Oggi èla Giornata della Terra,
un’occasione per celebrare il pianeta su cui viviamo e per affrontare
questioni che riguardano la protezione dell’ecosistema, la lotta
all’inquinamento e il modo per contrastare il progressivo esaurimento
delle riserve naturali e la scomparsa di tante specie di animali e
vegetali.
Perché la Giornata della Terra è oggi
L’istituzione di una Giornata della Terra avvenne nel 1970
su iniziativa del Senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson. Quando,
infatti, tra il gennaio e il febbraio del 1969 a Santa Barbara, in
California, si verificò uno dei più gravi disastri ambientali degli
Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil, il
senatore Nelson decise di occuparsi maggiormente delle questioni
ambientali e, per portarle all’attenzione dell’opinione pubblica,
propose appunto di fissare una giornata dedicata a questi temi. La
Giornata della Terra si tenne per la prima volta il 22 aprile 1970 per
ragioni pratiche, scegliendo una data tra le vacanze primaverili e la
sessione di esami per coinvolgere gli studenti.
Deformata la Costituzione, nasce il Comitato per il No
Il Coordinamento per la Democrazia
Costituzionale annuncia la costituzione del Comitato che sosterra’ il No
nel referendum confermativo sulle modifiche della Costituzione, che
sono state fortemente volute dal governo Renzi ed imposte al Parlamento
come parte essenziale del suo programma politico. Il Senato il 13
ottobre ha approvato il ddl Boschi Renzi con modifiche marginali, senza
ascoltare gli appelli a non manomettere la Costituzione provenienti da
autorevoli costituzionalisti e da tanti cittadini che pensano che i
principi fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero
essere affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.
Il giudizio negativo sul testo della riforma approvata dal Parlamento si fonda anche
sull’interazione fra le modifiche costituzionali e la nuova legge
elettorale (l’Italicum) che ripropone amplificandoli gli stessi aspetti
di incostituzionalità del porcellum, che la Consulta ha
censurato con la sentenza n. 1/2014. Con queste riforme si crea un
contesto istituzionale che sterilizza il sistema di pesi e contrappesi
che i Costituenti vollero instaurare per evitare pericolose
concentrazioni di potere nelle mani di un unico soggetto politico (un
uomo solo al comando) e si finisce per dissolvere l’identità della
Repubblica nata dalla Resistenza.
Per contrastare gli effetti perversi
dell’Italicum il Coordinamento ha già depositato in Cassazione, il 16
ottobre la richiesta di due referendum abrogativi e si prepara ad
organizzare la campagna di raccolta di firme. Per contrastare la riforma costituzionale è stato deciso di costituire in via anticipata il Comitato per il No.
Naturalmente la speranza è che il
Parlamento, riveda le sue posizioni. Se ciò non dovesse avvenire sarà
giocoforza affrontare il referendum previsto dall’art. 138 della
Costituzione, che permetterà ai cittadini italiani di potersi finalmente
esprimere e di bocciare questa inaccettabile manomissione della
Costituzione, come è già avvenuto nel 2006 quando è stata cancellata la
riforma voluta da Berlusconi. In ogni caso il governo Renzi deve sapere
fin da ora che ci sara’ chi sosterra’ il no nel referendum senza farsi
scoraggiare dalla retorica delle riforme con la quale si cerca di
neutralizzare ogni dissenso.
Il Comitato è apartitico e nasce
dall’incontro fra le associazioni attive nella società civile sui temi
della democrazia, alcuni soggetti politici e sindacali e la migliore
cultura giuridica costituzionale italiana e chiederà l’adesione delle
forze politiche e sindacali che vorranno impegnarsi per il no.
Vi partecipano autorevoli giuristi e costituzionalisti come Gaetano
Azzariti, Felice Besostri, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare,
Claudio De Fiores, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà,
Francesco Rescigno, Cesare Salvi, Federico Sorrentino, Massimo Villone,
Mauro Volpi, Gustavo Zagrebelsky e personalità della cultura o esponenti delle associazioni come
Sandra Bonsanti Anna Falcone, Alfiero Grandi, Raniero La Valle, Alberto
Asor Rosa, Francesco Baicchi, Antonello Falomi, Giovanni Palombarini,
Pancho Pardi, Livio Pepino, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Vincenzo
Vita e tanti altri.
La presidenza del Comitato è stata assunta dal prof. Alessandro Pace, che sarà coadiuvato da due vicepresidenti in persona di Anna Falcone e Alfiero Grandi.
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La Lunga Giornata Mondiale della Lentezza 2015 è la nona edizione di un evento che si prefigge di entrare nel calendario delle nostre abitudini. L'Arte del Vivere con Lentezza Onlus rivolge a tutti i cittadini del globo un invito ad ascoltare il ritmo del tempo per ritrovare uno stile di vita armonico, rispettoso e frugale che consenta di superare i danni causati dalla frenesia con la semplicità di una pausa, di un gesto e di un sorriso.
Signori, signore, siete pronti alla Lunga Giornata Mondiale della Lentezza2015? L’evento più amato dai sostenitori della slow life di tutto il mondo è pronto a tornare per una nona edizioneda iper-relax, distribuita su sette giorni – dal 7 al 13 giugno 2015 – per far sentire più forte l’invito ad ascoltare il ritmo del tempo per ritrovare uno stile di vita armonico, rispettoso e frugale che consenta di superare i danni causati dalla frenesia con la semplicità di una pausa, di un gesto e di un sorriso.
Nata da Arte del Vivere con Lentezza Onlus, la manifestazione ha conquistato negli anni metropoli frenetiche del calibro di Milano, New York, Tokyo, Shanghai, Londra e Parigi. Quest’anno però l’obiettivo principale è il capoluogo lombardo, sede di Expo e palcoscenico globale attraverso il quale si vogliono divulgare valori come la sostenibilità, la vivibilità e la convivenza. E’ convinzione sempre più diffusa, infatti, che un’economia sana non possa non prendere in considerazione anche il benessere delle persone come indice di ricchezza.
Spazio allora ad una intera settimana dedicata alla lentezza! Dal 7 al 13 giugno 2015 sono previsti eventi in tutta Italia, a cui si aggiungerà il concorso fotografico nazionale: Quiet City che ci invita a riassumere in un’immagine creativa e originale la nostra idea di vivere con lentezza in città. Luoghi o gesti, azioni o oggetti, esperienze di vivere quotidiano che svelino una realtà urbana lenta e tranquilla.
24 mila chilometri quadrati, un’area grande come la
Sardegna, passa nella disponibilità delle compagnie petrolifere, dall’Adriatico
centro-meridionale allo Jonio, al Canale di Sicilia. Un attacco senza
precedenti alle risorse paesaggistiche e della marineria italiane, mentre
Regioni, Provincie (per quel che ne rimane)e Comuni non contano nulla sul piano
decisionale.L’art.38 del decreto denominato sblocca- Italia rischia di
distruggere quel tanto che si è ancora salvato delle nostre risorse naturali. Lo stesso governo della Regione Sicilia sta
avallando questo scempio per interessi clientelari territoriali poiché
l’attività delle piattaforme petrolifere darebbe fiato alla industria di
estrazione finalizzata agli impianti di Gela (città natale del presidente
Crocetta).Nonostante la presa di posizione della commissione ambiente dell’ARS
e nonostante l’ordine del giorno votato in Senato nella seduta del 3 marzo che
impegnava il governo nazionale a non rilasciare nuove autorizzazioni relative
alle attività di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio di
idrocarburi, oggi, anche per effetto di una sentenza del TAR del Lazio che ha
respinto i ricorsi di comuni ed associazioni ambientalistiche, le
autorizzazioni stanno per essere rilasciate con la motivazione che non si
prevedono impatti significativi sugli habitat delle zone interessate. Ma, quelli
che giustificano tutto questo sanno che un anno di estrazione nell’area
siciliana, solo per fare un esempio, equivale ad un solo giorno di consumo in
Italia, con un prezzo ambientale che, al contrario, è elevatissimo? Infatti i
progetti di esplorazione e trivellazione in mare, per le tecniche usate, distruggono
l’ecosistema e la biodiversità marina.
Durante la sua vita una singola piattaforma può scaricare
nel mare 90.000 tonnellate di fluido di perforazione e frammenti di metallo, perforare
fra i 50-100 pozzi, ognuno dei quali rilascia in mare 11 tonnellate di metalli
tossici, dovendo smaltire rifiuti solidi e liquidi ed emettendo nell’acqua e
nell’aria ossigeno, vapore d’acqua, ossidi di azoto e monossido di carbonio, oli
minerali, arsenico, cadmio, cromo mercurio, nichel, piombo e potenti agenti
cancerogeni come toluene, benzene e xilene. Tutto questo per non parlare degli
incidenti, assai frequenti, e delle perdite fisiologiche del petrolio durante
l’estrazione (circa il 5%).Poiché, per quel che ci riguarda più da vicino, il
tratto di mare interessato dalle prospezioni prima e dall’estrazione poi, si
estende da Pozzallo fino a Marzamemi e Portopalo, c’è anche da considerare
l’effetto che tutto ciò può avere sul turismo e sulla pesca di quest’area. Tutto
questo mentre in tutto il mondo crescono le attività sulle fonti rinnovabili, fonti
pulite che sono ignorate dalle politiche energetiche a livello nazionale, a
partire dalla Strategia energetica nazionale. Ancora non è troppo tardi per
evitare il peggio, è necessario, però, che i cittadini reagiscano attraverso
una più decisa mobilitazione che dia un forte segnale a chi ci governa.
Quello che io affermo non è un pensiero, ma un fatto e una realtà.
Noi viviamo in una società egoistica, dove conta solo il denaro. In questo sistema, la libertà è generalmente intesa come diritto di comportarsi in senso contrario al benessere generale e di pensare solo ed unicamente al proprio tornaconto.
Individui si arricchiscono rubando, imbrogliando e calpestando per poter soddisfare le proprie bramosie. Viviamo senza rendercene conto in un'immensa mafia d'imbrogli, socialmente accettati e cosi diventati legali. Il peccato collettivo diventa virtù.
Anche cambiando la struttura della società, senza tangere gli impulsi egoistici, tutti noi rimarremo sempre schiavi ed oppressi da una società ingiusta.
E allora che si fa? La speranza non è negata a nessuno. Ognuno, individualmente, ha la possibilità d'eliminare le brame separative dell'io personale e vivere una vita retta e onesta.
Questo è il messaggio e la speranza che bisogna diffondere ai giovani per farli consapevoli della realtà in cui si radica la società. Solo quando l'individuo avrà una visione completa del mondo nel quale vive potrà sentirsi realmente responsabile, perché parte del tutto, e solo allora, a mio avviso, avrà il giusto atteggiamento per affrontare la vita dello spirito, poiché la vita spirituale non deve in nessun modo essere separata dalla vita quotidiana.
Mi fermo qui.
Leone Tolstoi ha scritto : ogni tentativo di dare un significato qualunque alla vita, se la vita non è basata sulla rinuncia dell'egoismo, se non ha per scopo il servir gli uomini, diventa una chimera che vola a brandelli al primo contatto con la ragione.