziali e, una volta
eletto, furono immediatamente annunciate delle misure radicali di emergenza per
il sistema bancario, le quali non fecero altro che aumentare il potere della
Fed sull'emissione monetaria. Allora, e solo allora, la Fed cominciò finalmente
ad allentare i cordoni della borsa ed elargire nuovo denaro al popolo americano
che stava morendo di fame.
~•~
25. Franklin Delano Roosevelt - Seconda Guerra
Mondiale
All'inizio Roosevelt accusò i cambiavalute di essere
la causa della Depressione. Che ci crediate o no, questo è ciò che egli disse
nel suo discorso inaugurale il 4 marzo 1933:
"Le pratiche dei cambiavalute senza scrupoli
sono poste sotto accusa di fronte alla Corte dell'opinione pubblica, rifiutate
dal cuori e dalle menti degli uomini. I cambiavalute sono fuggiti dai loro alti
scranni nel Tempio della nostra civiltà" – Franklin D. Roosevelt, 4 marzo
1933
Ma due giorni più tardi, Roosevelt indisse un giorno
di vacanza per le banche e le chiuse. Nel corso di quell’anno Roosevelt mise al
bando la proprietà privata di lingotti e monete d'oro, ad eccezione di quelle
rare. La maggior parte dell'oro nelle mani dell'americano medio era sotto forma
di monete. Il nuovo decreto era, di fatto, una confisca e coloro che non si
fossero adeguati avrebbero rischiato fino a dieci anni di prigione e un’ammenda
di 10.000 dollari (l'equivalente di 100.000 dollari di oggi).
Nell'America dei piccoli agglomerati, diverse
persone non prestarono fede all'ordine di Roosevelt. Molti erano combattuti
dall'idea di conservare la ricchezza che si erano guadagnati così duramente
oppure ubbidire al governo. Coloro che si adeguarono vennero pagati con il
prezzo ufficiale: 20 dollari e 66 centesimi per oncia.
L'ordine di confisca fu così impopolare che nessuno
al governo si attribuì il merito di averlo concepito e nessun membro del
Congresso ne rivendicò la paternità. Alla cerimonia della firma il Presidente
Roosevelt riuscì a dichiarare a tutti i presenti di non esserne l'autore e
affermò pubblicamente di non averlo neppure mai letto. Persino il Segretario al
Tesoro disse di non averlo mai letto, addirittura sostenendo che esso fosse
"ciò che volevano gli esperti". Roosevelt convinse l’opinione
pubblica a rinunciare al proprio oro affermando che la concentrazione delle
ricchezze fosse necessaria all'America per uscire dalla Depressione. Con grande
clamore, Roosevelt ordinò la costruzione di un nuovo deposito per i lingotti
per contenere la montagna di oro che il governo degli Stati Uniti stava
confiscando illegalmente.
Il nuovo deposito per i lingotti statunitensi di
Fort Knox fu completato nel 1936, e a partire dal gennaio 1937 l'oro cominciò
ad essere immagazzinato nei suoi forzieri. La più grande rapina della storia
era in corso. Nel 1935, una volta registrato tutto l'oro, il prezzo ufficiale
venne alzato improvvisamente a 35 dollari per oncia. Ma c'era un tranello,
perché soltanto gli stranieri potevano vendere il proprio oro al nuovo prezzo
più elevato. I cambiavalute, che avevano seguito la segnalazione di Paul
Warburg, e che erano usciti dal mercato azionario appena prima del crollo e
comprato oro a 20 dollari e 66 per oncia per spedirlo poi a Londra, poterono
ora restituirlo e rivenderlo al governo quasi raddoppiando il proprio denaro,
tutto questo mentre l'americano medio moriva di fame.
Il deposito di Fort Knox si trova qui in mezzo alla
riserva militare di Fort Knox, 50 chilometri a sud-ovest di Louisville, nel
Kentucky. Questa è la minima distanza possibile alla quale ci è stato permesso
di avvicinarci, nonostante siano anni che i membri del Congresso inviano
lettere affinché consentano alla nostra troupe di entrare. I 16.000 metri
quadrati che circondano l'edificio sono difesi da un recinto di filo spinato
percorso da corrente elettrica, un fossato e quattro casematte armate di
mitragliatrici agli angoli della struttura. Quando l'oro cominciò ad arrivare,
il 13 gennaio 1937 furono predisposte misure di sicurezza senza precedenti:
migliaia di ospiti ufficiali osservarono l'arrivo da Filadelfia di un treno
composto da 9 vagoni e sorvegliato da soldati armati, ispettori postali, uomini
dei servizi segreti e guardie della Zecca degli Stati Uniti. Era tutta una gran
messinscena: le riserve d'oro proveniente da ogni angolo degli Stati Uniti
erano state concentrate, in apparenza per l'interesse pubblico, per poi essere
stipate a Fort Knox. Ma tutta questa sicurezza sarebbe stata infranta dal
governo stesso.
Ora il palcoscenico era pronto per predisporre una
guerra davvero imponente, un conflitto che avrebbe causato molti più morti
della Prima Guerra Mondiale.
Ad esempio, nel 1944 il prodotto interno lordo degli
Stati Uniti fu di soli 183 miliardi di dollari, ma 103 miliardi vennero spesi
per la guerra. In proporzione, questa fu una spesa pari a 30 volte quella
sostenuta nel corso della Prima Guerra Mondiale e, in effetti, i contribuenti
americani sostennero il 55% del costo totale della guerra delle Forze Alleate.
Ma, altrettanto importante il fatto che ogni nazione coinvolta nella Seconda
Guerra Mondiale fece crescere in modo esponenziale il proprio debito. Negli
Stati Uniti, ad esempio, il debito federale passò da 43 miliardi nel 1940 a 257
miliardi nel 1950, un aumento del 598%. Tra il 1940 e il 1950, il debito
giapponese schizzò del 1348%, quello francese crebbe del 583% e quello canadese
volò del 417%.
Dopo la guerra il mondo si trovava diviso in due
schieramenti economici: da un lato le economie di stampo comunista, e
dall'altro quelle del monopolio capitalista, si batterono in una corsa agli
armamenti incessante e altamente redditizia. Per i banchieri centrali era
giunto finalmente il momento di intraprendere seriamente il loro piano in tre
fasi per centralizzare i sistemi economici del mondo intero, e alla fine
istituire il proprio Governo Globale o Nuovo Ordine Mondiale. Le fasi di questo
piano erano:
Fase uno: dominare tutte le economie del mondo
attraverso una banca centrale.
Fase due: centralizzare le economie regionali
attraverso organizzazioni come l'Unione Monetaria Europea e le unioni
commerciali regionali come la NAFTA (Associazione Nordamericana per il Libero
Scambio).
Fase tre: centralizzare l'economia mondiale
attraverso una Banca Centrale Mondiale, una valuta mondiale e la fine delle
indipendenze nazionali con l'abolizione di tutti i dazi attraverso trattati come
il GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio).
La prima fase fu completata molto tempo fa, le fasi
due e tre sono in fase avanzata e prossime al completamento. Cosa dire riguardo
all'oro? Tra le banche centrali il più grande detentore di oro adesso è il
Fondo Monetario Internazionale che controlla, insieme alle banche centrali, i
due terzi della quantità di oro di tutto il mondo, avendo quindi la possibilità
di manipolarne il mercato. Ricordate la regola d'oro dei cambiavalute: chi
possiede l'oro scrive le regole.
Ma prima di cercare le soluzioni al nostro problema,
diamo un'occhiata a cosa accadde a tutto quell'oro che era a Fort Knox. Poiché
se non comprendiamo che l'oro è stato rubato ci lasceremo intrappolare
spaventati nella soluzione sbagliata: una valuta garantita dall'oro.
La maggior parte degli americani crede ancora che
l'oro sia ancora qui a Fort Knox. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Fort
Knox conteneva oltre 700 milioni di once d'oro. Una quantità incredibile, pari
al 70% dell'oro di tutto il mondo. Quanto ne rimane? Nessuno lo sa. Nonostante
l'esistenza di una legge federale che richiede un controllo annuale dell'oro di
Fort Knox eseguito di persona, il Tesoro si è sempre fermamente rifiutato di
condurne uno. La verità è che un controllo accurato di qualunque cosa possa
essere rimasta non è stata fatto sin da quando il Presidente Eisenhower ne
ordinò uno, nel 1953. Dov’è finito l'oro americano di Fort Knox? Nel corso
degli anni è stato venduto ai cambiavalute europei al prezzo 35 dollari per
oncia.
Tenete presente che tutto questo accadde nel periodo
in cui per gli americani era illegale acquistare il proprio oro detenuto a Fort
Knox. In effetti ci fu un episodio particolarmente grave quando la famiglia
Firestone costituì una cordata di società per azioni fantoccio per acquistare
l'oro di Fort Knox e custodirlo in Svizzera, senza avere mai messo piede sul
suolo americano. Alla fine vennero scoperti e prontamente denunciati.
Alla fine, nel 1971, tutto l'oro puro che era stato
segretamente rimosso da Fort Knox fu fatto sfociare a Londra. Non appena non ci
fu più oro a Fort Knox, il Presidente Nixon chiuse la finestra temporale di
convertibilità in oro revocando il Gold Reserve Act di Roosevelt del 1934 e
rendendo di nuovo legale l'acquisto di oro da parte degli americani.
Naturalmente il prezzo dell'oro cominciò subito a
salire alle stelle. Nove anni dopo l'oro era venduto per 880 dollari l'oncia,
25 volte il prezzo per il quale venne venduto l'oro di Fort Knox.
Si potrebbe pensare che alla fine ci sia stato
qualcuno al governo che abbia avuto il sentore di quello che stava accadendo e
che abbia dato l'allarme: il furto della più grande ricchezza della storia del
mondo. Ombre del vecchio film di James Bond "Goldfinger". E’ un dato
di fatto che Ian Fleming, l'autore della serie di James Bond, fu a capo del
controspionaggio inglese, il cosiddetto MI5. Alcuni tra gli appartenenti ai
servizi segreti credono che egli scrisse molte delle sue storie come avvertimento,
proprio come fanno molti autori di romanzi. Se la sottrazione di tutta la
scorta dell'oro di Fort Knox potesse essere visto come un furto intenzionale da
parte del Tesoro, allora questa operazione avrebbe necessitato anni per essere
portata a compimento. Precisamente 40 anni. Di sicuro abbastanza tempo perché
Fleming potesse accorgersi di ciò e impedirlo. Quindi, da dove spuntò questa
storia del furto dell'oro di Fort Knox?
Cominciò tutto nel 1974 con un articolo su un
periodico di New York nel quale si sosteneva che la famiglia Rockefeller stava
manipolando la Federal Reserve per vendere l'oro di Fort Knox ad anonimi
speculatori europei ad un prezzo stracciato. Tre giorni più tardi, la fonte
anonima della storia, Louise Auchincloss Boyer, morì in circostanze misteriose
precipitando dalla finestra del suo appartamento newyorkese al decimo piano.
Come poteva aver saputo la signora Boyer della connessione tra i Rockefeller e
il furto dell'oro di Fort Knox? Era la segretaria di vecchia data di Nelson
Rockefeller.
Nei 14 anni seguenti quest'uomo, Ed Durell, un
facoltoso industriale dell'Ohio, si dedicò alla ricerca della verità sull'oro
di Fort Knox. Egli scrisse innumerevoli lettere a più di mille funzionari del
governo e delle banche, cercando di scoprire quanto di quell'oro fosse davvero
rimasto e dove fosse finito il restante. Edith Roosevelt, la nipote del
Presidente Teddy Roosevelt, chiese spiegazioni alle azioni del governo in
un'edizione del marzo 1975 del New Hampshire Sunday News:
"Illazioni circa l'oro mancante dai depositi di
Fort Knox sono state ampiamente discusse nei circoli finanziari europei. Ciò
che è sconcertante è che l'amministrazione non si affretti a dimostrare in modo
perentorio che non c'è motivo di preoccupazione circa il nostro tesoro in oro,
sempre che sia davvero nella condizione di poterlo fare." – Edith
Roosevelt
Sfortunatamente Ed Durell non riuscì mai a
realizzare il suo obiettivo principale, vale a dire quello di effettuare un
controllo completo delle riserve d'oro di Fort Knox. E’ incredibile come il più
grande tesoro del mondo abbia ricevuto così poche verifiche e controlli.
Quest’oro appartiene al popolo americano e non alla Federal Reserve e ai suo
proprietari stranieri.
Una cosa è certa: il governo potrebbe spazzare via
tutte le congetture in pochi giorni con una verifica ben pubblicizzata sotto le
luci delle telecamere. Però ha scelto di non farlo e quindi bisogna concludere
che hanno paura della verità che un simile controllo porterebbe alla scoperto.
Di cosa ha paura il governo? Ecco la risposta: quando Ronald Reagan si insediò
nel 1981, i suoi amici conservatori lo incalzarono affinché valutasse la
possibilità di ritornare al gold standard come l’unico modo in grado di porre
un freno alla spesa pubblica. Sembrava un’alternativa ragionevole e così il
Presidente Reagan istituì un gruppo di uomini, la cosiddetta “Commissione
sull’oro” per studiare la situazione e relazionare poi al Congresso. Ciò che la
commissione di Reagan riferì al Congresso nel 1982 fu una rivelazione scioccante:
il Tesoro degli Stati Uniti non possedeva più oro. Tutto l'oro conservato a
Fort Knox era di proprietà della Federal Reserve, un gruppo di banchieri
privati che rappresentava così una garanzia verso il debito nazionale.
La verità è che mai in precedenza così tanto denaro
era stato rubato dalle mani delle persone e dato ad un piccolo manipolo di
investitori privati, i cambiavalute.
~•~
26. Fondo Monetario Internazionale / Banca Mondiale
Mi trovo di fronte agli uffici del Fondo Monetario
Internazionale a Washington. Oltre la strada, proprio laggiù, c'è la sede della
Banca Mondiale. Cosa sono queste organizzazioni e chi le controlla? E, cosa più
importante, queste organizzazioni stanno per causare una gigantesca depressione
su scala mondiale?
Ritorniamo per un attimo indietro nel tempo a ciò
che accadde dopo la Prima Guerra Mondiale. La gente era stanca della guerra e
così, nascondendosi dietro al pretesto di un intervento di pace, i banchieri
internazionali escogitarono un piano per consolidare ancora più saldamente il
loro potere. Affermando che solo un governo mondiale avrebbe potuto sostenere
le ondate delle guerre mondiali, i cambiavalute avanzarono la proposta di un
governo mondiale basato su tre fondamenti: una banca centrale che sarebbe stata
chiamata Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), un tribunale mondiale che
sarebbe stato chiamato Corte Suprema e situato all'Aia in Olanda, e un organo
legislativo ed esecutivo che sarebbe stato chiamato Lega delle Nazioni.
Come scrisse il consigliere di Clinton, lo storico
di Georgetown Carroll Quigley, nel suo libro del 1966 "Tragedy and Hope”.
“I poteri del capitalismo finanziario decisero un
piano di ampia portata, nient'altro che creare un sistema su scala mondiale per
il controllo finanziario in mani private, in grado di dominare i sistemi
politici di ogni paese e l'intera economia del mondo. Il sistema sarebbe stato
governato in modo feudale dalle banche centrali di tutto il mondo agendo di
concerto, attraverso accordi segreti presi in frequenti incontri e conferenze.”
“Il vertice del sistema sarebbe stato la Banca dei
Regolamenti Internazionali a Basilea, in Svizzera, una banca privata posseduta
e controllata da tutte le banche centrali del mondo che erano a loro volta
società per azioni private. Ogni banca centrale avrebbe cercato di dominare il
suo governo attraverso l'abilità di controllare i prestiti al Tesoro, di
manipolare scambi con l'estero, di influenzare il livello dell’attività
economica nel paese ed influenzare gli uomini politici disposti a collaborare
attraverso ulteriori ricompense economiche nel mondo degli affari." –
Carroll Quigley, Professore all’Università di Georgetown
Nonostante le pesanti pressioni dei banchieri
internazionali e della stampa, un pugno di senatori statunitensi, guidati dal
senatore Henry Cabot Lodge, riuscì a tenere gli Stati Uniti fuori dal piano.
Senza la partecipazione degli Stati Uniti, il destino della Lega era segnato.
Incredibilmente, malgrado gli Stati Uniti respingessero la BRI, la banca
centrale mondiale, la Federal Reserve di New York ignorò il proprio governo e
con arroganza mandò in Svizzera dei rappresentanti per partecipare alle
riunioni dei banchieri centrali fino al 1994, quando gli Stati Uniti vennero
ufficialmente annessi. Il loro piano per un governo mondiale fu ostacolato e
allora i banchieri rispolverarono la vecchia formula: un'altra guerra per
fiaccare le resistenze e raccogliere, nel frattempo, enormi profitti. A questo
scopo, Wall Street aiutò a far risorgere la Germania attraverso le banche Thiessen,
che erano affiliate con gli Harriman a New York, proprio come la Chase Bank
aveva aiutato il finanziamento della Rivoluzione bolscevica in Russia nel corso
della Prima Guerra Mondiale.
La Chase Bank era controllata dalla Famiglia
Rockefeller, e in seguito venne incorporata con la Warburg Manhattan Bank per
formare la Chase-Manhattan Bank. Ora questa si è fusa con la Chemical Bank di
New York costituendo la più grande Banca di Wall Street.
La loro strategia funzionò. Ancor prima della fine
della Seconda Guerra Mondiale, il governo del mondo era di nuovo in corso
d'opera. Nel 1944 a Bretton Woods, nel New Hampshire, il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale vennero approvati con la partecipazione
piena degli Stati Uniti. La seconda Lega delle Nazioni, ribattezzata come le
“Nazioni Unite”, fu approvata nel 1945. Poco dopo, era operativo anche un nuovo
sistema giudiziario federale. Tutte le fervide opposizioni che vi erano state
nei confronti dei corpi internazionali prima della Guerra, si erano sciolte
come neve al sole, esattamente come pianificato.
Queste organizzazioni hanno semplicemente ripetuto
su scala internazionale ciò che il National Banking Act del 1864 e il Federal
Reserve Act del 1913 avevano avviato negli Stati uniti. Esse hanno creato un
cartello bancario, composto dalle banche centrali del mondo, che gradualmente
ha preso il potere nel dettare le politiche di credito alle banche di tutte le
nazioni.
Ad esempio, così come il Federal Reserve Act
autorizzava la creazione di una nuova moneta soggetta a corso forzoso, chiamata
banconota della Federal Reserve, il Fondo Monetario Internazionale ha ricevuto
l'autorità di emettere a corso forzoso una banconota mondiale chiamata Diritti
Speciali di Prelievo (DSP). Ad oggi, il FMI ha creato un’eccedenza di DSP per
un valore di 30 miliardi di dollari. I membri delle varie nazioni hanno
ricevuto pressioni affinché le loro valute siano rese pienamente convertibili
in DSP. Nel 1968 il Congresso approvò delle leggi che autorizzavano la Fed ad accettare
DSP come riserva negli Stati Uniti e ad emettere banconote della Federal
Reserve in cambio di DSP. Che cosa significa? Significa che negli Stati Uniti i
DSP fanno già parte della nostra moneta a corso legale. E cosa dire dell'oro? I
DSP sono già parzialmente garantiti dal metallo giallo, e con i due terzi della
ricchezza mondiale in oro nelle mani adesso delle banche centrali, i
cambiavalute possono decidere come plasmare il futuro economico del pianeta nel
modo che ritengono più redditizio.
Ricordate, proprio coma la Fed è controllata dal suo
Consiglio dei Governatori, il FMI è controllato dai suoi governatori, che a
loro volta sono a capo delle diverse banche centrali o dei ministeri del
Tesoro, a loro volta controllati dalle banche centrali. Il potere di voto nel
FMI conferisce agli Stati Uniti e al Regno Unito, ossia alla Fed e alla Banca
d'Inghilterra, il controllo effettivo.
Così come la Fed controlla la quantità di denaro
negli Stati Uniti, la BRI, il FMI e la Banca Mondiale controllano l'offerta
monetaria del mondo. Così rivediamo la truffa degli orafi di una volta
replicata su scala nazionale dalle banche centrali come la Fed, e su scala
internazionale dai tre tentacoli della Banca Centrale Mondiale.
Oggi l'organizzazione costituita da BRI, FMI e Banca
Mondiale, alla quale ci riferiamo come Banca Centrale Mondiale, sta aumentando
e contraendo il credito del pianeta? La risposta è affermativa. Le
disposizioni, messe in atto nel 1988 dalla BRI, richiesero ai banchieri del
mondo di aumentare i propri capitali e le riserve fino all'8% delle passività
entro il 1992. I requisiti di aumento di capitale pongono un limite superiore
al prestito a riserva frazionaria, in un modo simile a quanto fanno le riserve
di liquidità.
Che cosa significano per il mondo queste
disposizioni, all'apparenza insignificanti, stipulate otto anni fa in una città
della Svizzera? Significa che le nostre banche non possono prestare quantità
sempre maggiori di denaro prima che avvenga la prossima depressione, essendo
ora fissato il rapporto massimo di riserve per concedere prestiti. Significa
che le nazioni del mondo con le riserve più basse, non appena le banche si sono
precipitate ad aumentare il proprio capitale per portare le proprie riserve
all'8%, hanno già risentito nei propri meccanismi economici dei terribili
effetti di questa contrazione del credito.
Per aumentare il proprio capitale le banche hanno
dovuto vendere azioni, il che ha scoraggiato i mercati azionari e ha anticipato
la depressione in questi paesi. Il Giappone, che nel 1988 aveva tra i più bassi
parametri per capitali su riserve, e che quindi è stato maggiormente colpito
dalle disposizioni, ha vissuto un crollo finanziario cominciato quasi
immediatamente, nel 1989, e che ha spazzato via uno sconcertante 50% del valore
dei suoi mercati azionari nel corso del 1990, e il 60% del valore commerciale
degli immobili. La Banca del Giappone ha abbassato i tassi di interesse allo
0,50%, praticamente regalando il denaro per fare risorgere l'economia, ma la
depressione continua ad inasprirsi.
A causa dei 20 miliardi di dollari elargiti dagli
Stati Uniti per salvare il Messico, il collasso finanziario di quel paese è ben
conosciuto anche qui. Malgrado l’operazione di salvataggio, l'economia
messicana continua ad essere un disastro. Un debito è accumulato sull'altro,
mentre nuovi prestiti vengono contratti semplicemente per riuscire a pagare gli
interessi di prestiti vecchi. Nel sud del paese, i poveri si sono ribellati
apertamente non appena ogni peso in circolazione è stato confiscato per
permettere il pagamento degli interessi.
E' importante notare come stia avendo luogo un
sistematico trasferimento di potere, con le nazioni che diventano subordinate
ad una Banca Centrale Mondiale sovranazionale nelle mani di alcuni dei
banchieri più ricchi del mondo.
Mentre il FMI crea sempre più DSP con un tratto di
penna sui libri contabili, sempre più nazioni ne prendono a prestito per pagare
gli interessi sui debiti in continua crescita, per poi cadere gradualmente
sotto il controllo dei burocrati senza volto della Banca Centrale Mondiale. Non
appena la depressione mondiale si aggraverà e si espanderà, la Banca Centrale
Mondiale avrà in mano il diritto di vita o di morte sulla realtà economica di
queste nazioni, e deciderà a quali di queste sarà permesso ricevere ulteriori
prestiti di DSP e quali invece moriranno di fame. Nonostante tutta la retorica
sullo sviluppo e il contenimento della povertà, il risultato è un costante
trasferimento di ricchezza dalle nazioni debitrici alle banche centrali dei
cambiavalute che controllano il Fondo Monetario Internazionale e la Banca
Mondiale.
Ad esempio, nel 1992 le nazioni debitrici del Terzo
Mondo che hanno preso a prestito dalla Banca Mondiale, hanno pagato 198 milioni
di dollari in più alle banche centrali delle nazioni sviluppate per scopi
finanziati dalla Banca Mondiale rispetto a quanto esse avessero ricevuto dalla
Banca Mondiale stessa. Tutto questo aumenta il loro debito perenne in cambio di
una sollievo temporaneo dalla povertà causata da prestiti precedenti. Già la
quantità di denaro ripagata supera quella dei nuovi prestiti contratti. Nel
1992 il debito estero dell'Africa ha raggiunto i 290 miliardi di dollari, una
cifra due volte e mezzo maggiore che nel 1980, e ha mandato alle stelle le
percentuali di mortalità infantile e di disoccupazione, ha causato un
peggioramento della condizione delle scuole, delle abitazioni e della salute
generale della popolazione.
Il mondo intero sta affrontando sofferenze
incommensurabili, che stanno già distruggendo il Terzo Mondo, e ora il
Giappone, a tutto vantaggio dei cambiavalute. Un autorevole politico brasiliano
ha affermato:
"La Terza Guerra Mondiale è già cominciata. E’
una guerra silenziosa, ma non per questo meno infame. Questa guerra sta
abbattendo il Brasile, l'America Latina e praticamente tutto il Terzo Mondo.
Invece dei soldati, a morire sono i bambini. E' una guerra costruita sul debito
del Terzo Mondo, una guerra che ha come arma principale l'interesse, un'arma
più letale della bomba atomica, più devastante di un raggio laser."
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27. Conclusioni
Benché sarebbe assurdo ignorare il ruolo
fondamentale giocato da influenti famiglie come i Rothschild, i Warburg, gli
Schiff, i Morgan e i Rockefeller, in ogni analisi della storia del sistema
delle banche centrali e della riserva frazionaria ricordate che ormai le banche
centrali e le grandi banche commerciali hanno quasi tre secoli di vita e sono
profondamente radicate nella vita economica di molte nazioni. Queste banche non
dipendono più da scaltri individui come Nathan Rothschild. Anni fa il problema
della proprietà era importante, ma ora non più. Ad esempio, sia la Banca
d'Inghilterra che la Banca di Francia furono nazionalizzate dopo la Seconda
Guerra Mondiale ma non cambiò assolutamente nulla. Esse resistono e continuano
a crescere, protette ora da numerose leggi, politici al soldo e mezzi di
comunicazione che pubblicizzano strumenti ipotecari, immuni dal cambio
generazionale. Tre secoli hanno conferito loro un alone di rispettabilità. La
vecchia divisa scolastica è ora indossata dalla sesta generazione di figli,
cresciuta in un sistema che non metterà mai in discussione, essendo stata
chiamata a prendere parte a consigli direttivi di innumerevoli organizzazioni
filantropiche.
Concentrare l'attenzione oggi sugli individui o
sulle famiglie oppure cercare di rimettere ordine agli attuali detentori del
potere serve a poco e sarebbe una distrazione dalla cura. Il problema è cosa
ben più grande di questo. E' il sistema bancario corrotto, che è stato ed è
tuttora utilizzato per consolidare una grande ricchezza in sempre meno mani, a
costituire il nostro reale problema. Cambiate i nomi degli attori principali e
il problema non scomparirà e non perderà nemmeno un colpo. Allo stesso modo,
tra le orde di burocrati che lavorano alla Banca Mondiale, nelle banche
centrali e nelle banche internazionali, solo una piccola parte di loro ha idea
di ciò che sta realmente accadendo. Con ogni probabilità essi sarebbero
sconvolti se sapessero che il loro lavoro sta contribuendo al tremendo
impoverimento e alla graduale schiavizzazione del genere umano verso un piccolo
gruppi di plutocrati incredibilmente ricchi. Non serve più dare importanza al
ruolo degli individui. E il problema va oltre addirittura i concetti politici
di destra e di sinistra. Tanto il comunismo e il socialismo quanto il
capitalismo monopolistico sono stati utilizzati dai cambiavalute perché oggi
essi traggono vantaggio da entrambi gli schieramenti del nuovo assetto
politico. Lo statalismo e lo stato sociale della cosiddetta corrente di
sinistra contro il liberismo dei neo conservatori, che vogliono lo statalismo
fuori dalle proprie vite, della corrente di destra: in entrambi casi hanno la
meglio i banchieri. La riforma monetaria è il più grande problema politico che
questo paese deve affrontare. Chiarito ciò, procediamo con le conclusioni,
ispirandoci allo spirito con cui Lincoln dichiarò: “senza rancore nei confronti
di alcuno, con carità nei confronti di tutti”.
All'inizio di questo video abbiamo posto una serie
di domande preoccupanti. Assicuriamoci di avervi risposto.
Cosa sta accadendo oggi in America? Perché siamo
sommersi dai debiti? Perché i politici non sono in grado di tenere il debito
sotto controllo?
Perché siamo sommersi dai debiti? Perché stiamo
lavorando all’interno di un sistema monetario basato sul debito, progettato e
controllato da banchieri privati. Ora, alcuni potrebbero obiettare che la
Federal Reserve è un ente semi-governativo ma il Presidente nomina ogni quattro
anni solo due dei sette governatori del Consiglio Esecutivo della Federal
Reserve, e ad essi concede mandati di 14 anni, di gran lunga maggiori del
proprio. Il Senato conferma queste nomine, ma la verità è che il Presidente non
oserebbe mai nominare come membro di questo Consiglio chiunque non sia di
gradimento a Wall Street. Naturalmente questo non preclude la possibilità che
alcuni uomini rispettabili possano essere eletti nel Consiglio del Governatori,
ma la realtà è che la Fed è precisamente studiata per operare in modo
indipendente dal nostro governo, così come lo sono quasi tutte le altre banche
centrali.
Alcuni affermano che la Fed incoraggi la stabilità
monetaria e vediamo l'attuale Presidente della Banca d'Inghilterra, Eddie
George, sostenere che questo sia il ruolo più importante di una banca centrale.
In realtà, i risultati ottenuti dalla Fed nella stabilizzazione dell’economia
mostrano un clamoroso insuccesso al riguardo. Nel corso dei primi 25 anni della
sua esistenza la Fed ha causato tre importanti flessioni economiche, inclusa la
Grande Depressione, e negli ultimi 30 anni ha condotto l'economia americana in
un periodo di inflazione senza precedenti. Di nuovo, non si tratta di una
qualche azzardata teoria complottista, è un fatto ben noto tra i più insigni
economisti. Come spiegò Milton Friedman, vincitore del Premio Nobel:
"La massa monetaria, i prezzi e la produzione
furono decisamente più instabili dopo l'istituzione della Federal Reserve. Il
periodo di più drammatica instabilità per la produzione fu, naturalmente,
quello intercorso tra le due guerre, che include le gravi contrazioni monetarie
del 1920-21, 1929-33, e 1937-38. Nessun altro ventennio nella storia americana
contiene fino a tre contrazioni altrettanto gravi.”
“Questa prova mi persuade del fatto che almeno un
terzo dell'aumento dei prezzi nel corso e appena in seguito alla Prima Guerra
Mondiale è da ricondurre all’istituzione della Federal Reserve, e che la
gravità di ciascuna delle più grandi contrazioni, 1920-21, 1929-33 e 1937-38, è
direttamente attribuibile a politiche attuate o non attuate dalle autorità
della Reserve.”
“E’ dannoso qualunque sistema che dia un così grande
potere e così tanta discrezionalità a pochi uomini, poiché questo errore,
perdonabile o meno, può avere conseguenze di ampia portata. E' un sistema
dannoso per coloro che credono nella libertà, perché conferisce a pochi uomini
un così grande potere senza alcun efficace controllo del corpo politico. Questa
è l'argomentazione politica chiave contro una banca centrale indipendente. Per
parafrasare Clemenceau, 'il denaro è una faccenda di gran lunga troppo seria
per essere lasciata nelle mani delle banche centrali'."
Dobbiamo imparare dalla nostra storia prima che sia
troppo tardi. Perché i politici non sono in grado di controllare il debito
federale? Perché tutto il nostro denaro nasce da un debito. Di nuovo, è il
sistema monetario ad essere basato sul debito. Il nostro denaro è creato
inizialmente dall'acquisto di obbligazioni degli Stati Uniti. La gente compra
obbligazioni, come i buoni di risparmio, le banche comprano obbligazioni, gli
stranieri comprano obbligazioni, e quando la Fed vuole immettere più denaro nel
sistema allora compra obbligazioni, ma le paga attraverso una semplice
registrazione contabile che crea dal nulla. Poi questo nuovo denaro creato
dalla Fed viene moltiplicato di 10 volte dalle banche commerciali grazie al
principio della riserva frazionaria.
Così, malgrado le banche non creino valuta, esse
creano denaro scritturale o depositi concedendo nuovi prestiti ed investono
persino parte di questo nuovo denaro. Di fatto, oltre mille miliardi di dollari
di questo denaro creato in forma privata è stato utilizzato per acquistare sul
mercato obbligazioni degli Stati Uniti, il che garantisce alle banche
all’incirca 50 miliardi di dollari di interessi, esenti da rischi, ogni anno,
meno dell’interesse che esse devono pagare ad alcuni depositanti. In questo
modo, attraverso il prestito a riserva frazionaria, le banche creano più del
90% del denaro e dunque causano più del 90% della nostra inflazione. Che cosa
possiamo fare per questo? Per fortuna esiste un modo per risolvere il problema
con semplicità, equità e rapidità e senza causare gravi problemi finanziari.
Possiamo far uscire il nostro paese completamente dal debito in uno o due anni
ripagando queste obbligazioni con banconote americane esenti da debito, proprio
come quelle emesse da Lincoln. Naturalmente questo da solo causerebbe una
tremenda inflazione, dal momento che la nostra valuta oggi viene moltiplicata
dal sistema bancario attraverso la riserva frazionaria. Ma ecco l’ingegnosa
soluzione avanzata in parte da Milton Friedman, per mantenere la quantità di
moneta stabile ed evitare sia inflazione che deflazione mentre il debito
diminuisce.
Mentre il Tesoro acquisterebbe le proprie
obbligazioni sul mercato con banconote degli Stati Uniti, i requisiti delle
riserve delle banche cittadine verrebbero innalzati in misura proporzionale, in
modo che la quantità di denaro in circolazione rimanga costante. Mentre coloro
che detengono obbligazioni verrebbero pagati con banconote degli Stati Uniti,
essi poi depositerebbero questo denaro rendendo quindi disponibile la valuta di
cui le banche avrebbero bisogno per aumentare le proprie riserve. Una volta
rimpiazzate tutte le obbligazioni con banconote degli Stati Uniti, le banche
avrebbero una riserva bancaria pari al 100% invece del sistema a riserva
frazionaria attualmente in uso.
Da questo momento in avanti gli ex edifici della
Federal Reserve servirebbero solamente come camera di compensazione per le
tratte bancarie e quindi come caveau per le banconote degli Stati Uniti. Il
Federal Reserve Act non sarebbe più necessario e potrebbe essere abrogato. Il
potere monetario potrebbe essere trasferito di nuovo al Dipartimento del
Tesoro. Non ci sarebbero ulteriori creazioni e contrazioni di denaro da parte
delle banche. Agendo in questo modo il nostro debito nazionale verrebbe
ripagato in un solo anno o quasi, e la Fed e il sistema bancario a riserva
frazionaria verrebbero aboliti senza provocare né una bancarotta nel paese, né
un collasso finanziario, né inflazione o deflazione o cambiamenti significativi
nel modo in cui il cittadino medio gestisce le proprie attività.
Per la persona della strada la differenza principale
sarebbe che, per la prima volta dall’approvazione del Federal Reserve Act nel
1913, le tasse inizierebbero ad abbassarsi. Questa è davvero una benedizione
per tutti voi, piuttosto che per gli amici del banchiere Hamilton. Ora
osserviamo questa proposta in maggior dettaglio. Ecco i punti più importanti
del Monetary Reform Act che deve essere approvato dal Congresso. Alla fine di
questo video potete vedere la proposta che abbiamo steso per un Monetary Reform
Act. Naturalmente ogni variazioni che porti ai medesimi risultati è ugualmente
la benvenuta.
1. Ripagare il debito con banconote degli Stati
Uniti esenti da debito.
Come disse Thomas Edison: “Se gli Stati Uniti
possono emettere un'obbligazione da un dollaro, possono emettere una banconota
da un dollaro. Entrambe si basano puramente sulla fiducia e sull’autorevolezza
del governo americano”. Ciò comporta una semplice sostituzione di un tipo di
obbligazione del governo con un altro. Una produce interesse, l'altra no. A
tale scopo potrebbero essere utilizzate anche le banconote della Federal
Reserve ma queste, come abbiamo proposto, non potrebbero più essere stampate se
la Fed venisse abolita e così suggeriamo di utilizzare, invece, le banconote
degli Stati Uniti.
2. Abolire il sistema a riserva frazionaria.
Mentre il debito verrebbe ripagato, i requisiti di
riserva di tutte le banche e istituzioni finanziari sarebbero innalzati
contemporaneamente in modo proporzionale per assorbire le nuove banconote degli
Stati Uniti che verrebbero depositate per poi costituire la riserva aumentata
delle banche. Verso la fine del primo anno di questo periodo di transizione le
passività in corso delle istituzioni finanziarie sarebbero prese in carico dal
governo in un'operazione una tantum. In altre parole, anch’esse sarebbero
infine ripagate con banconote degli Stati Uniti esenti da debito, nell'ottica
di mantenere stabile l’offerta monetaria totale. Alla fine del primo anno tutto
il debito nazionale sarebbe così ripagato e noi potremmo cominciare a godere
dei benefici di un sistema bancario a piena riserva. La Fed diventerebbe
obsoleta, un anacronismo.
3. Abrogare il Federal Reserve Act del 1913 e il
National Banking Act del 1864.
Queste leggi delegano il potere sul denaro ad un
monopolio bancario privato. Esse devono essere abrogate e il potere di
emissione restituito al Dipartimento del Tesoro, al quale apparteneva
inizialmente sotto la presidenza di Abraham Lincoln. Nessun banchiere o nessuna
persona in qualche modo affiliata ad istituzioni finanziarie dovrebbe essere
autorizzato a regolamentare il sistema bancario. Dopo le prime due riforme,
queste leggi non avrebbero più alcun senso di esistere poiché relative ad un
sistema bancario a riserva frazionaria.
4. Ritirare gli Stati Uniti dal FMI, dalla BRI e
dalla Banca Mondiale.
Queste istituzioni, come la Federal Reserve, sono
progettate per centralizzare ulteriormente il potere dei banchieri
internazionali sull'economia mondiale e gli Stati Uniti le devono abbandonare.
I loro compiti innocui, come lo scambio valutario, possono essere portati a
termine in sede nazionale oppure tramite nuove organizzazioni che siano
limitate a queste funzioni.
Un simile decreto di riforma monetaria garantirebbe
una solida stabilità della quantità di denaro in circolazione, senza causare né
inflazione né deflazione. Ricordate, negli ultimi tre decenni la Fed ha
raddoppiato l'offerta monetaria ogni 10 anni. Questo fatto e il sistema della
riserva frazionaria sono le vere cause dell'inflazione e della riduzione del
nostro potere d'acquisto, una tassa occulta. Queste e altre tasse sono le vere
cause del perché oggi entrambi i coniugi devono lavorare per tirare avanti.
L’offerta monetaria dovrebbe aumentare lentamente
per mantenere i prezzi stabili, all'incirca in proporzione alla crescita della
popolazione, intorno al 3% all’anno, e non secondo il capriccio di un gruppo di
banchieri che si incontrano in segreto. In realtà, tutte le future scelte su
quanto denaro dovrà essere creato nell'economia americana dovranno essere fatte
in base alle statistiche sulla crescita della popolazione e sull'indice del
livello dei prezzi.
I nuovi regolatori monetari e il Dipartimento del
Tesoro, chiamati ad esempio la “Commissione Monetaria”, non avrebbero
assolutamente potere discrezionale in materia ad eccezione di un periodo di
guerra dichiarata. Questo garantirebbe una crescita fissa stabile di circa il
3% annuo, avendo come risultato prezzi stabili e cambiamenti non improvvisi
nell'offerta monetaria. Per assicurarsi che questo processo sia del tutto
trasparente ed ineccepibile tutte le decisioni dovrebbero essere pubbliche e
non segrete come lo sono oggi gli incontri del Consiglio dei Governatori della
Fed.
Come possiamo sapere che questo funzionerà? Perché
questi provvedimenti eliminano le due cause principali di instabilità economica
– la Fed e il sistema a riserva frazionaria – oltre alla causa più recente, la
BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali. Ma, cosa più importante, il
pericolo di gravi depressioni sarebbe scongiurato. Ascoltiamo Milton Friedman
in merito all’unica causa delle gravi crisi economiche:
“Non conosco nessuna grave depressione, in un
qualunque paese e in un qualunque periodo storico, che non sia stata
accompagnata da una drastica diminuzione nell'offerta monetaria, e allo stesso
tempo, nessuna drastica diminuzione nell’offerta monetaria che non sia stata
accompagnata da una depressione.” – Milton Friedman
Qui ci troviamo a Guersney e questo è il suo mercato
dei fiori e degli ortaggi. Guersney è uno degli esempi più riusciti di quanto
bene possa funzionare un sistema monetario esente da debito.
Nel 1815 fu istituita una commissione per studiare
come si potesse finanziare nel miglior modo possibile la costruzione di questo
nuovo mercato. L'isola, impoverita, non poteva permettersi ulteriori tasse e
così i padri fondatori decisero di provare con un'idea rivoluzionaria: stampare
la propria cartamoneta. Si trattava di semplici banconote di carta colorata
create dal nulla ma la popolazione di questa piccola isola fu d’accordo
nell’accettarle e nell’iniziare a commercializzarle. Per assicurarsi che
circolassero in maniera capillare le banconote furono dichiarate valide per
pagare le tasse. Naturalmente quest’idea non aveva nulla di nuovo: era
esattamente ciò che gli Stati Uniti avevano fatto prima della Rivoluzione
americana e possiamo elencare molti altri esempi in tutto il mondo, ma era una
novità per Guersney e fece miracoli. Questo mercato è ancora attivo e,
ricordate, fu costruito senza causare alcun debito per la popolazione di questa
città-stato.
Ma cosa accadrebbe se seguissimo l'esempio di
Guersney? Come reagirebbero i banchieri a queste riforme? Certamente il
cartello dei banchieri internazionali si opporrebbe a delle riforme che
togliessero loro il controllo delle economie mondiali, come hanno fatto in
passato. Ma è ugualmente certo che il Congresso ha l'autorità costituzionale e
la responsabilità di emettere denaro esente da debito, le banconote degli Stati
Uniti, e di riformare le leggi sul sistema bancario che ha emanato in modo così
incauto.
Senza dubbio i banchieri affermerebbero che
l'emissione di denaro esente da debito provocherebbe una grave inflazione e si
produrrebbero in funeste profezie, ma ricordate: è il meccanismo della riserva
frazionaria la vera causa di oltre il 90% dell'inflazione, non il fatto che
banconote del Tesoro esenti da debito siano utilizzate per sostenere il
disavanzo del governo. Nel sistema corrente, ogni eccesso di spesa da parte del
Congresso è trasformato in maggiori titoli di debito e il 10% acquistato dalla
Fed viene poi moltiplicato di parecchie volte dai banchieri, provocando oltre
il 90% di tutta l'inflazione.
Il nostro sistema bancario basato sul debito e la
riserva frazionaria sono il vero problema. Dobbiamo ignorare le inevitabili
resistenze e rimanere compatti finché la cura non è completa. Come disse Josiah
Stamp, Direttore della Banca d'Inghilterra negli anni ‘20, riferendosi
all'attuale sistema bancario a riserva frazionaria:
“Il sistema bancario fu concepito nell'iniquità e
nacque nel peccato. I banchieri possiedono la Terra. Portategliela via, ma
lasciate loro il potere di creare il denaro e controllare il credito, e con un
tratto di penna creeranno abbastanza denaro per ricomprarsela. Togliete questo
grande potere ai banchieri e tutte le grandi fortune del mondo come la mia
spariranno, e devono scomparire, affinché questo sia un mondo migliore e più
felice in cui vivere. Ma se volete continuare a rimanere schiavi dei banchieri
e pagare il prezzo della vostra stessa schiavitù, lasciate che continuino a
creare il denaro e a controllare il credito." - Sir Josiah Stamp
Gli americani lentamente stanno comprendendo. Oggi
oltre 3200 città e contee hanno sottoscritto la proposta di un'organizzazione
senza fini di lucro chiamata Sovereignty (Sovranità). Il movimento Sovereignty
chiede al Congresso di autorizzare il Segretario al Tesoro a stampare 90
miliardi di dollari all'anno di banconote degli Stati Uniti, quindi non
banconote della Federal Reserve né obbligazioni basate sul debito, per prestare
denaro senza interesse alle città, alle contee e ai distretti scolastici per le
migliorie necessarie. Eccezionalmente, e lodevolmente, l'Associazione Bancaria
della Comunità dell'Illinois, che rappresenta 515 banche membre, ha sostenuto
la proposta di questa Sovereignty, un bel passo nella giusta direzione.
Questo ci porta ad un’altra domanda che ci siamo
posti all’inizio di questo video. Siamo forse diretti verso un collasso
economico senza precedenti, tale da far sembrare il crollo del 1929 e la Grande
Depressione che ne seguì una scampagnata domenicale con l’oratorio? Se è così,
come possiamo impedirlo? E cosa possiamo fare per proteggere le nostre
famiglie?
Come ha ripetutamente sottolineato Milton Friedman,
non ci può essere una forte depressione senza una forte contrazione di denaro.
Nel nostro sistema, solo la Fed e la BRI, la Banca dei Regolamenti
Internazionali, con la collaborazione dei banchieri degli Stati Uniti, oppure
una cordata delle più grandi banche di Wall Street, potrebbero provocare una
depressione. In altre parole, la nostra economia è così grande ed elastica che
una depressione non può semplicemente avvenire per caso. A meno di una riforma
del sistema bancario, essi continueranno a detenere quel potere e potranno
staccare la spina della nostra economia in qualunque momento. L'unica soluzione
è abolire la Fed e il sistema della riserva frazionaria e svincolarsi dalla
BRI. Solo questo spezzerà il potere dei banchieri internazionali sulla nostra
economia. E ricordate, un crollo del mercato azionario non può causare da solo
una forte depressione, solamente una forte contrazione dell'offerta monetaria
può farlo.
Il crollo del 1929 spazzò via soltanto i nostri
speculatori azionari, principalmente quelli medio-piccoli, avendo come
risultato il passaggio in mani altrui di un valore di 3 miliardi di dollari. Ma
servì come cortina fumogena per coprire la contrazione del credito del 33% da
parte della Fed che avvenne nel corso dei successivi quattro anni e che ebbe
come risultato il trasferimento di una ricchezza di oltre 40 miliardi di
dollari dalle mani della classe media americana alle grandi banche.
Poi, nonostante le grida di protesta impotenti da
parte di un Congresso diviso, l'indipendente Fed mantenne ridotta l'offerta
monetaria per un intero decennio. Soltanto la Seconda Guerra Mondiale pose fine
alla terribile sofferenza che la Fed aveva inflitto al popolo americano.
In una depressione, la ricchezza rimanente della
classe media strangolata dai debiti sarebbe vanificata dalla disoccupazione,
dalla diminuzione dei salari e dai conseguenti espropri. Se cominciassimo a
riformare il nostro sistema monetario i cambiavalute potrebbero attuare quello
che fecero nel 1929 e negli anni ‘30: far crollare il mercato azionario e
utilizzarlo come cortina fumogena per contrarre l'offerta monetaria. Ma se
siamo determinati a combattere per riprendere il controllo del nostro denaro
potremo venirne fuori abbastanza velocemente, probabilmente in pochi mesi,
mentre le banconote degli Stati Uniti comincerebbero a circolare e
sostituirebbero il denaro tolto dalla circolazione dai banchieri. Più tempo
aspettiamo e maggiore sarà il pericolo, e perderemo per sempre il controllo
della nostra nazione.
Ma alcuni ancora si chiedono perché i banchieri
internazionali potrebbero voler causare una depressione. Non sarebbe come
uccidere la gallina dalle uova d'oro degli interessi? Ricordate cosa disse Larry
Bates all'inizio di questo video.
“Vedete, nei periodi di sconvolgimento economico, in
una crisi economica, la ricchezza non viene distrutta, viene semplicemente
trasferita.”
Abbiamo qualche indizio di cosa abbiano in serbo per
noi i cambiavalute? Questo è ciò che ha detto David Rockefeller, il presidente
della Chase-Manhattan Bank, la più grande banca di Wall Street:
“Siamo sull'orlo di una trasformazione globale.
Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una grande crisi che avvenga al momento
giusto e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale.” – David Rockefeller
Così la crisi è necessaria per portare a termine in
modo rapido i loro piani. L'unica domanda è: quando avverrà questa crisi? Per
fortuna abbiamo abbastanza tempo ed è improbabile che questa avverrà prima
delle elezioni del 1996, ma in seguito il pericolo comincerà ad affiorare.
Ma se decideranno o meno di causare un crollo o una
depressione attraverso gli inesorabili aumenti delle tasse e la perdita di
centinaia di migliaia di posti di lavoro mandati all'estero grazie a trattati
commerciali come il GATT e il NAFTA, la classe media americana è la specie più
a rischio. La manodopera a più buon mercato, tra cui il lavoro schiavistico
nella Cina comunista che Harry Wu ha eroicamente documentato, è utilizzata per
competere con la manodopera americana. In altre parole, il denaro si sta
consolidando in sempre meno mani come mai si era visto prima nella storia di
questa nazione o del mondo. Senza le riforme la classe media americana sarà
presto estinta, lasciando solo i pochi veramente ricchi e i molti veramente
poveri, come è già accaduto in gran parte del mondo.
Nel corso degli anni siamo stati messi in guardia da
membri del Congresso, presidenti, industriali ed economisti. Anche i capi
religiosi hanno intravisto il pericolo. Intorno al 1898, nel periodo di William
Jennings Bryan, Papa Leone XIII disse:
“Da una parte una fazione strapotente perché
straricca, la quale, avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio,
sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza, ed esercita pure
nell'andamento dello Stato una grande influenza. Dall'altra una moltitudine
misera e debole, dall'animo esacerbato e pronto sempre a tumulti.”
“Un’usura divoratrice che, sebbene condannata tante
volte dalla Chiesa, continua lo stesso, sotto altro colore, a causa di ingordi
speculatori... tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto
all'infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile.” – Papa
Leone XIII
Più di recente, nel corso della Grande Depressione
americana, Papa Pio XI parlò del medesimo problema:
“Ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della
ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica
padronanza dell'economia in mano di pochi.”
“Questo potere diviene più che mai dispotico in
quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in
qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo
economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché
nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.” – Papa Pio XI
Ma ora ritorniamo alla nostra domanda iniziale, cosa
possiamo fare per proteggere le nostre famiglie nel corso di una depressione?
Innanzitutto, se potete, estinguete tutti i vostri
debiti anche se questo significa abbassare il proprio tenore di vita.
Altrimenti vi ritroverete a perdere qualunque cosa che è stata finanziata con
il debito.
In secondo luogo, aumentate la vostra liquidità.
Riducete le vostre ricchezze in forme più liquide. Riducete i vostri beni
immobiliari, ad esempio. Se possedete interamente la vostra abitazione, non ci
sono problemi. In caso contrario, vendete altri beni per ripagarla. Nel peggiore
dei casi, considerate la possibilità di investire alcuni dei vostri beni nelle
vecchie monete d'argento. Prima del 1965, le monete erano al 90% in argento ma
da allora non lo sono più.
E' triste vedere che nel corso di una grave
depressione un unico dollaro d'argento poteva sfamare la vostra famiglia per
una settimana.
Perché questi vecchi dollari in argento diventeranno
così preziosi? Perché la maggior parte delle persone ne ha dimestichezza. Sanno
che essi hanno un peso e una purezza garantiti. In quel caso, per la vostra
famiglia solamente 20 o 30 dollari d'argento potrebbero fare la differenza per
riuscire a cavarsela in questo che sembra essere il periodo peggiore della
storia degli Stati Uniti.
Informate i vostri amici, il nostro paese ha bisogno
di un gruppo compatto che comprenda realmente come viene manipolato il nostro
denaro e quali siano le vere soluzioni. Perché se arriverà una depressione,
coloro che si definiscono “conservatori” si faranno avanti per proporre delle
soluzioni preconfezionate dai banchieri internazionali. Diffidate dagli appelli
per un ritorno al gold standard. Perché? Semplice. Perché mai come ora così
tanto oro è concentrato al di fuori dei confini americani e mai come ora così
tanto oro è nelle mani di enti governativi internazionali come la Banca
Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. In effetti, oggi il Fondo
Monetario Internazionale possiede più oro di qualunque altra banca centrale.
Una valuta garantita dall’oro di solito porta degli sconvolgimenti ad una nazione
e un ritorno al passato sarebbe certamente, nel nostro caso, una soluzione
sbagliata.
Ricordate, abbiamo avuto una valuta garantita
dall’oro nel 1929 e nel corso dei primi quattro anni della Grande Depressione.
Allo stesso modo, diffidate di qualunque progetto che viene avanzato per
proporre una moneta regionale o mondiale, questo è il cavallo di Troia dei
banchieri internazionali.
Informate i vostri rappresentanti al Congresso.
Occorrono soltanto pochi uomini convincenti per far sì che gli altri prestino
attenzione. La maggior parte dei membri del Congresso non comprende proprio il
sistema mentre altri lo comprendono ma sono così influenzati dalle elargizioni
elettorali provenienti dalle banche che fanno finta di nulla, non rendendosi
conto della gravità della loro trascuratezza.
Speriamo di aver fornito un valido contributo al
dibattito nazionale sulla riforma monetaria. Resta a ciascuno di noi fare il
proprio dovere, in modo coerente alla propria condizione. Possa il Signore
darci la luce per riformare la nostra nazione e noi stessi. Diciamo “noi
stessi” perché, fondamentalmente, tantissime persone saranno condotte sempre
più alla disperazione dall'accumulo delle ricchezze del mondo in sempre meno
mani. Gli uomini tenderanno a diventare come i propri oppressori: egoisti e
avidi.
Piuttosto tenete bene a mente, in questo periodo di
riforme, l’avvertimento a non perdere di vista le cose più importanti, come
disse Papa Pio XI:
“Che cosa gioverebbe infatti che gli uomini con più
saggio uso delle ricchezze si rendessero più capaci di fare acquisto anche di
tutto il mondo, se poi ne ricevessero danno per l'anima? Che cosa gioverebbe
insegnar loro sicuri principi intorno alla economia, se poi si lasciano
trascinare dalla sfrenata cupidigia e dal gretto amore proprio a tal segno che
‘pur avendo udito gli ordini del Signore, abbiano poi a fare tutto
all'opposto?” - Papa Pio XI
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