L’acqua è essenziale per la vita, l’avidità umana la sta prosciugando
L’acqua è un bene prezioso, e l’essere umano per sopravvivere ha bisogno di 4 litri al giorno. Naturalmente ne consumiamo molto di più, per cucinare e per tutti gli usi domestici, infatti il consumo medio quotidiano di una famiglia europea si aggira attorno ai 165 litri. A questa cifra si deve aggiungere l’acqua che viene utilizzata per produrre il cibo e a far funzionare le industrie, facendo emergere una situazione molto critica, come riportato in un articolo su il fattoquotidiano.it.
I dati sono raccontati in un rapporto preparato dal Wwf, e parlano di 132 miliardi di metri cubi di acqua che ogni anno vengono utilizzati in Italia per produrre beni e servizi, per una cifra pro capite di 6.309 litri d’acqua al giorno. Siamo il terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo (62 miliardi di metri cubi l’anno), dopo il Giappone e il Messico, e prima di Germania e Regno Unito.
Queste cifre sono terribili e non possono scorrere senza un momento di riflessione, considerando che solo il 2,5% dell’acqua che copre per oltre due terzi il pianeta è dolce. Inoltre se togliamo la quota non disponibile perché racchiusa nei ghiacci e nelle acque sotterranee, di questo patrimonio ne resta solo l’1%. Dare per scontato che l’acqua ci sarà sempre, magari anche di ottima qualità, appare come un atto di presunzione, di cui lo spreco che ne viene fatto una conseguenza.
L’Italia, per le proprie caratteristiche alimentari, era meno esposta a questo consumo idrico, perché la dieta mediterranea ha un impatto idrico molto minore rispetto ad una alimentazione a base di carne. Peccato che, negli ultimi anni, il nostro stile di vita sia peggiorato, avendo aumentato l’importazione di beni che richiedono molta acqua come la carne di maiale tedesca, come riportato da uno studio diFrancesca Greco, ricercatrice del King’s College di Londra, assieme aMara Antonelli.
Una bistecca da 3 etti, paga un consumo d’acqua per produrla di 4 mila litri, ma questo è solo un esempio, come l’essere passati dalla ricotta con latte di pecora al pascolo, ai latticini d’importazione provenienti da allevamenti intensivi.L’impronta idrica dell’Italia è del 66% più alta della media mondiale. Per rimediare, dice Francesca Greco, dobbiamo puntare sul made in Italy, sui prodotti da pascolo, sul chilometro zero e sulla dieta mediterranea.
Non ero a conoscenza che la situazione fosse così drammatica, e non mi rendevo conto quanto l’acqua virtuale incida sul consumo idrico. Il concetto di acqua virtuale, è stato sviluppato dal Prof. John Anthony Allan, del King’s College di Londra, e definisce quanta acqua è contenuta nella produzione e commercio di alimenti e beni di consumo.
Fatevi un giro su acquavirtuale.it, e vi renderete conto di quanta acqua occorra per produrre i cibi. Magari poi fate un pensierino sul divenire vegetariani o vegani, ne guadagnerete in salute, contribuendo a preservare le risorse idriche sul nostro pianeta che stiamo asciugando con la nostra avidità
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