lunedì 12 maggio 2014

40 anni fa il referendum sul divorzio: maggio italiano di riforme di libertà, ma chi lo sa?




Il 12 maggio 1974, gli italiani votavano a favore di un referendum popolare che confermava la legge sul divorzio adottata nel 1970 dal parlamento e osteggiata talmente tanto dalla Democrazia cristiana di Amintore Fanfani che portò all'attivazione dell'articolo 75 della Carta.
La Lega Italiana per il Divorzio, il Partito Radicale e il Partito Socialista si unirono agli avversari della DC nella raccolta delle firme per fari sì che si aprisse un dibattito nazionale sul divorzio, ma anche sulle libertà individuali, sulle ingerenze vaticane sulla laicità dello Stato. Tanto i partiti laici - repubblicani, social-democratici e liberali - quanto il PCI guardarono fino all'ultimo momento con enorme scetticismo, se non con vera e propri ostilità, la partecipazione alla raccolta firma a fianco delle parrocchie.
Le vicende divorziste di quei primi anni '70 sono al centro di un libro Storia della Lega italiana per il divorzio di Domenico Letizia uscito da poco per la Europa edizioni. Si tratta di un volume di facile e piacevole lettura che ci ricorda un mondo e un modo di far politica che sembrano non esistere più.
Dopo brevi cenni storici sui tentativi di regolamentazione del divorzio nei ultimi tre secoli, Letizia ricorda come già nell'immediato dopoguerra nella provincia di Napoli venissero segnalate le attività del "movimento politico pro-divorzio" e di come nel 1954 in Parlamento fosse stato presentato il primo disegno di legge in materia. Nel 1958 poi, nella circoscrizione di Torino, si presentò alle elezioni politiche una lista tutta incentrata sul quel tema.
Il vero salto di qualità, ricorda Letizia, avviene quando a metà degli anni '60, grazie al deputato Loris Fortuna della sinistra del PSI e alla fondazione della Lega Italiana per il Divorzio fortemente voluta dal Partito Radicale nella sua visione liberale e libertaria dell'unione laica delle forze le azioni politiche si strutturarono dentro e fuori dal Palazzo. "Quello che per molti fu un imbarazzo politico", ricorda Letizia "per i radicali divenne una grande opportunità di lotta che andò oltre la "mera" questione della legalizzazione della possibilità di sciogliere un matrimonio". Un salto non da poco.
Il libro ripercorre i passaggi e le alleanze che portarono alla legge Fortuna del 1970 ricordano i nomi di molti dei protagonisti di quella fase storica, nomi oggi totalmente cancellati dalla storia politica patria, a partire da quello di Loris Fortuna. Si tratta di un prezioso esercizio che riesuma tanto il merito quando il metodo di una battaglia di riforme di civiltà. Il referendum fu vinto grazie alla disobbedienza di ampie fette dell'elettorato conservatore che scelsero di confermare la legge sul divorzio votando NO contro gli anatemi della Chiesa.
Nel maggio del 1977, in concomitanza con l'anniversario del referendum sul divorzio, fu lanciata dai Radicali una campagna di raccolta firme per altri referendum contro il regime che vennero poi votati nel 1979 dopo che la Consulta ne dichiarò inammissibili molti. In occasione di una grande manifestazione a Roma vi furono incidenti, dovuti a provocazioni delle forze dell'ordine, che portarono all'uccisione a Ponte Garibaldi della studentessa romana Giorgiana Masi il 12 maggio in circostanze e con responsabilità mai del tutto chiarite.
Il 22 maggio 1978, il Parlamento approva la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Ancora una volta il paese più cattolico al mondo è all'avanguardia nella codificazione della libertà di scelta. La legge 194 fu definitivamente confermata con unrerendum nel 1981 che, similmente a quello del 1974 era stato convocato da chi voleva abrogare la legge.
Maggio è storicamente un mese di riforme conquistate in Italia con lotte politiche e culturali di grande partecipazione civile promosse principalmente dai Radicali che, di volta in volta, hanno posto al centro della loro mobilitazione questioni specifiche anche come pretesto per rilanciare temi più ampi di libertà e Stato di Diritto.
Nella storia e cultura politiche italiane maggio quindi dovrebbe far tornare a mente come sia stato possibile rendere un paese come il nostro un paese al passo, se non all'avanguardia, delle libertà civili in Europa. Non si ha però notizia di una trasmissione di approfondimento dedicata a tali ricordi.
Il 28 maggio 2014 è anche il mese in cui scade il termine fissato dalla Corte europea sui diritti umani perché l'Italia affronti dal punto di vista normativo la sua sistemica pratica di trattamenti inumani e degradanti nelle 206 patrie galere. Per i Radicali è il solito maggio di lotte caratterizzato da iniziative nonviolente e dalla continua produzione di documenti per le istituzioni nazionali e sovrannazionali.
Contrariamente al passato mancano totalmente all'appello gli eredi dei Loris Fortuna e dei Pierpaolo Pasolini e delle aggregazioni tematiche civili che 40 anni fa caratterizzavano il nostro paese oggi dedito principalmente, se non esclusivamente, al vaffanculo riciproco. Contrariamente al passato la stampa tradizionale prende posizione mentre il servizio pubblico è dedito all'espulsione di questi tempi dal proprio palinsesto. La violazione dei diritti umani nell'Italia del terzo Millennio è superiore a quella dei periodi peggiori della storia del nostro Paese.

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